“Non è che ci sia da rimanere sconvolti, se è crollata la spalla di uno dei canali di collegamento tra mare e laghi costieri, in questo caso quello della Bufalara.
Forse non è ancora sufficientemente chiaro, quindi udite: il Lungomare non è più sicuro! Deve avvenire una disgrazia affinché lo si comprenda? Sembra proprio di sì, visto che mentre la cittadinanza si univa a difesa di duna e retroduna dal lasciarvi continuare le ormai note esercitazioni militari, da una parte il Sindaco si esibiva in una sorta di moon-walk verbale, fingendo passi avanti verso la tutela ambientale, ma in realtà stava camminando all’indietro per difendere invece le attività militari (sconvolgente, non se lo aspettava nessuno), dall’altra continuiamo a sentirci dire che si è sempre fatto così. Davvero ancora cercate di convincerci che bombe a mano, ancorché a basso potenziale, o il passaggio di mezzi militari, non comporterebbero alcun ulteriore danno su un sistema già evidentemente troppo instabile? Oltretutto, di tanto in tanto, qualcuno ha cercato di interpretare questa nostra posizione come fosse fondato su di un assunto anti-militaristico. Ci teniamo, un’ultima e speriamo definitiva volta, a sgomberare ogni dubbio, esasperando la questione fino all’assurdo: anche qualora il Sindaco Mosca autorizzasse un corteo di manifestazione per diritti LGBT (per i quali abbiamo presentato mozione) nel sito naturale oggetto di esercitazioni, comunque noi ci opporremmo fermamente al suo svolgimento, perché rumori alti e passaggio massivo di persone non sarebbero compatibili con i suoi obiettivi di conservazione. A maggior ragione, non lo sarebbero armi esplosive, che a lanciarle sia l’Esercito, un’altra forza militare, o una troupe cinematografica!
E il muro che si è magicamente rivelato sul Lungomare in questi giorni? E quante altre strutture sono state costruite negli anni immobilizzando la duna? Davvero strano che qualche giorno fa ci fossero due metri di dislivello. Fantasiose o meno che siano le preoccupazioni in merito, strutture rigide, cementificazione, sollecitazioni meccaniche eccessive, in nessun modo possono continuare a essere considerate ininfluenti sulla stabilità del sistemo costiero e il fatto che stiano lì da decenni non è un motivo sufficiente per continuare a giustificare inerzia.
“Purtroppo, prima o poi, la natura il conto lo presenta. Che ci siano da pagare reati ambientali, negligenza, oppure semplice indifferenza, prima o poi qualcuno quel conto lo dovrà pagare.” dichiara il Dirigente Locale Marco Massimi.
“C’era da salvare la stagione balneare e riaprire la strada, questo lo comprendiamo, ma terminata l’estate occorre agire in modo repentino, incisivo e integrato e su tutto il sistema litorale. Non basta più rattoppare il Lungomare in somma urgenza, perché è un problema che riguarda più aspetti e che ha origini ben più ampie: i danni che osserviamo sul litorale sono solo il risultato finale, ma la problematica va affrontata su più fronti scientifici, oltre che politici. Ecco perché non può essere fronteggiato solamente dai comuni che di volta in volta si trovano un tratto di mare mancante nell’arco di una mareggiata. È, invece, un problema organico e come tale richiede una soluzione organica, da parte di tutti gli attori di almeno tutto il comprensorio pontino, dalla costa alle zone montane, oltre che ovviamente da enti nazionali. Aggiungo che l’erosione è solo uno dei sintomi di un dissesto più esteso, ecco perché anche i comuni interni dovrebbero essere coinvolti in un tavolo tecnico più ampio”.
Marco Massimi conclude, infine, con un monito “O accettiamo di dover agire immediatamente, investendo le risorse che saranno necessarie e ragionare in un arco di tempo che vada oltre la prossima stagione balneare, o la prossima volta il prezzo potrebbe non essere pagato in termini economici con la chiusura della strada, ma in vite umane. Poi grideremo ‘Mai più!’ come dopo ogni disastro italiano?”.
Così, in una nota, il direttivo locale di “Sabaudia in Azione”.