Concluso il processo per gli abusi edilizi e d’ufficio in merito alla palazzina di Via Roccagorga a Latina: arriva la prescrizione
Il I collegio del Tribunale di Latina composto dai giudici Soana-Velardi-Coculo ha pronunciato una sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione nei confronti dei quattro imputati coinvolti nel caso della palazzina di Via Roccagorga a Latina.
A febbraio 2020, era arrivata una prima svolta nella vicenda giudiziaria che ha come “protagonista” la palazzina di Via Roccagorga che tante polemiche ha generato anche per via del fatto che uno degli appartamenti era di proprietà del figlio dell’ex sindaco di Latina, Damiano Coletta. Un’altra storia, in realtà, che non ha a che fare con l’aspetto penale della vicenda.
A rispondere alle accuse di abuso d’ufficio, abusivismo edilizio e invasione arbitraria di un’area comunale, formulate dal pm di Latina Giuseppe Miliano, erano in quattro: il capo dell’ufficio edilizia privata del Comune di Latina Luigi Paolelli, il direttore dei lavori Fabio Tomeo, la proprietaria dell’immobile Rosa Belani e l’amministratore unico della società costruttrice Seccafien Costruzioni, Fabrizio Seccafien.
Prima della sentenza che ha fatto valere la prescrizione per gli imputati, la stessa pubblica accusa, rappresentata in aula dal Pm Daria Monsurrò, aveva chiesto per gli imputati l’assoluzione per l’occupazione abusiva, contestata solo a Belani, e la prescrizione udienza per l’abuso d’ufficio (contestato a Paolelli) e gli abusi edilizi (di cui dovevano rispondere tutti e quattro gli imputati). Chiaramente anche il collegio difensivo composto dagli avvocati Farau, Sassu, Leone e Chimera si è associato alla richiesta di assoluzione e prescrizione. Nel processo era parte civile il Comune di Latina.
L’edificio, che si trova vicino alla Polizia Municipale il cui Nucleo Investigativo dell’Edilizia ha redatto l’informativa dirimente per i risvolti dell’indagine, si struttura in sette piani con 19 appartamenti che, secondo la Procura, erano viziati dagli ormai famigerati piani particoleraggiati che furono prima sospesi e poi annullati dal Commissario Giacomo Barbato chiamato ad amministrare il capoluogo di provincia dal giugno 2015 (fine della Giunta Di Giorgi) a giugno 2016 (le nuove elezioni vinte da Latina Bene Comune).
La palazzina è stata considerata conseguenza dei piani approvati tramite abuso d’ufficio e abusi edilizi come i metri cubi superiori ai titoli abilitativi (5920 metri cubi invece dei 5222 previsti), altezze non a norma e locali tecnici trasformati: un modus operandi anche per gli appartamenti, altrettanto noti per altre vicende, come quelli di Via del Lido e non solo.