Omicidio colposo dell’operaio 54enne di Cori, Mauro Tamburlani: a 13 anni dai fatti si è concluso il processo di primo grado
Con l’accusa di omicidio colposo, relativa a una tragedia sul lavoro che è avvenuta ben 13 anni fa, erano imputati in quattro, dopo che nel luglio 2016 erano stati rinviati a giudizio dall’allora giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Pierpaolo Bortone. I fatti si sono svolti a Cisterna il 29 luglio 2011 e a perdere la vita, cadendo da un’impalcatura, era stato l’operaio Mauro Tamburlani, 54enne di Cori, impegnato in un cantiere edile di via delle Quaglie.
Secondo il pubblico ministero Daria Monsurra, titolare dell’indagine, i responsabili di quel dramma, per una serie di violazioni alle norme sulla sicurezza sul lavoro, erano Franco Mattozzi, 83enne di Giulianello, alla guida della “Funghidea srl”, Maurizio Iannella, 58enne di Cisterna, Ivano Zausa, 60enne di Padova, della “Standard Tech Impianti srl”, e Giuseppe Pietrarota, 63enne di Cisterna, della societa “Fratelli Pietrarota”. Tutti erano stati mandati a giudizio per un processo che si è concluso solo adesso presso il Tribunale di Latina.
La Standard Tech Impianti srl, affidataria dell’appalto dei lavori nella zona industriale di Cisterna, aveva subbappaltato alla ditta “Fratelli Pietrarota”, all’insaputa di Mattozzi, titolare della società dove avvenne l’incidente, di Iannella, ingegnere responsabile della sicurezza del cantiere cisternese.
In ragione di questa non conoscenza del subappalto, Mattozzi e Iannella, difesi dagli avvocati Costantino Pagano, Placido Rosini e Barbara Scimè, sono stati assolti. Condannati a due anni ciascuno, invece, Zausa e Pietrarota, per aver omesso di controllare la sicurezza del cantiere.
Dopo tre giorni di agonia era morto al Santa Maria Goretti, Mauro Tamburlani. L’operaio era precipitato da un’impalcatura sistemata a 5 metri di altezza. L’uomo è morto a causa delle gravi ferite riportate nell’impatto con il suolo.