Latina e la sua provincia ancora meta di interessi dei clan napoletani/casertani con l’aiuto indispensabile dei cosiddetti colletti bianchi. Una mafia economica che individua il territorio pontino come humus fecondissimo per il riciclaggio e il reinvestimento di capitali illeciti. Tradotto: acquisto di beni patrimoniali come fabbricati, terreni, auto, società ecc. per lavare i soldi. In questa occasione, confiscati 11 immobili a Gaeta e 4 terreni a Spigno Saturnia.
L’imprenditore di Melito (Napoli) Antonio Passarelli è il maggiore obiettivo della mega confisca odierna da 300 milioni di euro eseguita dai finanzieri del Comando Provinciale di Bologna e del Comando Provinciale di Napoli.
La confisca ha colpito l’intero patrimonio immobiliare e monetario accumulato dall’imprenditore, costituito anche da un gran numero di fabbricati dislocati in 7 province, tra cui quella di Latina – le altre: Bologna, Ravenna, Napoli, Caserta, Benevento e Sassari.
L’operazione di confisca è stata eseguita in ragione di un provvedimento dell’Autorità Giudiziaria napoletana: 628 tra fabbricati e terreni, 16 automobili, anche di lusso, rapporti bancari e partecipazioni societarie, il cui valore è risultato, come da tradizione per questo tipo di operazioni, sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dall’imprenditore e dalla sua famiglia.
Antonio Passarelli è un imprenditore che opera nel settore immobiliare, già condannato nell’ambito dell’operazione “Omphalos” (2017) per i reati di esercizio abusivo del credito ed intestazione fittizia di quote societarie e di beni, con l’aggravante del “metodo mafioso”.
Con l’operazione “Omphalos” (luglio 2017), secondo la Direzione Investigativa Antimafia, si è avuta ulteriore conferma dell’interesse della camorra ad operare anche in aree lontane come l’Emilia Romagna.
L’attività d’indagine dispose 17 arresti e svelò il riciclaggio realizzato attraverso ingenti investimenti immobiliari, con la partecipazione di diversi sodalizi campani, alcuni dei quali gravitanti anche nell’area pontina: i gruppi Mallardo, Puca, Aversano, Verde, Di Lauro, Amato-Pagano e il clan casertano dei Perfetto.
Il riciclaggio avveniva grazie alla complicità di funzionari di banca, sindaci, commercialisti. Il contestuale provvedimento di sequestro del 2017 – che oggi ha generato la confisca – colpì un patrimonio, composto da immobili, società commerciali, veicoli, conti correnti, del valore di circa 700 milioni di euro, distribuito, per l’appunto, tra Campania, Emilia Romagna, Abruzzo, Lazio e Sardegna.