Ragazza di 19 anni stuprata ad Anzio: interrogato il 32enne arrestato alla stazione di Aprilia e ritenuto il responsabile
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, ha ascoltato nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia il 32enne nigeriano, accusato di aver violentato e rapinato la ragazza 19enne di Anzio, di origine rumena, a maggio scorso.
Valentine Omwanta ha ammesso tutti gli addebiti e il Gip Cario ha convalidato l’arresto, disponendo per lui l’arresto in carcere. L’uomo ha spiegato, dicendosi dispiaciuto, che quella notte aveva bevuto tanto e non ricorda i dettagli della vicenda
Sabato scorso, la Polizia, al termine di un’indagine coordinata dalla Procura di Velletri, ha eseguito il fermo di indiziato di delitto a carico del 32enne nigeriano, gravemente indiziato della violenza sessuale avvenuta ad Anzio il 12 maggio scorso ai danni della ragazza.
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La mattina dell’8 luglio, i poliziotti della Squadra Mobile della Questura di Roma e del commissariato di Polizia Anzio-Nettuno, all’esito di una approfondita attività d’indagine, coordinata dalla Procura di Velletri, hanno sottoposto al fermo di indiziato di delitto, disposto dall’autorità giudiziaria, il trentaduenne, nei confronti del quale sono emersi gravi indizi di colpevolezza in relazione alla violenza sessuale, alle lesioni e alla rapina subite dalla giovane.
Da quel momento le indagini sono state svolte senza sosta, con un gran dispiegamento di uomini, fino all’8 luglio quando l’uomo, con precedenti specifici, è stato fermato presso la stazione ferroviaria di Aprilia mentre attendeva in banchina un treno diretto a Roma.
Il 32enne nigeriano risulta essere clandestino nel territorio italiano, peraltro già condannato con sentenza passata in giudicato per violenza sessuale e rapina: al sud, in provincia di Trapani, nel 2016, l’uomo aveva stuprato una donna di 57 anni, per di più derubata. Per quell’episodio, avvenuto nella zona di Mineo, l’uomo aveva scontato la sua pena (la condanna fu di 7 anni). Il 32enne aveva commesso il suo delitto dopo essere fuggito dal centro di accoglienza straordinaria “Hotel Villa Sant’Andrea” a Valderice. La 57enne, dopo essere andata via dalla festa dell’associazione culturale, fu colpita alla testa prima di entrare nella sua auto: la ritrovarono in mezzo alle sterpaglie e vicino a un ovile. Omwanta confessò il crimine, anche quello di aver rapinato la donna per 50 euro e un cellulare.
Nonostante la condanna, l’uomo non era stato espulso dal Paese né rimpatriato così come prevede la legge: è ancora in attesa che si discuta davanti al giudice di pace il ricorso con cui ha chiesto un provvedimento di protezione internazionale. Dirimenti per le indagini le tracce biologiche del Dna trovate sui vestiti della ragazza e riconducibili al nigeriano, i tatuaggi di quest’ultimo e anche la sua dentatura. Ora il Gip di Latina, Giuseppe Cario, dovrebbe lasciare il caso al giudice di competenza, ossia al Tribunale di Velletri.
Nelle carte dell’inchiesta, la 19enne ha raccontato i particolari di quell’incubo: “Ero a terra e mi dimenavo, ma lui continuava a bloccarmi e mi diceva di stare ferma altrimenti mi avrebbe fatto male. Sentivo mancare il respiro e dopo avergli dato un calcio ho sentito un’ulteriore stretta al collo”.