Latina capitale italiana della cultura 2026: il sostegno al progetto da parte di personalità autorevoli e provenienti dal mondo accademico
Giovedì 14 marzo, nella sala Spadolini del Ministero della Cultura, si svolgerà la cerimonia di proclamazione della città vincitrice del titolo di Capitale italiana della Cultura 2026. Tra le dieci città convocate in qualità di finaliste c’è anche Latina, che ha partecipato per la prima volta al concorso con il dossier “Latina bonum facere”. Saranno presenti il sindaco di Latina Matilde Celentano, l’assessore all’Urbanistica Annalisa Muzio e la direttrice del progetto Daniela Cavallo.
Negli ultimi giorni sono arrivati importanti sostegni al progetto da parte di personalità autorevoli e provenienti dal mondo accademico.
Tra questi, si è espresso Mosè Ricci, professore universitario di La Sapienza Università di Roma. “Latina esprime l’idea mediterranea e italiana della città nuova, moderna, del ventesimo secolo – ha dichiarato –. È una città che fonda le sue radici nella terra, nell’acqua, nel paesaggio ed è fatta di un centro istituzionale e di tanti borghi che rappresentano tante comunità e evocano un senso di appartenenza. Una città-paesaggio che va da dalle alture dell’interno alla pianura pontina, fino al mare. Ruralità, bellezza e senso delle istituzioni e della vita in comune. Questa è l’idea mediterranea e italiana della cultura, che Latina rappresenta”.
Dello stesso avviso lo storico e critico dell’architettura, Luigi Prestinenza Puglisi, che descrive Latina come “una città di fondazione, che da sempre dialoga con l’architettura. Potrebbe essere un’ottima capitale della cultura”.
Marco Vivio, presidente dell’Istituto Nazionale di Architettura – sezione regionale Lazio ha voluto sottolineare “la grande qualità del lavoro svolto e della documentazione presentata al MIC dal Comitato promotore di cui anche In/Arch Lazio fa parte. Latina possiede – ha affermato Vivio – caratteristiche uniche, e da quelle può sviluppare iniziative di livello internazionale in moltissimi settori, dalla sostenibilità ambientale, all’architettura, urbanistica, turismo, arte, artigianato, moda, spettacolo. L’unicità di Latina è nel suo essere “Città di fondazione”, che parte a raggiera e si espande nel territorio. Essere città/campagna. Latina saprebbe rivolgersi a tutta l’Italia, all’Europa, al mondo. Guardando dentro se stessa, ma per parlare a tutti”.
Parole di incoraggiamento anche da Gian Arnaldo Caleffi, Presidente dell’Associazione culturale Giuseppe Barbieri di Verona, costituita da Professionisti e Amministratori. “Complimenti a Latina. Siete riusciti a trasformare un cerchietto sulla carta geografica in una meta intrigante”.
“Latina, giovane città del Novecento, ambisce con orgoglio al titolo di Capitale della Cultura – ha dichiarato Pierantonio Palluzzi, presidente Ance Lazio -. Incarnazione di modernità e storia millenaria, questa città testimonia la coesistenza di un’eredità antica con il dinamismo della modernizzazione. Nel cuore di un territorio che narra di epoche passate e di civiltà perdute, Latina si candida a essere palcoscenico di un dialogo culturale senza tempo. Per Latina, la candidatura rappresenta una promessa di futuro, un impegno verso la crescita e l’innovazione nel segno della tradizione e della cultura condivisa. In bocca al lupo, Latina”.
Anche Massimo Rosolini, presidente dell’Ordine degli Architetti di Latina, si è espresso a riguardo sostenendo il progetto, nonché il dossier “Latina Bonum Facere” che ha visto l’adesione di 16 comuni della provincia di Latina, oltre a quelli fuori provincia tra cui Frosinone, con l’interessamento del Sindaco Riccardo Mastrangeli, e di svariati partner culturali tra cui Università La Sapienza, Parco Archeologico Appia Antica, Fondazione Caetani, Parco Nazionale del Circeo, Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino, Diocesi di Latina, Istituto Nazionale di Sociologia e Sintur.
