L’ex consigliere comunale di Sperlonga, Nicola Reale, torna sul mancato abbattimento dell’hotel Grotta di Tiberio
“Nel variegato mondo della politica capita, a volte, che qualcuno che veste i panni di esponente di opposizione lasci trascorrere nel più rigoroso silenzio ben 23 mesi da un’Ordinanza di abbattimento di un Hotel abusivo costruito dal sindaco del paese. Un silenzio al quale fa poi seguito altro silenzio dopo la sentenza del Tar che conferma l’Ordinanza di demolizione e ancora altro silenzio dopo l’ultima e definitiva sentenza del Consiglio di Stato. Può anche accadere che il mutismo di tali sedicenti oppositori possa proseguire nel caso in cui i proprietari dell’Hotel, invece di eseguire la sentenza di abbattimento, decidano di continuare a tenere in attività la struttura turistico-alberghiera, approfittando della distrazione del preposto ufficio comunale che avrebbe dovuto immediatamente provvedere a ritirare le autorizzazioni commerciali, così come prevede la legge. Ebbene, sui manuali di politica si legge che, nel caso (quasi impossibile!) che si verifichi una simile concatenazione di fatti, ci si viene a trovare di fronte ad una strategia di opposizione modello “pizza e fichi”.
Può anche accadere che, a seguito di un blitz dei carabinieri del Nipaaf negli uffici del Comune per verificare se l’Amministrazione abbia avviato le procedure di legge per l’acquisizione dell’Hotel al patrimonio immobiliare del Comune, improvvisamente l’esponente dell’opposizione avverta l’opportunità di rompere il “voto del silenzio” e faccia un comunicato stampa. In tal caso se il comunicato dovesse fornire informazioni o valutazioni per metà inutili e per l’altra metà sballate, allora ci si troverebbe di fronte all’implementazione di un diverso modello di opposizione che va sotto il nome di “opposizione chiacchiere e distintivo”.
Sono cose che in teoria possono accadere dovunque, ma che poi, in pratica, accadono solo a Sperlonga. Proprio pochi giorni fa, gli estensori di un comunicato stampa hanno attribuito all’”accesso del Nipaaf presso gli uffici comunali” l’effetto di aver riportato l’attenzione sulla vicenda giudiziaria e politica dell’Hotel abusivo: un implicito riconoscimento che chi – come la moinoranza consiliare – avrebbe dovuto avere il compito istituzionale di tenere sveglia l’attenzione su una illegalità di enormi proporzioni ha invece avuto altro a cui pensare.
Non solo nel comunicato non si legge una sola parola di condanna o di semplice critica sul gigantesco abuso edilizio compiuto a danno del territorio e della collettività, ma, con asettica neutralità, ci si limita ad informare l’opinione pubblica di aver richiesto l’accesso agli atti per avere copia dei documenti richiesti dal Nipaaf. Quasi che l’operato da controllare sia quello dei carabinieri piuttosto che quello del Comune. Ma soprattutto non si capisce quale possa essere il margine di intervento di uno o due consiglieri comunali che mai si sono interessati dell’Hotel abusivo e che improvvisamente dicono di voler “fare chiarezza”. Con quali mezzi e con quali competenze essi ritengano di poter intervenire non lo dicono ed è difficile immaginarlo, tanto più che sulla vicenda è già all’opera il Nipaaf su mandato della Magistratura.
Si consideri, inoltre, che, nella migliore delle ipotesi, una qualunque richiesta di accesso agli atti viene soddisfatta non prima di trenta giorni, quando cioè il susseguirsi di nuovi eventi avranno reso superati e inutili gli atti richiesti dai solerti consiglieri di minoranza. In tal caso – dicono sempre i manuali – ci troviamo di fronte ad un terzo tipo di opposizione, che va sotto il nome di modello “facimmo ammuina”.
Naturalmente ciascuno è libero di scegliere il modello di opposizione più confacente alle proprie caratteristiche personali e politiche. Purché però, non si finisca per dire inesattezze o addirittura scempiaggini. Nel caso del già citato comunicato stampa salta all’occhio un certo grado di confusione mentale laddove viene scritto che la sentenza del Consiglio di Stato ha confermato «l’insanabilità degli abusi e, quindi, l’illegittimità dei titoli edilizi, condannando il Comune ad avviare l’iter per acquisire l’immobile al patrimonio pubblico comunale o, in alternativa, a disporne l’abbattimento».
Si dà il caso che il Consiglio di Stato non ha condannato il Comune, bensì ha condannato i proprietari dell’Hotel costruito abusivamente, i quali hanno ora una sola possibilità: quella di abbattere l’intera struttura abusiva. Il Comune, invece, ha l’obbligo di controllare che la condanna di abbattimento venga eseguita dai proprietari e, in caso di inottemperanza, deve avviare immediatamente le l’iter amministrativo per acquisire l’immobile abusivo al patrimonio comunale. La legge quindi, da un lato prevede una “pena afflittiva” (l’abbattimento) per chi ha compiuto l’abuso, dall’altro offre al Comune (inteso come collettività dei cittadini) una sorta di ristoro per il danno subìto, grazie alla possibilità di utilizzare la struttura a fini di utilità pubblica.
Chiudiamo questo breve escursus segnalando il malaugurato caso in cui agli oppositori possa sfuggire l’esistenza di un gigantesco conflitto d’interessi in capo ad un sindaco che, essendo il massimo responsabile dell’Amministrazione comunale, si trovi a dover controllare che gli Uffici preposti del Comune agiscano secondo legge perché si proceda all’abbattimento dell’Hotel da lui costruito. In tal caso si configura il modello di opposizione detto ”Tutto va bene madama la marchesa”.
Così, in una nota, l’ex consigliere comunale ed esponente del PD di Sperlonga, Nicola Reale.