Satnam Singh, la moglie 26enne Soni, ora in un’abitazione protetta, è stata di nuovo interrogata a distanza di oltre un mese dalla morte del marito
Agli inquirenti, la vedova di Satnam Singh, con l’aiuto di un interprete, lo scorso 17 giugno, ha fornito un quadro piuttosto chiaro di quello che è stato il giorno più devastante della sua vita. Oggi, 26 luglio, in un incidente probatorio richiesto dal sostituto procuratore di Latina, Marina Marra, e il Procuratore Capo, Giuseppe Falco, la donna ha confermato quanto detto più di un mese fa.
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Non è stato facile l’incidente probatorio. È durato circa tre ore e Soni, accompagnata dal suo legale Gianni Lauretti e dalla sorella, ha dovuto ripercorrere quel 17 giugno 2024, il giorno in cui il marito ha perso il braccio per poi morire 48 ore dopo. La donna è stata interrogata dal Pm Marina Marina Marra e anche dagli avvocati Mario Antinucci, Stefano Perotti e Valerio Righi che difendono il 38enne di Latina, Antonello Lovato, accusato di omicidio doloso, omissione di soccorso e diverse violazioni in materia di lavoro e sicurezza sul lavoro. La scorsa settimana, tramite una nota, i legali hanno annunciato di aver rinunciato al giudizio del Riesame di Roma e quindi evitato di chiedere una misura meno afflittiva per il proprio assistito che rimane nel carcere di Frosinone.
Al contempo, gli avvocati hanno dichiarato che Lovato è intenzionato a risarcire la famiglia di Satnam Singh e la moglie Soni, la quale ha aperto già un conto corrente dove potrebbero confluire gli oltre 350mila euro arrivati in seguito alla raccolta di beneficenza on line.
Lovato è accusato dalla Procura di Latina e dall’indagine svolta dai Carabinieri pontini di aver lasciato il 31enne Satnam Singh – che lavorava in nero presso la sua azienda a Borgo Santa Maria, privo di permesso di soggiorno – dopo che l’uomo aveva perso un braccio lavorando, senza misure di protezione e sicurezza, al macchinario avvolgi plastica per lavorare i meloni. Il braccio è stato lasciato da Lovato stesso sopra una cassetta di ortaggi, dopodiché l’uomo è stato abbandonato, senza chiamare i soccorsi, davanti alla casa dove veniva ospitato da una coppia di giovani italiani. Insieme a lui, la moglie Soni che oggi, come detto, è stata chiamata davanti al giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, a cristallizzare quanto riferito a sommarie informazione agli inquirenti più di mese fa. L’incidente probatorio che si è tenuto anche per un altro testimone che lavorava nell’azienda di Lovato al momento dell’incidente con la macchina avvolgi plastica è servito per conservare la genuinità di quanto dichiarato sia dal predetto testimone che, soprattutto, dalla moglie Soni.
La donna, 26 anni, finita la testimonianza, è stata accompagnata presso la località protetta di Latina dove, da giorni, risiede. Tanti i cronisti ad attenderla che, per ovvi motivi, non hanno potuto avvicinarla. Il secondo testimone, invece, era accompagnato dalla segretario provinciale Flai Cgil, Laura Kaur, e dal segretario regionale della Cgil, Stefano Morea. L’uomo che ha circa 40 anni è privo di permesso di soggiorno.
Il viso di Soni, al momento, non può essere mostrato. Troppo delicata la sua posizione e quanto deve ancora affrontare. L’avvocato Gianni Lauretti ha dichiarato che la donna ha aggiunto un particolare che, in realtà, potrebbe aggravare la posizione di Lovato. La donna, infatti, ha spiegato che, durante quel viaggio di sette chilometri da Borgo Santa Maria a Castelverde, lei stessa toccava la testa di Satnam senza che questa sanguinasse. Il sangue dal capo è iniziato a uscire solo dopo che l’uomo è stato lanciato via dal furgone. A “buttare” l’uomo (questo il verbo utilizzare dal legale), sarebbe stato proprio Lovato.
L’indagine sul 38enne di Latina non è ancora conclusa. Dal lato della difesa, si possono registrare già due incontri tra gli avvocati di Lovato e il Procuratore Capo Giuseppe De Falco in cui è stato toccato il tema del risarcimento per i famigliari di Satnam e Soni. La cifra del risarcimento non è stata ancora resa nota, ma parrebbe già essersi qualche frizione tra i famigliari.
ECCO COSA AVEVA DICHIARATO SONI AGLI INQUIRENTI IN DUE OCCASIONI (17 E 20 GIUGNO) DOPO LA IL FERIMENTO DEL MARITO E, NELLA SECONDA CIRCOSTANZA, IN SEGUITO AL DECESSO DEL MARITO
“Singh Satnam è mio marito con cui sono sposata da circa tre anni e mezzo, ma da circa tre anni viviamo in Italia dove dimoravamo prima a Napoli salvo poi trasferirci a Cisterna di Latina circa due anni fa”.