“Non c’è, in Italia, una città come Latina. Ce ne sono di più belle, di più antiche, di più importanti, ma nessuna come lei – ha commentato Rosolini -. Nessuna rappresenta quello che lei rappresenta: un pezzo unico della storia italiana contemporanea. Un pezzo unico del Novecento. Un secolo finito, ma che getta ancora fino a noi la sua ombra, i suoi temi, o almeno le conseguenze di essi. Un secolo che è la nostra storia e che non finiremo mai di studiare e conoscere se vogliamo capire il presente. Latina è il luogo in cui la storia delle città, la storia dell’architettura e quella dell’urbanistica, la storia della tecnica e della trasformazione del territorio, l’intervento dell’ambiente e la vicenda delle comunità umane si intrecciano. Lo ha capito Antonio Pennacchi che, raccontando la vita di persone, la raccontato la storia d’Italia. Può una città come questa, il fenomeno e i significati che rappresenta stare tra le capitali italiane della cultura? Siamo convinti di sì, e anzi pensiamo che eleggerla sia un dovere culturale per tutti noi e un impegno da perseguire in questa occasione e anche oltre questa, verso il centenario del 2032”.
A sostegno di Latina capitale italiana della cultura 2026 anche Federico Massimo Ceschin, presidente di SIMTUR, Società Italiana professionisti mobilità e turismo sostenibile. “C’è un elemento che ci appare del tutto straordinario ed è che Latina, insieme a una parte dell’Italia con radici rurali e contadine, negli ultimi decenni, si è vista voltare le spalle in favore di un frainteso senso del progresso che vedeva un modello di crescita senza limiti per trovarsi infine marginalizzata. Nel caso specifico Latina è però un territorio rilevante dal punto di vista dell’agricoltura, del paesaggio e della produzione di cibo. Il dossier “Bonum facere” ci ha convinto nell’immaginare la candidatura come una sfida che non immagini soltanto l’Italia delle città d’arte, ma anche un Italia in cui si sappia fare, ci sia resilienza, ci sia qualità e coesione sociale”.
Dalla parte di Latina anche Benedetto Delle Site, presidente nazionale del Movimento Giovani UCID e vice segretario nazionale e presidente provinciale della Federproprietà.
“Sono proprio le competizioni come questa – ha dichiarato Delle Site – a poter innescare processi virtuosi sotto il profilo socio-economico e politico-amministrativo, stimolando una maratona civile e rinfrancando l’amor proprio di una comunità. La città ha sempre espresso una importante sensibilità culturale, sia pure alle volte non largamente diffusa e partecipata. Latina esprime una storia che ha caratteri di unicità per la sua fondazione. E l’Italia è ricca di “ambasciatori” dell’eccellenza pontina in numerosi campi culturali, scientifici e professionali. Va quindi dato atto, comunque vada, a tre donne agguerrite, il Sindaco Celentano, l’Assessore Muzio e l’architetto Cavallo, di aver fatto l’impossibile e avviato un processo virtuoso nel segno di una nuova consapevolezza delle potenzialità cittadine. Di aver creato, attorno alla candidatura del capoluogo, una rete di aspiranti partners territoriali in grado di supportare la domanda che la nomina di Latina andrebbe a generare ad esempio in termini di turismo, con ricadute favorevoli anche limitrofe. Un processo quindi utile anche in vista di altre sfide, dal Giubileo al Centenario di Latina”.
Dello stesso avviso Paola Bonuzzi, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Verona. “Il nostro Ordine e quello di Latina – ha spiegato con un video diffuso sui social – hanno sancito un gemellaggio culturale, che si fonda sugli interessi comuni dei rispettivi territori: iniziative per la promozione della cultura e della conoscenza dell’architettura. Sosteniamo con convinzione la candidatura di Latina a capitale italiana della cultura 2026. Siamo convinti che Latina meriti la vittoria e l’opportunità di permettere a persone di paesi diversi di conoscere le sue incredibilità peculiarità”.