False fatturazioni dai domiciliari: nei guai il pluripregiudicato Raffaele Russo, per il 48enne di Latina un nuovo arresto
Fino nelle cronache passate e recenti per diversi vicende giudiziarie, il 48enne di Latina, originario di Napoli, Raffaele Russo era stato anche ascoltato come testimone del processo sull’omicidio di Massimiliano Moro. Peraltro, uno dei Carabinieri sentito nello stesso processo aveva persino riferito che, all’epoca dell’omicidio di Moro, Russo sarebbe stato indicato da una fonte confidenziale come implicato nel delitto. Circostanza confermata anche dall’ex capo della Squadra Mobile di Latina, Cristiano Tatarelli: ci furono accertamenti su Russo che però non portarono a nulla di concreto.
Di recente, il 48enne, personaggio noto negli ambienti criminali della città, è stato peraltro condannato a 6 anni di reclusione, con sentenza passata in giudicato, per frode fiscale nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Home Banking”, eseguita dalla Guardia di Finanza di Latina.
E proprio i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina hanno eseguito il suo nuovo arresto nei giorni scorsi in ragione di una indagine del sostituto procuratore di Latina, Giuseppe Miliano. A firmare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, che ha interrogato l’uomo e confermato la misura che dovrà essere ratificata dal Tribunale di Sorveglianza dal momento che, fino a oggi, Russo, per ragioni di natura psichiatrica, è stato ritenuto incompatibile con il regime carcerario.
Sono sempre reati di natura finanziaria ad essere contestati a Russo il quale, secondo l’accusa, attraverso quattro società di consulenza imprenditoriale e gestionale, di cui era titolare di fatto, intestate a due donne prestanome (due parenti strette, tra cui la moglie, finite indagate anche loro), emetteva false fatturazioni per cifre piuttosto rilevanti riferite a operazioni inesistenti nei confronti di persone ignare di tutto. Il 48enne deve rispondere di reati tributari, trasferimento fraudolento di valori e truffa aggravata.
Tra il 2019 e il 2020, Russo avrebbe emesso, con una delle società, con cui faceva finta di avere una situazione reddituale elevata, la bellezza di 20 fatture per una somma di oltre 675mila euro. Successivamente, dal 2020 al 2023, con una delle società intestate alla moglie, sarebbero state emesse 24 false fatture per un totale di oltre 320mila euro. E ancora, con una ulteriore società, intestata ad altra persona, 7 fatture per quasi 70mila euro tra il 2019 e il 2020.
Così facendo, secondo la Procura di Latina, Russo avrebbe truffato l’Agenzia delle Entrate, ottenendo anche i contributi Covid per circa 40mila euro, avendo dichiarato redditi scaturiti dalle false fatturazioni.
Inoltre, per eludere la misura cautelare ai domiciliari imposta nel giugno 2020 con l’operazione “Home Banking” (la Guardia di Finanza sequestro 6,5 milioni di euro), Russo è accusato di aver intestato il suo numero di cellulare a una donna, indagata anche lei, così da poter amministrare un’ulteriore società e gestire rapporti con clienti e fornitori.
Insomma, un uomo d’affari, a dispetto di condanne per reati tributari, associazione per delinquere e riciclaggio e di un quadro clinico che sarebbe sembrato critico, come quando Russo venne a testimoniare nel processo sull’omicidio Moro e dichiarò di essere in condizioni di precario equilibrio psicologico. Russo, in evidente stato nervoso, si era presentato in aula spiegando di essere in cura psichiatrica e sotto psicofarmaci, asserendo vieppiù, abbastanza clamorosamente, di aver considerato, ad oggi, ancora vivo Massimiiano Moro, ucciso nel gennaio 2010. Russo, che muoveva compulsivamente le mani, aveva anche dichiarato di non ricordare niente, neanche il numero del suo cellulare,
Tornando all’indagine per false fatture, ascoltati a sommarie informazioni i destinatari delle stesse. Questi ultimi, per la maggior parte dei casi, hanno dichiarato di essere parzialmente o proprio non essere a conoscenza di queste operazioni o neanche di aver avuto il benché minimo contatto con Russo. In mezzo al vorticoso giro di fatture false, anche operazioni immobiliari dubbie per un appartamento a Roma, oltreché ad acquisti di beni, come automobili, finiti all’attenzione degli inquirenti.