All’esito di una complessa indagine di polizia giudiziaria per gravi ipotesi di frode fiscale, svolta dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina, su delega del sostituto procuratore di Latina, Giuseppe Miliano, è stata data esecuzione a un’ordinanza di sequestro preventivo emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario. Il sequestro è avvenuto circa due settimane fa, ma è stata data notizia solo ora dalla Guardia di Finanza.
Gli accertamenti hanno riguardato una nota società di Fondi operante nel settore dell’autotrasporto ortofrutticolo che, secondo quanto ricostruito, a fronte di debiti per oltre tre milioni di euro (due dei quali nei confronti dell’Erario già iscritti a ruolo e altri con i fornitori), con l’intento di rendere inefficaci le varie procedure di riscossione, nell’ultimo periodo avrebbe trasferito fraudolentemente tutti i beni, aziendali e personali dell’amministratore, in favore di due neocostituite società di capitali gestite dai figli di quest’ultimo, in modo da rendere vana qualsiasi azione di rivalsa sia da parte dell’Erario sia di creditori stessi.
In pratica, all’origine, dalla ditta madre (peraltro destinataria di un atto intimidatorio lo scorso, con un bomba piazzata su uno dei suoi mezzi), indebitata e vistasi nei guai, sono nate le imprese di nuovo costituzione intestate ai due figli del titolare della predetta ditta madre. Le indagini nascono dal meccanismo nato in epoca Covid e messo in piedi dalla Guardia di Finanza che monitoria le acquisizione di società in difficolta con capitali della criminalità organizzata. In questo caso, non si tratta di soldi mafiosi, ma di un escamotage creato ad arte per evitare di pagare i debiti con Stato e privati, costruito da una famiglia ben impiantata a Fondi e che si trova nel business dell’autotrasporto merci da anni.
Le ditte dei figli, costituite nel 2022 e nel 2023, avevano ereditato dalla ditta madre non solo i beni strumentali, ma persino i clienti: una vera e propria sottrazione del patrimonio aziendale.
Ad attirare l’attenzione dei finanzieri della Compagnia di Fondi, guidati dal Capitano Diego Lauretti, sono stati i numerosi trasferimenti di beni immobili ed automezzi che dalla società indebitata, oramai avviata alla decozione, erano stati disposti in favore delle neocostituite società.
Le complesse attività informative, di analisi, e di esame contabile condotte dalla Fiamme Gialle – spiegano dalla Guardia di Finanza – hanno consentito di raccogliere circostanziati elementi probatori per ipotizzare come tali operazioni fossero meramente strumentali e poste in essere soprattutto in ragione della conclamata esposizione debitoria in cui versava la società.
In particolare, dalle investigazioni svolte, caratterizzate anche da riscontri e attività dinamiche sul territorio nonché dall’analisi e incroci di risultanze dalle banche-dati, è stata rilevata una gestione unitaria delle società coinvolte, ricostruendo i beni mobili e immobili trasferiti tra le stesse, quantificati in un valore di euro 1.044.000 euro.
Rappresentate tali circostanze all’autorità giudiziaria, quest’ultima ha disposto diverse perquisizioni locali necessarie all’acquisizione di documentazione a supporto dell’impianto accusatorio, ed in seguito ha avanzato al Giudice per le Indagini preliminari presso il Tribunale di Latina una richiesta di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, diretta e nella forma per “equivalente”, del denaro e dei beni fraudolentemente trasferiti.
Il provvedimento di sequestro preventivo eseguito dalle Fiamme Gialle ha permesso di sequestrare 12 automezzi (trattori stradali, motrici e semirimorchi), 9 immobili e circa 5 mila euro di disponibilità su conti correnti personali e societari fino a dare piena capienza all’intero importo di oltre 1 milione di euro oggetto del sequestro preventivo.
Nell’ambito dell’indagine, sono state denunciate e risultano indagate 3 persone (il padre e i due figli), in concorso, per l’ipotesi di reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, e per uno dei tre indagati – il padre – è stata ipotizzata anche la condotta di autoriciclaggio, con riguardo al reimpiego del beni e del denaro provenienti dall’attività illecita.
I tre indagati, tramite i loro legali, hanno avanzato un ricorso al Tribunale del Riesame di Latina che, però, ha rigettato l’istanza e confermato il sequestro di oltre 1 milione di euro.
L’attività – spiegano le Fiamme Gialle – si inserisce nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza a tutela del corretto impiego delle risorse pubbliche e della legalità economica, operazioni finalizzate, per un verso, a contrastare le più` insidiose e pervasive forme di frode ai danni del Paese e dei cittadini, tutelando, nel contempo, anche eventuali creditori così da preservare la leale concorrenza tra le imprese, e per l’altro verso alla conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, da destinare, una volta definitivamente restituiti e acquisiti alle casse dello Stato, anche a importanti interventi economico-sociali a beneficio della collettività.