La posizione del Sindaco di Aprilia, Lanfranco Principi, esce piuttosto compromessa dall’indagine dell’Antimafia. L’Antimafia è convinta: voto di scambio politico-mafioso
Secondo la DDA, la cosca locale di Forniti è così forte ad Aprilia da essere in grado di assicurare il consenso elettorale alle elezioni di un suo candidato individuato da Marco Antolini, intraneo al clan Forniti, in Lanfranco Principi. Il primo cittadino apriliano cercava voti per essere eletto nel 2018 come consigliere comunale.
Principi sarebbe stato portato al cospetto di Ivan Casentini, nipote di Patrizio Forniti, e Marco Antolini, “per stringere il patto con la cosca in ordine alla sua candidatura al fianco del candidato sindaco Tonino Terra“.
Antolini avrebbe organizzato il consenso in favore di Principi: più voti avrebbero preso, più ci sarebbero state possibilità che il neo eletto consigliere comunale avesse un ruolo di rilievo nell’amministrazione Terra. E così fu, era l’anno 2018. È Antolini che contatta Principi per organizzare un incontro e presentargli Casentini, legato a Forniti e ai Montenero (Monica Montenero è la compagna di Forniti), altra famiglia di un certo peso criminale ad Aprilia.
L’incontro si concretizza e Antolini suggerisce a Principi di tenere a bada il commerciante Luigino Benevenuti e l’imprenditore Umberto Tesei che griderebbero ai quattro venti il prossimo buon risultato elettorale di Principi il quale, da ricordare, era stato eletto nell’assise civica già nel lontano 2005.
La cosca Forniti, ad ogni modo, voleva volare basso e per questo Antolini rimprovera a Principi di non mettere in giro la voce che sarebbe stato il prossimo vice sindaco. Antolini parla a Principi e dice che Benvenuti e Tesei: “sono dei coglioni”. E Principi: “vabbe’ adesso glielo dico io”. Antolini risponde: “la cosa quando uno la fa seria la deve fare seria…già due persone mi dicono “oh ma è vero che questo farà il vice se passa“. Lo stesso Principi si preoccupa: “Mannaggia la madosca”. Allora Antolini si fa serio: “Tu gli devi dire prima che ti viene a pizzicare un Marco o Luca che ti pigliano a schiaffi, stateve zitti”. E ancora Antolini a Principi che quasi si dispera: “Senti io sto a lavorare no, vado da…da una persona e gli dico “oh tu mi devi dare una mano di appoggiare”. L’importante è l’understatement da osservare, senza strepiti si va lontano.
E qui che il Gip capitolino annota: “L’organizzazione avviava la propria campagna elettorale sommersa, reclutando, sotto la regia di Antolini, i voti occorrenti per garantire al Principi un pacchetto di voti di rilievo; una delle prime mosse consisteva nell’invitare gli affiliati e gli imprenditori vicini alla cosca a procacciare voti per il candidato scelto dal sodalizio“.
Il primo a essere contattato è un imprenditore edile che accetta sin da subito di votare Principi se a proporlo è la cosca Forniti. Lo scambio comporta che anche l’imprenditore edile, non indagato, possa avere “qualche lavoretto”. Gli inquirenti sottolineano che la cosca avrebbe puntato anche sul consigliere Fausto Lazzarini, della lista Domenico Vulcano, che sarebbe stato eletto.
Ad ogni modo, è un interlocutore di Antolini – che per la DDA è un membro di spicco della cosca Forniti – che gli chiede: “Ah Marco ma come stai messo in campagna elettorale? Sempre con Terra stai?”. E Antolini: “Sto impegnatissimo“. L’altro ribatte: “In campagna elettorale stai sempre con Terra?”. Antolini risponde: “Sì, praticamente abbiamo diviso un pochetto. C’ho una parte di impegno con Giorgio (nda: Nardin che appoggia Lazzarini) e una parte di impegno con un amico che sta candidato con Terra“. Uno spaccato esemplificativo: alla cosca, così come a tutte le cosche del mondo, non interessano la destra, la sinistra o il centro. L’importate è piazzare qualche uomo. Che siano l’uno di uno schieramento (per Terra) e uno di un altro (Vulcano), non è un fattore rilevante.