Che attività lavorativa svolgete lei e suo marito? Soni: “Durante il periodo trascorso a Napoli lavoravamo in un’azienda di allevamento di bufali mentre da quando ci siamo trasferiti a Cisterna di Latina abbiamo sempre lavorato nel campo dell’agricoltura (raccolta ortaggi/frutta). Abbiamo lavorato sempre nella stessa azienda agricola sita nella zona di Borgo Santa Maria a Latina, presso l’azienda agricola di tale Antonello, conosco i dati per identificarlo, so comunque che il padre si chiama Lorenzo. L’azienda si trova nella zona di Borgo Santa Maria mentre Antonello e Lorenzo abitano a Borgo Sabotino, non conosco la via, comunque so indicare l’abitazione.
Quanto percepite economicamente giornalmente sia lei che suo marito? Soni: “Mediamente percepiamo circa sei euro l’ora a testa, con pausa pranzo, lavorando circa otto/nove ore al giorno.
In questo periodo quale lavoro svolgete? Soni: “In questo periodo ci occupiamo di sistemare il telo “film plastico” lungo ii terreno previsto per la piantagione di cocomeri. In particolare, questa mattina io stavo tagliando il predetto materiale mentre mio marito stava assistendo Antonello che si trovava alla guida del trattore.
Può riferire cosa è accaduto questo pomeriggio alle ore 16.00 circa? Soni: “Sì. Questa mattina siamo usciti di casa insieme a mio marito alle ore 05.30 circa a bordo di biciclette. Giunti nell’azienda agricola, insieme ad altri operai tra cui miei connazionali ed anche italiani, abbiamo iniziato il nostro lavoro. Sino all’ora di pranzo ci siamo occupati della raccolta di ortaggi (zucchine) mentre successivamente ci siamo occupati della mansione predetta relativa alla sistemazione del “film plastico”. Mentre io ero addetta a tagliare tale materiale, mio marito dava assistenza ad Antonello che si trovava alla guida del trattore a cui era agganciato il macchinario “avvolgi-plastica a rullo”, a pochi metri distante da me. In particolare, quando è successo l’incidente a mio marito, il trattore stava fermo, Antonello stava seduto sul trattore e mentre l’avvolgi-plastica era in funzione, Antonello daya indicazioni a mio marito delle operazioni che avrebbe dovuto svolgere.
All’improvviso ho udito Antonello urlare e nel medesimo istante ho visto mio marito riverso a terra accovacciato su se stesso vicino al macchinario. Ho capito in quell’istante che mio marito era stato trascinato all’interno dell’avvolgi-plastica e poi riversato per terra. Nell’immediato Antonello urlava le frasi “Morto! Morto!” mentre mio marito si trovava a terra con l’arto superiore destro tranciato. Ho visto che aveva subito anche delle lesioni ad entrambe le gambe. Nell’immediatezza ho chiesto ad Antonello di chiamare i soccorsi ma lo stesso continuava a dire le frasi “Morto! È morto”. Solo dopo aver insistito nella mia richiesta Antonello ha preso un furgone di colore bianco, ha caricato mio marito all’interno dello stesso riponendo l’arto staccato in una cassetta in plastica per poi accompagnarci presso il nostro domicilio di via Genova. Giunti a casa, un mio connazionale che vive anche lui in via Genova, visto le condizioni cui versava mio marito, subito si è attivato a richiedere l’intervento di personale medico che giungeva poco dopo, operando il soccorso di mio marito che è stato trasportato con urgenza in una struttura ospedaliera. Antonello prendeva in braccio mio marito e lo deponeva innanzi all’ingresso”.
Antonello, dopo l’incidente occorso a suo marito, si p adoperato per chiamare i soccorsi medici? Soni: “No, assolutamente”.
Passano tre giorni e gli inquirenti interrogano di nuovo Soni dopo che il marito è deceduto. È il 20 giugno.
Chi era presente all’atto dell’incidente di suo marito? Soni: All’atto dell’incidente di mio marito erano presenti, oltre me, Antonello, una donna italiana che so chiamarsi Sandra, ed essere regolarmente assunta, Gora, di cui vi ho detto prima. Non ho riferito prima di questa circostanza perché ero ancora sotto choc, spaventata per quanto accaduto e timorosa di coinvolgere altre persone in questa vicenda.
Può descrivere nel dettaglio cosa ha visto dell’incidente subito da suo marito? Soni: Premetto che non ero molto vicino al luogo degli eventi, ma a circa 10 metri di distanza dal luogo degli eventi. Quel giorno Satnam invece di essere impiegato in questa mansione è stato incaricato di raccogliere la plastica dietro al trattore, mentre io lavoravo con Sandra e Gora in questa mansione. In quel momento ero quindi più avanti del trattore, guidato da Antonello, attaccato al quale vi era il macchinario avvolgi plastica che serviva proprio a raccogliere i film in plastica.
