Se c’è un pericolo che effettivamente può arrecare la Lymantria Dispar è quello di far fare figuracce agli incompetenti e ai politici ossessionati alla disperata ricerca di un po’ di consenso e di visibilità. Questo piccolo ma vorace insetto ha negli ultimi giorni iniziato a defogliare vaste aree dei Monte Orlando a Gaeta e pure del Parco di Gianola a Formia, ma, sebbene non siano mancate le rassicurazioni e l’accertamento dell’assenza di qualsiasi pericolo, dai Comuni al Parlamento è partita una specie di gara a chi la sparava più grossa. Andiamo con ordine.
È vero trattasi di una eccessiva proliferazione. Parchi, aree protette e boschi sono sotto attacco dei lepidotteri: Formia e Gaeta su tutte. Prima di diventare splendide farfalle notturne, le larve, i bruchi, sono capaci di distruggere velocemente le foglie di piante e alberi. Proprio come sta accadendo in particolar modo nella riserva di Monte Orlando, dove ormai sono numerosi video e foto di quanto sta accadendo che girano all’impazzata sui social network.
I lepidotteri, presenti in Europa in circa 4mila specie diverse, sono parassiti con la caratteristica di avere un potente apparato masticatore. Lecci, sugheri e altre piante di cui è ricca la vegetazione tirrenica sono stati completamenti divorati da milioni di esemplari ancora intenti nella loro opera di distruzione. Immuni dagli attacchi solo poche specie come piante grasse e orchidee. La loro proliferazione smisurata iniziata circa venti giorni fa è solitamente causata da particolari condizioni climatiche che tuttavia appartiene a fatti naturali e fisiologici. Questa circostanza mette nelle condizioni la Lymantria di procedere il proprio ciclo vitale con milioni e milioni di uova, alcune parzialmente predate, altre che permettono l’esplosione delle nascite con una schiusa graduale e che quindi permette una proliferazioni di esemplari di varie età e grandezze.
Ma andiamo all’ingiustificato e indotto allarme. I naturalisti dell’Ente parco Riviera di Ulisse, già il 23 maggio scorso, avevano diramato una nota stampa nella quale rassicuravano anzitutto sul fatto che non si trattasse di processionarie, come invece era stato paventato inizialmente, e in quel caso, sì, la questione sarebbe stata molto più delicata. Eppure che la presenza della Lymatria è fisiologicamente ciclica, cioè può verificarsi ogni dieci anni. Inoltre, già in quella stessa circostanza, quindi oltre 20 giorni fa, l’Ente aveva chiesto un parere al servizio fito-sanitario della Regione Lazio, la quale, evidentemente, acclarato che ogni genere di pericolo era scongiurato, nemmeno risponde. Insomma nessun pericolo, né per l’uomo, né per le piante, né per gli animali. Al massimo qualche fastidio per qualche soggetto particolarmente sensibile, come per tutte le cose.
Ciò nonostante il primo a diffondere un allarme del tutto ingiustificato – scrivendo addirittura “PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI” – è stato il Parlamentare del MoVimento Cinque Stelle Raffaele Trano che ha presentato niente meno che una interrogazione parlamentare per monitorare l’invasione dei lepidotteri nei parchi del Lazio meridionale. Bastava sentire l’ente parco, che peraltro ha sede nella sua stessa città, Gaeta, per scoprire che non c’era alcun pericolo, o almeno leggere il comunicato stampa. E che pure dalla Regione data l’insussistenza del fatto nemmeno avevano risposto e che comunque si tratta di un episodio isolato accaduto non prima di dieci anni fa. Infatti la defogliazione sarà completata dai bruchi nel giro di un paio di mesi, la natura si rigenera e l’anno prossimo tutto tornerà ad essere come prima. Salvo il ripetuto reiterarsi del fenomeno nei prossimi anni. Circostanza futura che almeno noi non conosciamo, ma evidentemente Trano ha il dono di vedere nel futuro visto che scrive: “La defogliazione delle alberature, sebbene sia un fenomeno naturale, può comportare ingenti danni all’ambiente quando la proliferazione di tali larve avviene ripetutamente nel corso di diversi anni; le azioni di contenimento a tali eventualità, riportate in precedenza come monitoraggi ed eventuali disinfestazioni, vanno condotte nel primo stadio di vita delle larve. Tale periodo coincide tendenzialmente con la metà del mese di giugno”.
Probabilmente mal consigliato, ha preso un granchio, anzi un lepidottero, anche il presidente della commissione regionale Agricoltura e Ambiente, il consigliere regionale Valerio Novelli, che ha sposato la causa e in queste ore – si annuncia – avrebbe allertato il servizio fito-sanitario regionale, quindi quasi un mese dopo l’Ente Parco. Anche lui scoprirà che non c’è alcun pericolo.
Parlamento, Regione e chiaramente non poteva mancare nemmeno il Comune di Gaeta, tutti sul carro della ricerca all’allarme. Già l’altro ieri – anche lui quindi dopo venti giorni dalle rassicurazioni dell’Ente Parco – il consigliere comunale di minoranza Gennaro Romanelli, aveva denunciato dalla propria pagina Facebook: “In data 10 Giugno 2019, a seguito di numerose segnalazioni pervenutami dalla popolazione, ho effettuato, con il Responsabile della Protezione Civile di Gaeta “Fenice”, Aldo Baia, dei sopralluoghi sul nostro territorio per accertare la veridicità e l’intensità del fenomeno in oggetto. Le querce da sughero sulla Magliana (Confine Itri-Gaeta), i lecci di Monte Conca e quelli di Monte Orlando, risultano fortemente infestati dai lepidotteri in oggetto sotto forma di bruchi, i quali con la loro intensa attività trofica stanno danneggiando tutte le parti verdi dei succitati alberi. Ho richiesto pertanto formalmente alla Regione, ai Parchi e ai Comuni interessati un parere tecnico-scientifico sull’infestazione di questi lepidotteri e se la loro attività trofica possa causare danni irreparabili alle piante, altresì di comunicarci le eventuali misure che si intendono adottare o eventuali rassicurazioni”. Il post diventa però anche una lettera ufficiale rivolta alla Regione Lazio, persino al governatore Zingaretti.
Sempre lunedì scorso, denunciando addirittura “che le querce da sughero sono a rischio”, sebbene Monte Orlando sia popolata solo di Lecci e Roverelle. Forse è Itri. Insomma, una psicosi, dove un po’ tutti si autoproclamano salvatori di una patria che non c’è, diffondono allarmi inesistenti, vedono nel futuro circostanze che ancora non sono accadute e chiaramente nell’epoca dell’apparenza e della smania di essere stati bravi a fare qualcosa danno tutto in pasto ai social network perché, come gli ha mostrato Salvini, ciò che non riescono a fare i lepidotteri può farlo molto bene la propaganda.
Circostanza appena confermata anche dallo stesso parco