Antolini diventa più esplicito: “Devo dà qualche voto a Fausto Lazzarini e qualche voto a Lanfranco, è l’impegno che ho preso“.
Principi è dal canto suo in piena trance agonistica da campagna elettorale. Informa Antolini che incontrerà l’allora Comandante della Stazione Carabinieri di Aprilia, Ciro Pellegrino. Secondo la DDA, Principi è al corrente che il clan Forniti è in ottimi rapporti con il comandante locale dei Carabinieri (avrebbero stipulato un accordo per garantire una pax sul territorio). E quando Principi scopre che si è candidata la suocera di Casentini, nipote di Forniti, si preoccupa. Un dubbio che viene fugato perché, avendo parlato con Casentini, Antolini rassicura Principi: “Sta solo per riempire la lista”.
Antolini poi spiega a Principi: “Noi con Ivan (nda: Casentini) già stiamo facendo la conta e la conta è bella e positiva, già stiamo a telefona’, a fa’”. E Principi replica: “Con voi ci credo, insomma è una sicurezza”.
La cosca non trascura niente e parte pure per una conta dei voti che deve essere sicura. Ecco perché viene ricontattato il primo imprenditore edile chiamato e Antolini gli spiega che deve garantire la ventina di voti promessi. Successivamente, Antolini parla anche con Antonio Fusco detto Zì Marcello, l’imprenditore vicino a Sergio Gangemi, processato e assolto per favoreggiamento al clan Di Silvio di Latina. Fusco, finito ai domiciliari, viene ingolosito da Antolini che gli riferisce che con Antonio Terra, nel corso di una cena, ha affrontato il tema della destinazione dell’immobile industriale ex Farmaceutica a Campoverde. L’immobile era stato acquistato dai fratelli Antolini e da Fusco. “Fai un attimo la conta dei voti”, dice Antolini a Fusco.
In altra conversazione Antolini, in compagnia di Principi, spiega a Ivan Casentini: “Sto facendo la conta dei voti, sto con Lanfranco che ti saluta, mi sono permesso di mettere il viva voce…quanti voti riesci a…”. Casentini: “Io senza fare lo sborone, senza fare il coatto, 250 ci sto dentro tranquillo“.
Ma Antolini, che parla di voti anche con Forniti (nel 2018 il capo del sodalizio sarebbe stato arrestato di lì a breve per l’estorsione mafiosa con Gangemi) in altra intercettazione captata dalla DDA, rassicura anche l’ex sindaco Antonio Terra, all’epoca Sindaco uscente e in procinto di diventare di nuovo primo cittadino della seconda città della provincia di Latina. Antolini: “Tonino buongiorno”. Terra: “Buongiorno”. Antolini: “Mo’ parte il trenino, gli facciamo fare subito la sfilata, poi si dividono a destra…facciamo le campagne…ci abbiamo otto giorni. Dalla mattina alla sera a partire da oggi”. Terra: “Andate andare a fare le cose, le vedette lombarde in giro andate a fare”. Antolini: “Si comincia col porta a porta”. Terra: “Va bene, ciao grazie”.
Secondo il Gip del Tribunale di Roma, “la chiusura del patto elettorale tra la cosca del Forniti e il candidato sindaco Terra, capolista di Principi, viene suggellata dalla cena organizzata dal Tesei e dal Benvenuti (il primo imprenditore, il secondo commerciante, che si erano attivati molto nel sostentamento economico di Forniti e della sua famiglia quando il capo del sodalizio era stato arrestato). La cena con i grandi elettori si svolge al ristorante “Il Pidocchietto”. È il 4 giugno 2018.
Secondo gli inquirenti, Principi asseconda ogni richiesta del sodalizio Forniti perché ha già in mente di candidarsi nel 2023 così da succedere al sindaco Antonio Terra, come poi è avvenuto. “La condotta di Principi – scrive il Gip – nella veste di pubblico ufficiale è stata in più occasioni diretta alla soddisfazione non già dell’interesse pubblico, ma di interessi privati sia propri che dei suoi “grandi elettori”, fra cui la cosca di Aprilia ma anche gli operatori economici legati a questa, che avevano contribuito alla sua elezione”.
