BRACCIANTI MINACCIATI CON LE ARMI E COSTRETTI A INNEGGIARE AL DUCE, L’INTERROGAZIONE SULL’AGRO PONTINO

Caporalato

Caporalato e saluti romani, un’interrogazione del deputato Dem, Arturo Scotto, riprende il caso denunciato in un articolo di giornale

È stato il deputato del Partito Democratico, Arturo Scotto, a sollevare il caso in una interrogazione parlamentare a risposta scritta rivolta ai Ministeri dell’Interno, dell’Agricoltura e del Lavoro. L’atto è stato depositato lo scorso 24 maggio.

Scotto, riprendendo un articolo pubblicato su “Domani”, a cura di Marco Omizzolo e Sandro Ruotolo, ha chiesto ai Ministri se sono a conoscenza di diversi episodi che accadono nella provincia di Latina. L’ambito è quello dei lavoratori agricoli di origina straniera.

L’interrogazione di Scotto inizia in maniera piuttosto inequivocabile: Nella provincia di Latina i casi di caporalato sono all’ordine del giorno. Migliaia di donne e uomini, spesso immigrati, sono obbligati a vivere condizioni di lavoro e di emarginazione particolarmente gravi. Condizioni diffuse in particolare, ma non in maniera esclusiva, nel settore agroalimentare”.

Nel ricordare la recente inchiesta sul dirigente della Regione Lazio che si occupa di agricoltura e a cui viene contestata la corruzione, Scotto sottolinea che “uno dei filoni di inchiesta finito alla procura di Latina ha visto indagato per corruzione impropria un senatore, in passato membro della Commissione bicamerale antimafia e attualmente presidente della Commissione ambiente del Senato”. Si tratta, come noto, del senatore pontino, Claudio Fazzone.

Questa, per Scotto è “l’ennesima dimostrazione di un settore che sviluppa forme di corruzione ampie che, se confermate in sede di giudizio, arrivano a coinvolgere i vertici della politica locale e nazionale”.

“Molti studi, ricerche e inchieste denunciano il persistere di forme organizzate di sfruttamento e violenza nei riguardi in particolare dei braccianti di origine straniera che, a partire dall’assunzione di sostanze dopanti per reggere lo sfruttamento, arrivano fino a condizioni di segregazione e schiavitù”.

Ad esempio, continua l’interrogazione, “tra le più inquietanti costrizioni cui sono costretti i braccianti, si annovera l’obbligo, imposto dal datore di lavoro o dal caporale indiano, di abbassare il capo o fare il saluto romano dinanzi all’effige o busto del dittatore Mussolini presente in alcune aziende agricole pontine”.

Non solo perché “in alcune di queste aziende, inoltre, secondo alcune testimonianze, sarebbero nascoste armi come pistole e fucili, alcune regolarmente detenute, utilizzate per ricattare e/o impaurire i braccianti stranieri e ricordare loro chi comanda e cosa è in grado di fare se gli ordini imposti non vengono eseguiti correttamente”.

Scotto si domanda se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative si intenda intraprendere al riguardo e se, infine, “non ritenga di assumere una ferma iniziativa anche nei confronti dell’inquietante inneggiamento al fascismo che viene perpetrato nei territori del basso Lazio”.

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