Dietro il pestaggio avvenuto a fine novembre all’interno dei palazzi di Viale Pierluigi Nervi emerge un caso di un debito di droga
C’è stata una svolta nell’inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Latina che nella tarda serata del 26 novembre, a Latina, ai palazzi di Viale Pierluigi Nervi, hanno tratto in arresto un 36enne di Latina, fratello di un personaggio legato al clan Travali.
Il giovane, secondo la ricostruzione dei militari dell’Arma, aveva perpetrato una rapina in danno di un suo conoscente. Si tratta di due condomini che vivono in una delle scale dell’immobile in Viale Nervi. La vittima, col quale aveva litigato poco prima, nel tentativo di andare via dai luoghi del litigio, in un’abitazione nella disponibilità dell’arrestato, era stato dapprima bloccato per le scale, malmenato e infine rapinato del cellulare che aveva in mano, al fine di evitare che lo stesso potesse chiamare aiuto, per poi allontanarsi.
Successivamente soccorsa, la vittima era riuscita a contattare dapprima un conoscente e, poi, le forze dell’ordine, fornendo le prime indicazioni ai militari dell’Arma che, a brevissima distanza dal luogo degli eventi, hanno rintracciato il 36enne, insieme ad altre persone, ancora in possesso del cellulare. L’uomo fu tratto in arresto e tradotto presso il carcere di Latina, al contempo furono denunciati anche altri due giovani minorenni che si trovavano con il 36enne.
In seguito, l’indagine dei Carabinieri ha continuato a scavare dietro i motivi del litigio violento, con tanto di pestaggio, ed è venuto fuori che dietro l’azione di ritorsione c’era un debito di droga per circa 50 grammi di hashish, tanto che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Mario La Rosa, ha firmato l’ordinanza di arresto per un giovane di 19 anni, individuato come il pusher che reclamava i soldi della droga: su di lui accuse pesanti come sequestro di persona, estorsione e minacce. Non solo, perché il Gip La Rosa ha disposto il divieto di avvicinamento alla parte offesa (il ragazzo pestato a fine novembre) nei confronti di una donna di 39 anni, R.M., che ha aveva messo a disposizione il suo appartamento per le sevizie al consumatore di hashish indietro con i pagamenti della droga.
Il 19enne arrestato non è un nome che passa inosservato: si chiama Fabrizio Giovannelli detto “Papù”, figlio di Vera Travali e del primo compagno della donna, Antonio Giovannelli. Entrambi, sia Vera Travali che Antonio Giovannelli risultano imputati nel processo Reset, l’operazione di DDA di Roma e Squadra Mobile di Latina, che contesta al clan Travali l’associazione mafiosa. Ad ogni modo, il giovane è anche il figlioccio di Francesco Viola, compagno attuale di Vera Travali, già condannato (rito abbreviato) con l’aggravante mafiosa in riferimento ai fatti evidenziate nell’inchiesta Reset.
Uno spaccato che non fa presagire nulla di buono per Viale Nervi, già feudo dei fratelli Angelo e Salvatore Travali.
Tornando ai fatti dell’arresto eseguito dai Carabinieri, il debito, quello della droga, era passato in breve tempo a raggiungere la cifra di quasi 2mila euro, tanto che il pusher era arrivato a pretendere dalla compagna della vittima di chiedere un finanziamento per l’acquisto di uno smartphone. Nel caso non fosse riuscito a pagare, al debitore sarebbe stato proposto anche di regolare i conti commettendo una rapina. Fatto sta che, non avendo ricevuto i soldi, è scattato il blitz violento con l’aiuto del 36enne, poi arrestato per prima, che aveva raggiunto il debitore, in fuga dall’appartamento della donna (dove la vittima sarebbe stata picchiata anche con un piccone e mazze di ferro e minacciato con una pistola), prendendolo a cinghiate, malmenandolo e sottraendogli lo smartphone. Solo allora, grazie alla sua compagna, è stato chiamato il numero d’emergenza 112 a cui hanno risposto i Carabinieri.
Secondo il racconto fatto dalla vittima, lo stesso 19enne avrebbe pronunciato una frase piuttosto eloquente circa la pericolosità e la spregiudicatezza del giovane, così come sottolinea il Gip. Giovannelli, facendo riferimento alla pistola, avrebbe detto alla vittima di 22 anni: “Fai il serio, altrimenti inizia a preparare la carrozzella”, ventilando l’inquietante scenario di una gambizzazione.
ECCO LA NOTA UFFICIALE DEI CARABINIERI DI LATINA – In data 12 dicembre, a Latina, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Latina hanno eseguito due misure cautelari personali nei confronti di un giovane 19 enne di Latina e di una donna 39 anni per tentata estorsione, sequestro di persona e costrizione a commettere un reato usando violenza e minaccia con uso di armi ai danni di un ragazzo di 22 anni in concorso.
Inoltre al giovane 19enne è stato contestato la detenzione illecita di sostanza stupefacente che cedeva a credito alla vittima. In particolare, perveniva al Numero Unico di Emergenza 112 la richiesta di intervento da parte della vittima che era riuscita a fuggire ad un sequestro, operato nei suoi confronti da alcune persone che mediante violenza e minaccia a mano armata lo conducevano presso un appartamento in uso ad uno di loro e lo avevano privato della libertà personale, per diverse ore, costringendolo a consegnare loro una somma come debito di droga.
Non avendo possibilità di saldare il suo debito, lo costringevano con violenza e minaccia a commettere un furto presso un cantiere per conseguirne l’illecito profitto. Quando il ragazzo riusciva a scappare uno di loro, un uomo di 36 anni di Latina, lo inseguiva aggredendolo fisicamente e strappandogli di dosso il cellulare così da impedirgli di chiamare aiuto.
L’immediato intervento dei Carabinieri consentiva di arrestare in flagranza di rapina l’uomo trovato ancora in possesso del cellulare e a tradurlo presso la casa circondariale di Latina.
Posta in sicurezza, la vittima presentava querela per i fatti subiti e, pertanto i Carabinieri della Sezione Operativa di Latina, dopo aver raccolto tutti gli elementi necessari alla ricostruzione della vicenda e all’individuazione degli autori e dopo aver informato il Pubblico Ministero di turno presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina.
Il Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta del Pubblico Ministero che condivideva le tesi investigative degli operanti, emetteva a carico del giovane 19 enne ordinanza di custodia cautelare in carcere e nei confronti della donna ordinanza di divieto di avvicinamento alla vittima. Gli operanti eseguivano entrambe le ordinanze e dopo le formalità di rito conducevano il giovane presso il carcere di Latina.