E Antolini glielo ricorda: “Quando capitano le fatture di V&GA (nda: società di Antolini), vedi di vistarle eh?”. Principi: “A te lo dico subito”. Principi, dopo essere stato rassicurato dell’impegno del clan e dei suoi imprenditori amici, non ha altro obiettivo che “ripagare quanti avevano contribuito alla sua elezione con prebende, incarichi e appalti. Questo progetto ottiene naturalmente il plauso del rappresentante del clan di Aprilia perché la consorteria avrà un suo uomo alla guida dell’Amministrazione della città”.
E i voti il clan li raccatterebbe in tutti i modi. Casentini spiega di aver preso più volte “zingari” a Campo di Carne, per recarsi a fare la tessera elettorale in Comune. E voti naturalmente venivano pagati. Antolini spiega a Casentini: “Gli devi dare solo 10 euro a quel cristiano perché l’ho convito così“. E ancora i voti venivano rastrellati anche davanti alla base operativa del clan, il bar enoteca “La Primula” del sodale Riccardo Venditti.
Il 10 giugno 2018, al ballottaggio vanno Domenico Vulcano per il centrodestra con 11.468 voti, pari al 37,83% e Antonio Terra che, con il 31,88%, ha preso 9.664 voti. Bene la lista di Unione Civica che ha ottenuto 1.912, di cui 453 voti per Lanfranco Principi. Il clan con Antolini è pronto per far vincere Terra nella sfida decisiva del ballottaggio: “Glielo puoi dire al 100% a Tonino”.
Alla fine, l’obiettivo della cosca annota il Gip – veniva conseguito: Principi eletto e Terra vittorioso al ballottaggio con il 52,71%. Principi diventerà ben presto il vice sindaco e potrà esaudire i desiderata della cosca: assunzione di persone, affidamento lavori pubblici e altri affari. “Dove mettiamo dito noi, vinciamo”, spiega Antolini a uno dei suoi soci. “Abbiamo preso vicesindaco, assessorato alle finanze. Lanfranco mi deve sistemare mio figlio”.
Non solo Antolini voleva mettere a posto il figlio, c’era anche l’erede di un altro componente del gruppo, Antonio Ziino, a cui bisognava sistemare la casa su cui insisteva un abuso. Principi rassicura Antolini sul figlio: “Avevo già messo in cantiere di farlo venire qua e ci facevo una bella chiaccherata“. Lo stesso Antolini deve tenere a bada la cosca che vuole chiedere subito favori a Principi: “Aspettiamo che Terra vada in ferie e ci andiamo”.
La prima grande richiesta è non far costituire parte civile il Comune di Aprilia nel processo per estorsione mafiosa che cede alla sbarra Forniti e Gangemi. Principi, così, riferisce all’imprenditore Luigino Benvenuti, considerato vicino alla cosca, di aver spaventato Terra dicendogli che Forniti è “il Capo dei Capi”. A fare la richiesta al Comune di costituirsi parte civile sono le associazioni “Reti di Giustizia” e “La Frusta politica”. In “Rete di Giustizia”, uno dei membri è il compianto Fabrizio Marras (cognato dell’ex assessore Chiusolo, vittima di un attentato intimidatorio nel 2013), un tempo referente di “Libera”.
Principi e Benvenuti concordano nel far vedere a “qualcuno di strada” le carte afferenti l’istanza presentata dai movimenti civici, individuandolo in Luigi Morra, pluri-pregiudicato e intraneo al sodalizio di Forniti. C’è di più, perché, successivamente, decidono di avvisare i boss Patrizio Forniti, all’epoca ristretto ai domiciliari ad Anzio, tramite due persone di fiducia: Ivan Casentini e il defunto Maurizio Dei Giudici. Inoltre, si dicono deve essere spiegato al sodalizio che è stati Principi a tentare di far saltare la costituzione di parte civile che, per la cronaca, alla fine, con molta fatica, e dopo un polveronre mediatico, fu votata.
Eppure i tentativi di Principi, passati tanti anni, inquietano. Si vanta con Benvenuti di aver spiegato a Terra del peso criminale di Forniti: “Tonino ha capito al volo, si è messo a squadro…perché questa è una vicenda privata che a noi non ci riguarda“. E, inoltre, lo stesso Principi si preoccupa di far sapere a Forniti, tramite il defunto De Giudici, la decisione adottata. Nelle more di quella vicenda pesante per la credibilità delle Istituzioni, il luogotenente di Forniti, Luca De Luca, veicola un messaggio tramite Benvenuti, spiegando che gli affiliati alla cosca non avrebbero mai dimenticato un affronto del genere.
