L’imprenditore pontino Raffaele Del Prete querele il collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto, ex affiliato al clan Ciarelli
Costano una denuncia per diffamazione, falsa testimonianza e false informazioni al pubblico ministero, le dichiarazioni pronunciate dal collaboratore di giustizia Andrea Pradissitto nell’ultima udienza del processo “Purosangue” tenutasi a fine marzo.
Pradissitto, ex affiliato al clan Ciarelli, in quanto marito della figlia del boss Ferdinando Ciarelli detto “Furt”, era stato chiamato dalla Procura/DDA di Roma a testimoniare nel processo derivante dall’operazione di DDA e Squadra Mobile di Latina denominata “Purosangue”. Il processo vede alla sbarra diversi esponenti del clan di origine rom Ciarelli, tra cui i due capi Carmine Ciarelli detto “Porchettone” e, per l’appunto, il suocero del pentito, Ferdinando Ciarelli detto “Furt”. E Pradissitto è sicuramente uno dei testimoni chiave del quadro accusatorio.
Proprio lo scorso 22 marzo, Pradissitto, esaminato dal pubblico ministero Luigia Spinelli, ha spiegato di aver avuto un contatto in carcere con l’imprenditore nel settore dei rifiuti, Raffaele Del Prete, già imputato in un altro processo, incardinato al Tribunale di Latina, per voto di scambio politico-mafioso in quanto la DDA di Roma lo accusa di aver pagato l’ex affiliato ai Di Silvio, Agostino Riccardo, in modo da comprare voti per un consigliere comunale eletto con la Lega nel 2016: l’oggi europarlamentare Matteo Adinolfi, prima indagato e poi archiviato dalla stessa Antimafia.
“Ho conosciuto Raffaele Del Prete in carcere e ho chiesto a lui di intervenire su Gianfranco Sciscione (nda: proprietario del gruppo a cui fa capo Lazio Tv) per abbassare l’oppressione mediatica su di noi. Chiesi a Del Prete perché sapevo che c’era amicizia tra lo stesso Sciscione e Del Prete per via di una squadra di calcetto a Terracina. Sciscione avrebbe dovuto far abbassare i toni di Lazio Tv sui Ciarelli”. Così aveva detto Pradissitto, rimandando a un contesto carcerario che già lo ha visto protagonista di una estorsione avvenuta nel carcere di Via Aspromonte ai danni dell’avvocato Fabrizio Colletti, all’epoca in rapporti con l’ex Presidente del Latina Calcio, Pasquale Maietta.
Dichiarazioni, quelle di Pradissitto, che, però, sono state ritenute prive di fondamento e diffamatorie da Del Prete il quale, assistito dall’avvocato di fiducia, Michele Scoagnamiglio, ha presentato una querela presso la Procura di Latina.
Del Prete incontrò per qualche giorno Pradissitto nel carcere di Latina, in quanto il primo era ristretto a causa del procedimento “Touchdown” (per cui fu condannato, patteggiando la sua pena per turbativa d’asta), mentre il secondo vi si trovò momentaneamente in modo da partecipare a uno dei processi che lo vedeva coinvolto a Latina. Gli arresti in carcere per Del Prete scattarono a dicembre 2017.
Tuttavia, come denunciato oggi da Del Prete, solo questo aspetto è vero. Il resto, invece, sarebbe destituito di ogni fondamento, tanto che Del Prete non avrebbe mai conosciuto l’imprenditore di Terracina e patron di Lazio Tv, Gianfranco Sciscione. Ribadisce nella sua denuncia, Del Prete, che peraltro mai ha avuto rapporti neanche con l’entourage di Sciscione. Insomma, Pradissitto avrebbe millantato tutto, tanto più che, sentito da Latina Tu, l’imprenditore Sciscione tiene a sottolineare di non avere mai avuto contatti con Del Prete, né di averlo mai conosciuto.
Del Prete, inoltre, stigmatizza il fatto che il collaboratore di giustizia aveva già raccontato tale episodio nel luglio 2021, ossia nei 180 giorni in cui stava parlando con la DDA in seguito alla sua scelta di collaborare con lo Stato. L’imprenditore lamenta di non essere mai stato ascoltato a sommarie informazioni, in quanto avrebbe smentito in toto la circostanza per cui sarebbe stato avvicinato per fare pressioni su Sciscione e chiedergli di allentare la presa sui Ciarelli nei programmi televisivi andati in onda su Lazio Tv e, in particolare, nella trasmissione “Monitor”.
Sarà ora la Procura di Latina a valutare la denuncia di Del Prete che non vuole essere accostato a un altro clan di origine rom, dopo che i contatti con Riccardo, allora affiliato al clan Di Silvio, hanno causato il processo che lo vede imputato per voto di scambio politico-mafioso.