Rinviata di nuovo l’udienza preliminare nei confronti dell’ex editore di Latina Oggi, Andrea Palombo, più alcuni ex soci per il fallimento di Neo Editoriale, Mediapress srl e Qap srl
Sul groppone diversi rinvii e oggi l’ennesimo stabilito dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, non competente per il fascicolo.
Si tratta di una inchiesta chiusa dal sostituto procuratore di Latina, Andrea D’Angeli, ad aprile del 2019. Per gli indagati, in tutto sei, le accuse sono a vario titolo di bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta. Si tratta dell’ex consigliere comunale di Forza Italia a sostegno dell’amministrazione Di Giorgi, l’imprenditore Andrea Palombo, la moglie Sandra Capozzi, Fernando Leonardi, ex Presidente del Latina calcio 1932, Vincenzo Iannetta, Davide Vinci e Luigi Credendino.
Le parti offese sono le tre curatele fallimentari di Neo Editoriale srl, Mediapress srl e Qap srl. Andrea Palombo e sua moglie Sandra Capozzi furono indagati per bancarotta fraudolenta nell’inchiesta sul fallimento di Latina Oggi, il quotidiano che Palombo rilevò da Giuseppe Ciarrapico.
Le indagini della Procura di Latina condotte dal sostituto Luigia Spinelli, nel 2014, partirono dopo la dichiarazione di fallimento della Neo, la Nuova editoriale oggi, che pubblicava i quotidiani Latina Oggi e Ciociaria Oggi. I Carabinieri perquisirono, nel capoluogo, gli uffici delle società riconducibili ai Palombo: in via IV novembre dove aveva sede la Capozzi srl e la Link srl, una società che si occupava di gestione di immobili; in Corso della Repubblica, dove si trovava l’ufficio di Andrea Palombo e dove avevano sede le società che oggi rappresentano le parti offese: la Mediapress – al tempo concessionaria di pubblicità dei quotidiani – e la Qap, entrambe dichiarate fallite dal Tribunale di Latina, rispettivamente nel marzo e nell’aprile del 2015.
Secondo l’accusa, Palombo e Leonardi in concorso – il primo come amministratore di fatto, il secondo come amministratore e legale rappresentante di Qap srl – avrebbero tenuto in maniera irregolare i libri e le scritture contabili della società predetta: in particolare, il Libro Giornale ed i Partitari – scritture obbligatorie per il codice civile – sono risultati carenti a fine 2014, violando così la contabilizzazione di Tfr, Irap e debiti verso il personale.
In sostanza, i due, secondo la Procura, avrebbero violato la legge fallimentare aggravando il dissesto della società astenendosi dal richiedere la dichiarazione del fallimento di Q.a.p. srl nonostante la società presentasse una situazione di grave squilibrio economico patrimoniale progressivo, tale da comportare un inarrestabile aggravamento del dissesto dell’impresa, determinabile in un range compreso fra un minimo di 619mila euro e un massimo di oltre 953mila euro, fino alla totale insolvenza. Entrambi, per tali fatti contestati, sono accusati di bancarotta semplice che, però, ha già maturato i termini di prescrizione.
Tuttavia i guai per Palombo non sono finiti perché sempre lui, in concorso con gli altri 4 indagati (escluso Leonardi), per vicende distinte, è accusato, per l’altra società fallita, la Mediapress srl, di bancarotta fraudolenta per aver distratto fondi, per rimborsi senza ricevute, e per aver versato canoni di locazione non pertinenti all’attività di impresa (fatto attribuito a Palombo alla moglie Capozzi e a Iannetta).
Le accuse economicamente più rilevanti sono a carico di Palombo, Credendino e Iannetta in quando si imputa loro di aver distratto fondi, per somme rispettivamente di 71mila euro e oltre 220 mila euro, a beneficio di Link srl, una delle società della galassia dei Palombo e che, come detto, si occupava di gestione degli immobili.
All’udienza preliminare, fissata per il prossimo 23 febbraio, davanti al giudice Pierpaolo Bortone, verrà verificato se gli imputati avranno saldato i creditori che hanno già iniziato a pagare. In caso positivo – si parla di una cifra intorno ai 150mila euro rimanenti – le curatele fallimentari potranno decidere di rinunciare alla costituzione di parte civile, agevolando non di poco il destino processuale dei medesimi imputati.