Successivamente, dopo la telefonata, Satnam, su richiesta di Antonello, passava al macchinario avvolgi plastica, al quale fino a quel momento aveva lavorato da solo. Dopo poco avveniva l’incidente, a cui non ho assistito direttamente, ma ho sentito solo Antonello urlare “è morto, morto”, motivo per cui mi avvicinavo e vedevo, dietro al trattore, mio marito steso a terra.
Cosa è successo dopo? Soni: Ho subito chiesto a tutti di chiamare un’ambulanza, mentre Antonello continuava ad urlare “è morto, è morto”. Erano presenti, oltre Antonello, anche Sandra e Gora. Nessuno ha fatto nulla. In quella circostanza chiedevo anche a Sandra e Gora di chiamare i soccorsi, nello specifico continuavo a chiedere a Gora di chiamare aiuto, chiedendogli, anzi supplicandolo, dicendogli “tu sei mio fratello, aiutami”, ma anche lui non ha fatto nulla. Sono sicura che mio marito era vivo, l’ho visto respirare, in maniera regolare e in alcuni momenti più velocemente, sino a quando eravamo a casa, pur non parlando, rimanendo immobile e avendo gli occhi semichiusi. Erano tutti pietrificati, immobili, sia Sandra che Gora. Antonello quindi, continuando a dire “è morto”, è andato a prendere il furgone.
Antonello ha caricato mio marito nella parte posteriore del furgone chiudendo gli sportelli, sono rimasta con mio marito al buio ed è partito velocemente, facendo cadere le cassette vuote su di noi. Non saprei dire se ci fosse qualcuno nella parte anteriore oltre ad Antonello che lo guidava, sono stati attimi di panico, chiedevo, anzi urlavo, nella mia lingua, di fermarsi per chiamare un’ambulanza. Credo che entrambi, sia Sandra che Gora, siano saliti sul furgone, pur non avendo io contezza di chi ci fosse.
Durante il tragitto il furgone ha fatto delle soste? Soni: Non saprei dirlo, non ero nelle condizioni di capire cosa stesse facendo il furgone in quel momento, continuavo solo a stare vicino a mio marito e a urlare di fermarsi e chiamare i soccorsi.
Quando iL furgone è arrivato a casa cosa è successo? Soni: Antonello ha aperto il portellone posteriore del furgone, mentre ero ancora sul furgone Antonello ha preso mio marito per riporlo a terra avanti alla nostra abitazione, sita a Cisterna di Latina, in via Genova n.13. Specifico che Antonello è entrato all’interno del cortile della nostra casa, dove insistono altre abitazioni, ed arrivava davanti casa, dove lasciava mio marito. Io scendevo dietro di loro e lo seguivo, ancora urlando e chiedendo di chiamare qualcuno. In questo frangente Antonello è tomato al furgone per prendere il braccio amputato di mio marito che ha riposto, all’interno di una delle cassette che c’erano nel furgone, all’ingresso del nostro civico, nei pressi del cancelletto per accedere alla proprietà, vicino ai contenitori della spazzatura, per poi scappare immediatamente.
Ha visto altre persone oltre Antonello? Soni: No. Ho visto solo Antonello scendere dal furgone e compiere tutte le operazioni che vi ho detto.
Sa indicare dove siano i telefoni cellulare suo e di suo marito? Soni: Non so dire dove sia il mio cellulare. All’atto degli eventi, ossia mentre tagliavo la plastica, lo avevo con me in tasca. Posso riferire che quando Antonello ha preso il braccio di mio marito per caricarlo sul furgone ha preso sicuramente anche un telefono cellulare, che ha gettato nella parte posteriore del furgone. Mi sono reso conto di aver perso il mio cellulare quando lo cercavo all’interno del furgone per fare luce. Credo di averlo perso, probabilmente nella concitazione del momento, al campo. Sicuramente il cellulare preso da Antonello non è stato riconsegnato a me o ad alcune persone che erano a casa.
Quando Antonello è andato via cosa è successo? Soni: Le mie urla hanno attirato l’attenzione di tutti gli abitanti del mio civico. Nello specifico urlavo, nella mia lingua, di chiamare i soccorsi, nello specifico chiedevo di chiamare un’ambulanza, anche in inglese. Tutti erano preoccupati della mia abitazione, pertanto tutti si sono avvicinati verso di me e mio marito e, resisi conto della situazione, tutti hanno iniziato a contattare i soccorsi. Non saprei dire di preciso chi ha effettivamente interloquito con il numero di emergenza. Non saprei dire dopo quanto tempo siano arrivati i soccorsi, ma p arrivata prima un’ambulanza e poi un’eliambulanza, che ha trasportato mio marito in ospedale a Roma.