Antonio Libertini e altri ex colleghi di Paolo Menechelli, l’ex operaio della Meccano suicidatosi ieri, ne sono sicuri. Il suicidio di Paolo è una morte bianca causata da una trafila di licenziamenti, cause lunghissime e, in cauda venenum, una cartella Inps da 25mila euro.
“Oggi (ndr: ieri) è un giorno molto triste per noi ed una sconfitta anche di tutta la politica sindacale applicata in tutti questi anni a supporto dei datori di lavoro a cui è stato consentito di fare il bello ed il cattivo tempo e disfare a proprio piacimento giocando con la vita dei dipendenti, licenziando e dimezzando i salari al solo scopo di ottenere più profitti. Oggi è un giorno triste perché un uomo non è riuscito a reggere alla tensione ed allo stress generato da questo tipo di situazione che è ormai diventato insostenibile! Ma questi imprenditori che in nome del profitto prendono decisioni assurde, non hanno una coscienza, non sanno che dietro ad un numero (perché tali veniamo considerati per molti di loro) esistono degli uomini, dei mariti, dei padri di famiglia che vivono, soffrono, si massacrano di lavoro per poter tornare la sera a casa e dare un bacio alle proprie moglie ed ai propri figli stanchi ma soddisfatti. E invece no, si pensa soltanto a ridurre i costi, aprire mobilità e casse integrazioni inesistenti, a scissioni, concordati e cambi di proprietà in nome del profitto che altro non è che fare sempre più soldi e poi cosa importa se altri uomini soffrono, non sanno come comprare il pane e tirare avanti, che si disperano al punto tale di fare gesti estremi! Non importa, ognuno pensa a se ma io voglio dire basta a queste ingiustizie, a queste prepotenze, ho combattuto per anni fuori dalla mia azienda in una tenda sfidando gli inverni gelidi e le estati torride, i soprusi e i dispetti ma ho tenuto duro e lottato, lo farò ancora soprattutto adesso per il mio amico Paolo, che non ha retto alle conseguenze di queste ingiustizie, delle sentenze dei tribunali, delle cartelle dell’Inps che richiedono 25 mila euro indietro frutto delle azioni scellerate di questi presunti imprenditori,della legge Fornero. Adesso è tempo di dire basta e fare qualcosa perché la misura è colma, non si può arrivare a questi gesti estremi, un uomo non può perdere la dignità e soprattutto la propria vita. Vogliamo RISPETTO e la VERA GIUSTIZIA, se non per noi almeno per PAOLO“.
Con questo duro post Antonio Libertini, ex dipendente dell’Aviointeriors, ha voluto ricordare il collega Paolo Menechelli con tutta la rabbia dovuta alla sua dipartita e il senso di appartenenza per una battaglia durata anni di fronte al sito di Avioninteriors.
In tenda, al presidio, tutti insieme, per protestare contro la dirigenza Veneruso e i licenziamenti.
Paolo, a detta di tutti coloro che l’hanno conosciuto, era uno che faceva squadra, un uomo rispettoso degli altri e ben voluto da tutti i suoi colleghi di lavoro. Il suo suicidio riapre tante ferite negli operai che hanno condiviso con lui anni di lavoro e di lotte per i diritti. Erano una grande famiglia, ci dicono i suoi colleghi, e il presidio aveva cementato l’unione di intenti che si portano dietro ormai da anni. Indissolubile il loro legame, come enorme è il dolore per la perdita.
Abbiamo sentito Antonio Libertini, il suo ex collega, a cui abbiamo chiesto di Paolo Menechelli.
Antonio, chi era Paolo?
Paolo, innanzitutto, era uno di noi, faceva parte del presidio, della grande lotta che abbiamo fatto a suo tempo contro Aviointeriors quando siamo stati licenziati l’8 ottobre del 2014.
Tu parli nel tuo post di un collegamento tra quelli che definisci “presunti” imprenditori e la cartella dell’Inps che Paolo avrebbe dovuto pagare. Come mai fai questo collegamento?
Dico queste cose anche in base alla situazione dei miei colleghi che sono stati reintegrati dai giudici del Tribunale di Latina.
Paolo veniva già da una catena di vari licenziamenti a cominciare dalla Goodyear, poi da Meccano Aeronautica e infine riassorbiti in Aviointeriors, avendo ricevuto la buonuscita per ottenere un posto di lavoro gestito dall’azienda attuale. E infine per passare a un nuovo licenziamento e al malumore provocato da processi infiniti che sono durati anni, senza contare l’ingiustizia della legge Fornero.
Qual è stato, a tuo parere, il punto di non ritorno per Paolo?
La beffa delle cartelle esattoriali recapitate ai ragazzi come Paolo: 25mila euro che non era la somma che dovevano.
Non è il solo ad aver ricevuto la cartella Inps?
No assolutamente no. Ci sono tutte quelle persone che sono state reintegrate con la Legge Fornero.
Di quante persone stiamo parlando grossomodo?
Il numero esatto non lo ricordo. Sono tantissimi. Tutti quelli che sono stati reintegrati in Aviointeriors con la legge Fornero dopo un giro di tre, quattro mesi si sono visti recapitare queste cartelle esattoriali esagerate e neanche giuste. Se si pensa che noi con la Fornero abbiamo percepito 12 mensilità e poi ce ne hanno richieste 36 indietro.
Perché non erano giuste le 36 mensilità richieste ai reintegrati?
Non so bene i tecnicismi, so soltanto che quello che dovrebbe essere restituito sono 12 mensilità che corrispondono a ciò che il giudice ci aveva riconosciuto applicando la legge Fornero. Un buco scaturito da contributi non versati dall’azienda, anche se non conosco molto bene i meccanismi che si producono quando un’azienda ti licenzia, e se i contributi si bloccano o meno.
Antonio, tu hai usato un’espressione netta e forte. Secondo te, si può parlare di morte bianca?
Sì, lo ribadisco. La morte di Paolo è stata una morte bianca. Al 100%. Sono sicurissimo al riguardo. Il gesto tragico di Paolo viene da trafile di licenziamenti che le persone non riescono a sopportare. Se sei forte, resisti e sopravvivi, altrimenti ci troviamo a piangere l’ennesima morte bianca.
Puoi darci un ricordo di Paolo sul lavoro?
Era allegro, scherzava con tutti, ci sfottevamo e ci prendevamo in giro come si fa tra amici e colleghi. Parlavamo dei problemi inerenti alla nostra azienda tra alti e bassi, però ci davamo conforto a vicenda, l’uno con l’altro. Noi tutti insieme a Paolo resistevamo e ci nascondevamo dietro un sorriso.
Quello che abbiamo passato in tenda al presidio dell’Avioninteriors lo sappiamo solo noi. Due anni e mezzo là fuori sull’Appia di fronte alla sede aziendale tra intemperie, il caldo soffocante, i dispetti che ci sono stati fatti.
Quella lotta per il lavoro e i diritti ha lasciato molto dentro di voi?
Noi difendevamo il nostro diritto per il lavoro, ma anche quello di tutti gli altri perché secondo me se fuori quell’azienda non ci fosse stato il presidio avrebbero fatto una mattanza contro tutti i lavoratori dell’azienda stessa.
Domani ci sono i funerali di Paolo.
Sì, domani a Valvisciolo, alle 10 di mattina.