RICOTTE PONTINE DALL’ESTERO, COLDIRETTI DENUNCIA IL CASO AL BRENNERO

Erano dirette nel territorio pontino le ricotte fresche proveniente dal Nord Europa trovate tra i numerosi prodotti destinati a tutta Italia e trasportati nei tir fermati al Brennero dalla Coldiretti con il supporto fondamentale delle forze dell’ordine. Una due giorni, quella che si è conclusa nella serata di ieri, 10 aprile, alla frontiera, che ha visto la partecipazione di oltre diecimila agricoltori arrivati da tutto il Paese, per dire basta al cibo straniero spacciato per italiano.

“Al Brennero – spiega il presidente di Coldiretti Latina, Daniele Pili – abbiamo intercettato un tir carico di confezioni da 6 chili ciascuna, contenenti ricotta fresca proveniente dalla Germania e destinata ad un caseificio di Latina. Ci auguriamo che siano state realizzate con il latte dell’Agropontino. Diversamente sarebbe uno schiaffo ai nostri allevatori a cui viene pagato sempre meno il latte che producono nei loro allevamenti, con grandi sacrifici e costi sempre maggiori per portare avanti le loro aziende agricole. E spesso i pagamenti avvengono anche in ritardo. Il settore zootecnico è stato tra quelli più colpiti dalle speculazioni nel periodo Covid e continua ad esserlo. È anche per loro che ci siamo battuti per ottenere la legge sulle pratiche commerciali sleali fortemente voluto da Coldiretti, ma la nostra richiesta su Tavoli europei è anche quella di imporre un netto stop alle importazioni sleali di cibo prodotto secondo modalità vietate in Italia e in Europa, dall’uso di sostanze vietate allo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente”.

Dall’etichetta d’origine Ue su tutti i prodotti alimentari al sostegno delle aziende agricole contro le pratiche sleali fino alla semplificazione burocratica. Queste alcune delle proposte lanciate dalla Coldiretti in vista delle prossime elezioni europee dal Brennero, dove sui tir e le autobotti aperti con il supporto determinante delle forze dell’ordine, dalla Guardia di Finanza ai carabinieri dei Nas, dalla polizia ai vigili del fuoco, hanno trovato cosce di maiale danesi dirette a Modena, che rischiano di diventare prosciutti italiani, uva indiana spedita a Novara, frutta sudafricana proveniente dalla Moldavia con direzione Sicilia, preparati industriali a base di uova fatti in Polonia e attesi a Verona. A questi se ne sono aggiunti molti altri, come i circa duecentomila quintali di latte austriaco e belga destinato praticamente su tutto il territorio nazionale, da Napoli alle Marche, dal Trevigiano a Collecchio (Parma).

“Tra le nostre battaglie a Bruxelles – aggiunge Pili – c’è l’abolizione del concetto di ultima trasformazione sostanziale per gli alimenti, quello che tecnicamente si chiama codice doganale. Non è possibile che si spacci per italiano un cibo che non è stato coltivato o allevato in Italia, dalle cosce di prosciutto estero, che dopo essere stati salati e stagionati vengono venduti per italiani, al latte che diventa mozzarella italiana. Così si inganna e non si tutela la salute dei consumatori e al tempo stesso si toglie reddito ai nostri agricoltori”.

Ma nei tir fermati al Brennero è stato trovato anche latte per bambini sempre austriaco per il Bolognese, pesce fresco olandese per il Ferrarese, terra del Delta del Po, e anguille vive per Chioggia, oltre all’immancabile carne di maiale, in mezzene, cosce o surgelata. E poi 25mila chili di latte austriaco diretti a Brescia, 23mila chili di pere dal Belgio dirette a Taranto, cipolle dell’est Europa spedite a Parma, formaggi con nome italiano fatti nel Nord Europa, tulipani olandesi in viaggio per Verona, 21mila di chili di patate “nordiche” spedite a Crotone, prodotti da forno, carote surgelate belghe per il soffritto dirette a Pomezia, carne di maiale e molto altro.

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