Il Partito Democratico si schiera contro la proposta di un ritorno al nucleare: “Non è necessario, ecco alcuni dati che lo dimostrano”
“Apprezzo molto l’intervento del Segretario di Latina, Marco Cepollaro, di contrarietà alla riapertura di centrali nucleari. Una linea chiara, la nostra, nel solco della decisione referendaria del 1987 e della linea politica ribadita in più occasioni dalla Segretaria Nazionale, Elly Schlein.
Voglio aggiungere alcune considerazioni perché ancora una volta, in questo Paese con poca memoria, si rischia di innescare un dibattito astratto tra tifoserie che non serve a nulla, che non fa riferimento a dati oggettivi e che, da parte di alcuni (prevalentemente a destra), è teso a sminuire il valore della produzione di energia da fonti rinnovabili.
Inizio con il far presente al Sen. Claudio Fazzone ed altri esponenti del Governo Nazionale che – secondo i dati Terna – la produzione italiana di energia da fonti green nel 2023 ha raggiunto il 43,8% del totale. Parliamo di idroelettrico, solare, eolico, geotermico e biomasse. Invito a leggere un chiarissimo articolo del Sole 24 Ore del 22 gennaio u.s. che descrive analiticamente la composizione di tale dato. Vi è da dire, ad onor del vero, che la riduzione dei consumi elettrici, determinata soprattutto dal calo della produzione industriale, ha inciso sulla crescita di tale percentuale di incidenza ma, in ogni caso, non ne offusca la portata.
Prima di assumere posizioni avventate, sarebbe utile fare un semplice esercizio di osservazione delle migliori pratiche green presenti in Europa e nel mondo. E non serve andare troppo lontano. Lo scorso anno la Germania ha chiuso l’ultima centrale nucleare e non si può certo dire che sia un Paese che non abbia a cuore la propria economia interna o la propria indipendenza energetica. Nel corso di un decennio ha dismesso tutte le centrali nucleari (che valevano oltre il 20% della produzione nazionale di energia), ha dimezzato l’utilizzo di carbone e portato le rinnovabili dal 18% al 53%. Quindi si può fare.
È solo uno dei tanti esempi da citare a suffragio dell’idea che gli obiettivi del Green Deal Europeo 2050 sono raggiungibili velocemente attraverso investimenti volti ad intensificare la produzione di energia pulita. Se puntassimo sul nucleare dovremmo attendere più di dieci anni per vedere attiva la prima centrale. Chiarisco che considero con favore il proseguimento della ricerca anche in questa direzione, ma è un altro discorso. Il pianeta e il processo di decarbonizzazione non possono attendere e noi abbiamo bisogno di correre.
Servono, secondo gli osservatori e gli operatori più attenti, almeno due cose. Da una parte una visione di sistema e responsabilità: riduzione consumi, migliori reti e accumuli, ulteriori investimenti per grandi impianti. Dall’altra un nuovo imponente piano di incentivi ad imprese e famiglie che accetterebbero di buon grado, come avvenuto in passato con il Conto energia, di partecipare alla transizione energetica se sostenute economicamente da aiuti di Stato.
Potrei citare altri esempi a sostegno di queste consolidate teorie ecologiche – penso, ad esempio, ai massicci investimenti di Spagna, Gran Bretagna e Germania sull’eolico offshore – ma mi fermo qui per non tediare oltre. Chiudo con una osservazione elementare, scolastica ma difficilmente confutabile. In Italia, più che in altri Paesi, ci sono tutti gli elementi naturali essenziali per produrre energia green: mare, vento, sole, corsi d’acqua sono il nostro giacimento inesauribile di energia pulita. Non se ne accorge solamente chi non vuole accorgersene”.
A scriverlo, in una nota, il segretario provinciale Omar Sarubbo.