KARIBU-AID: RIUNITI I DUE PROCESSI, SI COMINCIA A GIUGNO

Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo
Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamitsindo

Caso Karibu-Aid: sono stati riuniti i due processi a carico della famiglia legata al deputato ex alleanza Verdi-Sinistra Aboubakar Soumahoro

Davanti al giudice monocratico del Tribunale di Latina, Simona Sergio, il processo che contesta l’elusione/evasione fiscale agli imputati della cosiddetta galassia Karibu è stato riunito, per richiesta del pubblico ministero Andrea D’Angeli, all’altro processo con al centro i reati di riciclaggio, frode fiscale e bancarotta fraudolenta. Alla sbarra, come noto, ci sono la fondatrice della cooperativa Karibu, Marie Therese Mukamitsindo, i figli, Liliane Murekatete, moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, e Michel Rukundo, più la ex collaboratrice della coop, Ghislaine Ada Ndongo.

La Procura di Latina, infatti, come noto, aveva chiesto che i due filoni fossero riuniti in un unico processo e oggi, 28 maggio, la richiesta è stata formulata e accolta dal giudice monocratico che il prossimo 11 giugno leggerà il provvedimento che ufficializza un processo unico. Il processo vero e proprio inizierà il prossimo 13 giugno davanti al terzo collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa.

Gli imputati del processo sono difesi dagli avvocati Lorenzo Borrè, Francesca Roccato, Francesca Giuffrida, Stefano Ciapanna e Valentina De Gregorio. A sostenere l’accusa i due pubblici ministeri Andrea D’Angeli (prossimo ad andare a Roma) e Giuseppe Miliano, mentre gli avvocati di parte civile – i lavoratori ex Karibu e consorzio Aid e il sindacato Uiltucs di Latina – sono Giulio Mastrobattista, Atina Agresti e Michele Calleri.

Il destino giudiziario per altri due imputati di questo processo, Richard Mutangana e Christine Ndyanabo Koburangyira, è stato stabilito a fine aprile. Entrambi sono risultati irreperibili nonostante i molteplici tentativi da parte della polizia giudiziaria di notificare loro il procedimento penale che li ha coinvolti. Il giudice monocratico Claudia Trapuzzano Molinaro non ha potuto far altro che dichiarare il non doversi procedere per tutti e due, al netto di una futura notifica – stabilita, come la legge Cartabia prevede, per Mutangana alla data limite del 18 giugno 2026, mentre per la collaboratrice di Karibu a quella del 28 novembre 2030 – che potrà riaprire il procedimento e di conseguenza il processo a loro carico.

Tornando al processo odierno, ad essere contestati, come detto, l’evasione fiscale e i reati tributari in merito alla gestione della cooperativa e dei suoi satelliti, su tutti il Consorzio Aid e Jumbo Africa, considerata dalla magistratura un vero e proprio veicolo per far arrivare i soldi in Ruanda e altri paesi esteri. Tutti devono rispondere dei reati fiscali: dall’evasione alle fatture false.

Nella prima udienza di gennaio, c’era stata battaglia tra gli avvocati difensori e quelli delle parti civili sulla costituzione di quest’ultime nel processo. Il Giudice per l’udienza preliminare Bortone, con un’ordinanza di dieci pagine, aveva già accolto la costituzione di parte civile da parte dei lavoratori della cooperativa Karibu e del consorzio Aid (trenta persone in tutto) e anche quella del sindacato che difende i loro interessi, quelli di operatori non pagati o addirittura mai pagati: la Uiltucs Latina del segretario Gianfranco Cartisano. Parti civili anche i commissari liquidatori di coop Karibu, Francesco Cappello, e consorzio Aid, Jacopo Marzetti, nominati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy negli scorsi mesi. Dopo i sequestri derivanti dalla prima inchiesta, gli ispettori del ministero di Adolfo Urso avevano proposto l’adozione del provvedimento di liquidazione coatta amministrativa in quanto hanno ravvisato l’ipotesi di insolvenza delle società avendo maturato debiti in particolare verso l’erario: oltre 3 milioni di euro con l’Agenzia delle Entrate. I lavoratori, invece, chiedono come parti civili 30 mila euro a testa, mentre il sindacato Uiltucs Latina ha fatto richiesta per 100mila euro.

Secondo al difesa degli imputati, non c’è nesso diretto tra il fatto che le cooperative non pagavano le tasse e l’erario, e la circostanza per cui non venivano corrisposti gli stipendi ai lavoratori. Il danno morale e patrimoniale, inoltre, sarebbe solo futuribile anche per la stessa coop Karibu, ormai in liquidazione. Nessun legame, quindi, tra gli stipendi che non hanno percepito i lavoratori e le condotte contestate agli imputati che eludevano le tasse (Irap e Ires). Alla stessa maniera, per la difesa, non è legittimato neanche il sindacato che per la difesa non ha subito alcun danno. Tutto il collegio difensivo, quindi, ha chiesto al giudice Sergio di escludere dal processo le parti civili.

Il Pm D’Angeli si è rimesso al giudizio del Tribunale, mentre l’avvocato di parte civile, Giulio Mastrobattista, ha considerato le eccezioni della difesa assolutamente pletoriche, poiché già dibattute in udienza preliminare:

Inoltre, secondo il legale, a cui si sono associati gli altri avvocati di parte civile, l’evasione fiscale inficiava evidentemente sul pagamento degli stipendi dei lavoratori, oltreché al fatto che il sindacato è sì legittimato perché ha assistito i lavoratori sia per questo procedimento che per l’altro che contesta truffa e frode fiscale, la cui inchiesta è stata chiusa sempre a dicembre 2023.

Il giudice Sergio si era riservata, ora sarà il III collegio a dover decidere su tali questioni che probabilmente verranno riproposte dalle difese.

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