L’esponente politico e intellettuale Nicola Reale accende i fari sulle “Favole di Luce” gaetane e la memoria storica dimenticata
“Il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, il 15 febbraio 1961, conferì alla città di Gaeta la medaglia d’argento al valor civile con la seguente motivazione: «Sopportava, con dignitosa fierezza, ripetuti, violenti bombardamenti aerei e navali che arrecavano gravi distruzioni agli abitati ed uccidevano numerosi suoi figli. Subiva stoicamente crudeli rappresaglie del nemico invasore, mai piegando nella sua fede in un’Italia migliore».
L’8 settembre 1943, con l’ingresso delle truppe naziste a Gaeta, ebbe inizio quel periodo di supplizio della Città e dei suoi abitanti, che durò nove lungi mesi. Una data, quindi, che resta scritta con il sangue del popolo gaetano nel libro della Storia e come tale deve rimanere, per sempre, nella Memoria collettiva del popolo di Gaeta. Un’Amministrazione comunale, di qualunque colore politico sia, non può non sentire la responsabilità istituzionale e il dovere morale di operare fattivamente per la conservazione e la valorizzazione della Memoria storica. Ecco perché non si può fare a meno di rilevare, con profondo rincrescimento, che l’attuale Amministrazione comunale di Gaeta non ha attivato alcuna iniziativa pubblica per celebrare l’ottantesimo anniversario dell’inizio dell’occupazione tedesca. Forse perché entusiasticamente assorbita dalla preparazione della Festa nazionale dei giovani di Forza Italia, che si svolge a Gaeta proprio dall’8 al 10 settembre (peraltro illuminata – almeno così si dice – dagli stessi proiettori delle “Favole di Luci” pagati dai cittadini), l’Amministrazione comunale si è limitata a ricordare l’8 settembre ’43 sul sito istituzionale del Comune con uno scritto di 57 righe corredato da 4 fotografie: modello ricerca scolastica liceale.
Vien fatto di dire che mentre da otto anni “Gaeta si illumina con Favole di luce” (fatuo e costosissimo fiore all’occhiello delle Amministrazioni comunali), nel contempo si lascia invece nell’ombra la Memoria di eventi centrali nella storia della Città e fortemente identitari per la popolazone gaetana. L’Amministrazione comunale ha mostrato così non solo di non avere la consapevolezza e la cultura per cogliere la gravità del significato di una tale scelta, ma anche di mancare della sensibilità storica e morale per vergognarsene.
Si ha inoltre motivo di ritenere che tale atteggiamento, personale e istituzionale, non sia generato soltanto da un semplice disinteresse verso il valore sociale, culturale e identitario della Memoria storica, ma nasconda anche un preciso intento politico di revisionismo storico, finalizzato a minimizzare e a far dimenticare ogni tragedia scaturita dal Fascismo e dal Nazismo. La vicenda di cui stiamo parlando, infatti, fa il paio con un incredibile episodio accaduto tre anni fa, allorché un assessore alla Cultura del Comune di Gaeta avanzò la pretesa che venisse tolta la parola “nazista” da una epigrafe che ricordava il ruolo di primaria importanza svolto dalle donne di Gaeta durante i nove mesi di occupazione tedesca. Seraficamente, l’assessore motivava la sua richiesta argomentando, con altezzoso tono di competenza, che la parola “nazista” fosse “eccessiva” e “non opportuna in questo momento”. Dunque un’ulteriore testimonianza del preoccupante stato di avanzamento del processo erosivo che ha va subendo la Memoria storica, con la imbarazzante conseguenza che la Città, invece di un assessore alla Cultura, si ritrova un assessore all’Ignoranza.
Gli episodi che qui ho riferito sono solo la punta d’iceberg di una diffusa e perversa involuzione culturale, di fronte alla quale essere tolleranti o indifferenti diventa colpa grave.
Una colpa che coinvolge anche l’indifferenza o le distrazioni delle innumerevoli Associazioni culturali presenti a Gaeta, nonché della stessa ANPI e delle forze di opposizione, che, su questi temi, dovrebbero avere, geneticamente, una specifica e più spiccata sensibilità”.
Lo scrive, in una nota, l’ex consigliere comunale di Sperlonga ed esponente politico, Nicola Reale.