Al che Principi parla anche con Omar Ruberti, Presidente della Commissione Bilancio che doveva pronunciarsi sulla costituzione di parte civile, istanza avanzata dalle due associazioni antimafia. E allora Ruberti si incarica di parlare con i consiglieri più riottosi e Principi si reca dall’opposizione. L’obiettivo univoco è che Aprilia, a differenza di Pomezia, non sia parte civile. Forniti convince subito Ruberti parlando di Forniti: “È il Capo dei Capi, è cattivo per dire cattivo“. E Ruberti: “È calabrese”. Principi: “No sta con i calabresi, ma c’ha voce in capitolo”. Ruberti: “Perché dicono di costituirsi parte civile?”. Principi: “Ma che cazzo ne so io”. Ruberti: “Io li inculo. Chiamo un mio amico che fa il Presidente Regionale dell’Osservatorio della Legalità…gli paghiamo il legale e si costituiscono loro”.
Quando la Commissione Bilancio del Comune di Aprilia rifiuta la proposta di costituirsi, Principi lo comunica ad Antolini come se avessero vinto un trofeo, lodando in particolare Marco Moroni, all’epoca consigliere comunale e oggi assessore ai Lavori Pubblici del sindaco Principi.
È lo stesso Principi che parla con il defunto Maurizio De Giudici, collaboratore di Forniti, ribadendogli che sia lui che Terra erano intenzionati a tutelare Forniti medesimo. Alla conversazione prese parte anche Marco Moroni.
Secondo il Gip, Principi “svolge egregiamente il ruolo di tutore della cosca capeggiata da Forniti e da politico navigato riesce a ottenere, anche attraverso consiglieri comunali di altre forze politiche, il risultato sperato“. E non solo, anche quando si dovranno pagare le società dei componenti della cosca, Principi “si presterà a fare “martello pneumatico” con i funzionari della amministrazione comunale”.
E quando l’attuale assessore Roberto Boi, all’epoca consigliere comunale d’opposizione della Lega, faceva accesso agli atti per vedere gli affidamenti comunali (edilizia scolastica) alla società di Antolini, quest’ultimo suggeriva a Principi di far desistere il succitato Boi chiedendo di far intervenire il militante legista Roberto Enderle, con precedenti penali per vari reati.
Boi, inoltre, avrebbe dovuto essere convinto così da evitare la richiesta di trasparenza sugli appalti, proponendogli l’appoggio come prossimo consigliere provinciale o in Regione Lazio.
Ciò che emerge, al di là di ogni singolo episodio che favorisce la cosca Forniti, è che Principi è ben consapevole del fatto che si confronta con “la delinquenza apriliana”. Lo dice ad esempio all’allora consigliere e oggi assessore, Marco Moroni, in relazione alla questione parcheggi. Principi spiegava al collega Moroni che dietro alla progettazione del parcheggio multipiano c’era la criminalità apriliana, rappresentata da Casentini e gli Antolini e che i lavori li avrebbero eseguiti proprio loro. Inoltre, sospettava che Casentini e Antolini avessero avvicinato Terra per fargli promuovere la realizzazione del progetto.
Lasciano di pietra le parole del Gip: “Le conversazioni restituiscono un quadro piuttosto evidente della diffusa illegalità nella quale si era venuto a trovare il Comune di Aprilia a seguito delle elezioni del 2018, essendo il sindaco interessato a curare gli affari propri o degli amici e il vice sindaco impegnato a soddisfare le incessanti richiesti di aiuti da parte degli esponenti della cosca facente capo a Forniti“.
E ancora: “gli affiliati al sodalizio del Forniti hanno posto all’incasso le cambiali politiche che il Principi aveva sottoscritto mediante gli accordi pre-elettorali intervenuti con la cosca, rivendicando pretese di piccolo e più ampio spessore economico nonché pretese personali, senza mancare di fare riferimento alle conseguenze negative che sarebbero derivate in caso di mancato adempimento ai desiderata dell’organizzazione“.