Nonnismo all’Aeroporto Comani di Latina: è ripreso il processo che vede sul banco degli imputati otto militari accusati di violenze nei confronti dell’ex allieva ufficiale Giulia Schiff
Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, è ripreso il processo che ha ad oggetto le violenze avvenute all’interno dell’Aeroporto Comani di Latina e contestate a otto militari. Gli imputati devono rispondere di lesioni e violenza privata: si tratta di otto degli ex compagni di corso della 25enne Giulia Schiff alla scuola di volo per allievi ufficiali piloti.
Sul banco degli imputati, come noto, ci sono Matteo Pagliari, di San Severino Marche, Ida Picone, di Vicenza, Andrea Angelelli, di Copertino, Leonardo Facchetti, di Manerbio, Joseph Garzisi, di Patrica, Luca Mignanti, di Montalto di Castro, Andrea Farulli, di Gessate, e Gabriele Onori, di Tivoli. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Scafetta, Siracusano, Guida, Dulvi, Siciliano, Floccher e Chiabotto.
Ad essere ascoltati come testimoni chiamati dall’avvocato Michele Scafetta, che difende uno degli imputati, sono stati il Generale dell’Aeronautica Miliare, Enrico Maria Degni, e l’ex compagna di corso di Schiff, la tenente Alice Antonini, all’epoca aspirante allievo ufficiale.
Il Generale ha iniziato la sua testimonianza rispondendo alle domande della difesa, ma a metterlo in difficolta è stata il pubblico ministero Elisabetta Forte. Secondo il militare, non ci fu nessun confronto sul battesimo di volo della Schiff, ossia il cosiddetto rito d’iniziazione del 4 aprile 2018 che costituisce il fatto al centro di questo processo molto sentito da accusati e accusatrice. Come noto, secondo la Procura di Latina e la parte civile, vale a dire la 25enne Giulia Schiff, quel battesimo di volo si trasformò in un calvario per la giovane allieva, tra frustrate con i fustelli di legno su gambe e sedere, pacche vigorose e testate imposte a un’ala di un’aereo militare del Comani di Latina. Per l’accusa e la parte offesa un abuso, per i militari una goliardata che fa parte di una tradizione consolidata.
Oggi, è emerso che il Generale Degni venne a conoscenza del video che ritraeva il rito di battesimo incriminato attraverso alcune chat interne ai militari. Era il mese di ottobre 2018. Solo che, come tiene a specificare il Generale Degni, imbeccato dalle domande dell’avvocato Scafetta, Schiff era stata espulsa per non aver raggiunto un determinato livello. La ragazza non sarebbe stata idonea per valutazioni negative in ordine a parametri che interessano carattere, cultura e professionalità. Nello specifico, secondo Degni, la giovane veneta di Mira (provincia di Venezia) “mancava di lealtà e senso del dovere“. Il suo tallone d’Achille sarebbe stato quello disciplinare: “Schiff non aveva attitudine militare”. E dopo il battesimo di volo, considerato un evento goliardico, il Generale non avrebbe ricevuto nessuna lamentela da parte della ragazza.
Si arriva a ottobre 2018, quando il militare guarda il video delle frustate. Il Generale spiega che di non avere intrapreso iniziative: “Dopo averlo visto, non ho ritenuto di intervenire sugli ufficiali“. Tuttavia, come egli stesso ammette, nella inchiesta sommaria, conseguente al rito di battesimo di volo di Schiff, fu scritto di non mettete a repentaglio l’incolumità degli allievi.
Il Generale ricorda che quando fu lui, da giovane, a passare l’esame e a svolgere il rito di battesimo, “non c’erano fustelli di legno, ma al massimo pacche…Non ricordo se mi furono date con le mani”. Ad ogni modo, incalza il Pm Forte, perché non c’era stata la necessità di prescrivere, prima del caso Schiff, di non mettere a repentaglio l’incolumità degli allievi? Fu il Generale a fornire gli elementi per stilare il documento che ha costituito l’inchiesta formale nella quale si diceva che, in soldoni, il corpo degli allievi non doveva essere messo in pericolo. Né con fustelli di legno, né con altro. Ed è il pubblico ministero, con le sue domande, a far emergere il fatto che, prima del 2018, non ci furono altre inchieste sommarie sul rito del battesimo di volo, né raccomandazioni sulla incolumità degli allievi.
Fatto sta che solo dopo l’espulsione, Schiff e, in altro incontro, il padre della allieva (anche lui ex pilota dell’Aeronautica), ebbero un colloquio con il Generale. “La Schiff – spiega il militare – si lamentò sui motivi dell’espulsione”. Secondo il generale furono tante le punizioni recapitate a Schiff, come, ad esempio, per aver mangiato la frutta fuori dalla mensa. Il padre dell’allieva espulsa, invece, per quanto raccontato da Degni, gli avrebbe detto che se l’Areonautca avesse proceduto con l’espulsione, loro sarebbero andati avanti con la denuncia.
A fornire altri elementi nuovi, è stata poi l’altra testimone dell’avvocato Scafetta. Si tratta della tenente Alice Antonini, all’epoca dei fatti sergente, allieva e compagna di corso di Giulia Schiff. “Avevo rapporti cordiali con Schiff. Lei spesso si estraniava, si presentava con occhiali da sole e indumenti proibiti. Giulia era altalenante: certe volte era molto carina, poi diventava irascibile e inavvicinabile. Ci raccontò che aveva avuto una brutta infanzia tanto da denunciare per maltrattamenti il padre. Spiegava che aveva vissuto in un monolocale pieno di fumo per via delle sigarette della madre”.
Il racconto della ex compagna di corso dipinge una Schiff che alternava momenti di dolcezza a episodi di ribellione e non omologazione col gruppo. Fu, ad esempio, la stessa Schiff ad avvertire la tenente Antonini che era morto il padre, Prospero Antonini, istruttore di volo, il cui aereo si schiantò ad Arbizzano in provincia di Verona. “Mi avvertii perché aveva con sé il cellulare che non poteva avere”. E fu sempre la Schiff ad accompagnare la sua compagna di corso a Verona per i funerali del padre. Eppure, secondo la testimonianza dell’oggi tenente, Schiff le fu molto vicina ma non mancò di essere inopportuna: “In un momento molto duro della mia famiglia, ci ha tenuto a dire che aveva avuto una brutta infanzia”.
Non solo. La tenente racconta un altro episodio che, però, con il processo ha ben poco a che vedere, se non a dimostrare la supposta bizzarria della Schiff e la sua presunta allergia alle regole militari. Il fatto avvenne a a Guidonia quando “Giulia spari e tornò fradicia con una margherita nello zip. Era stata riempita di gavettoni dai militari del battaglione San Marco ed era stata baciata”. Tale comportamento (visto dai uno dei suoi superiori), secondo la testimone, si sarebbe verificato perché la Schiff agognava di avere un “patch”, ossia una sorta di adesivo da apporre sulla sua divisa militare.
Per quanto riguarda il battesimo di volto, anche la tenente Antonini ha avuto il suo, circa una settimana prima della Schiff: il 28 marzo 2018. “Io non ho mai avuto paura durante il battesimo di volo, anzi verso le donne c’era più attenzione, erano gli uomini a prenderle di più”. Ammette che anche per lei sono stati utilizzati i fustelli: una pratica che, come già emerso nel corso di questo combattuto processo, in cui peraltro è considerato responsabile civile il Ministero della Difesa, è accettata “de plano” da anni. I fustelli utilizzati come un frustino, infatti, sarebbero stati citati anche in un briefing prima del rito del battesimo di volto, alla presenza di un Capitano dell’Aeronautica. A dirlo è la stesa testimone odierna. Insomma una pratica riconosciuta e considerata innocua.
Secondo il tenente Antonini, però, c’è un episodio che esplicita l’aspetto ambivalente di Schiff. “Dopo aver raggiunto il brevetto, andammo tutti a Sermoneta. Siamo stati bene assieme, abbiamo scherzato e riso. Quella sera, Giulia si è abbassata i pantaloni e ha mostrato con orgoglio il proprio sedere“. Un didietro che, invece, come accertato anche in altri passaggi del processo, era pieno di segni rossi in ragione delle frustate ricevute durante il battesimo di volo.
Secondo il tenente, solo uno dei tanti episodi che vedono Schiff comportarsi in maniera eccentrica. “Lei spariva sempre. Con i sottotenenti noi allievi non potevamo nemmeno incrociare lo sguardo, ma lei ci prendeva il caffè. Al mio battesimo di volo, quando io dissi di non utilizzare il fustello perché potevamo farmi male, fu la Schiff a dire a uno dei colleghi di percuotermi “È questo l’obiettivo”.
La giovane di Mira non si sarebbe lamentata dopo il suo battesimo di volo e nessuno sarebbe andato in infermeria. Insomma, per l’ex compagna di corso, la 25enne ne avrebbe combinate parecchie, tanto da ricevere talmente tante punizioni che alcune le venivano cancellate. “Le punizioni che prendeva la Schiff le scontavamo anche anche noi. Anzi spesso venivamo puniti noi e non lei, come quando stava compilando il suo diario personale. Ci fecero stare con le braccia alzate nel tempo che lei finiva il suo diario, ci mise un’ora e mezza”. E ancora: “Qualche punizione veniva cancellata alla Schiff e qualcuna se le cancellava da sola, ma questo è un altro discorso”.
Il processo riprenderà il prossimo 28 ottobre. Ad essere ascoltati altri 4 testimoni della difesa.