Pomezia, Ardea e Torvajanica (sempre Comune di Pomezia) hanno una popolazione complessiva di circa 120mila abitanti e una estensione territoriale di 160 chilometri quadrati. Un territorio enorme e conseguentemente un bacino di interessi economici e finanziari come una gallina dalle uova d’oro per chi pensa di fare affari, soprattutto criminali. E lo ha compreso bene in particolar modo la famiglia Fragalà dell’omonimo clan smantellato – o parzialmente smantellato ieri – dalla direzione distrettuale antimafia di Roma coordinata dal procuratore Michele Prestipino. Il quale nella conferenza stampa di ieri, oltre a confermare i principali business criminali legati al traffico intercontinentale di droga e alle massicce estorsioni anche armate, aveva già illustrato un altro di quei mondi fertili per le mafie italiane, ovvero la politica.
Perciò non erano tardate ad arrivare già ieri mattina le parole del governatore del Lazio Nicola Zingaretti che ha ringrazio la DDA di Roma e il Ros dei Carabinieri per la brillante operazione ‘Equilibri’ che ha colpito il clan mafioso dei Fragalà da anni radicato nel litorale sud di Roma” concludendo col “ribadire il nostro impegno come Regione Lazio a promuovere atti concreti per combattere le mafie a partire dal sostegno a tutte le vittime di usura ed estorsioni che in questi anni sono stati colpiti dal clan Fragalà”. E gli ha fatto eco anche il consigliere comunale di minoranza a Pomezia Stefano Mengozzi, ex candidato sindaco del Pd e coordinatore cittadino: “Ho richiesto un consiglio comunale urgente e presentato una mozione per un impegno immediato e quotidiano di contrasto a tutte le mafie. Non si può rimanere in silenzio davanti a questo scenario.
Pomezia può e deve ribellarsi”.
Eppure il principale nome, per ora, ad emergere dall’ordinanza con la quale sono state disposte le 31 misure cautelari, è quello di Omero Schiumarini, che a Pomezia è consigliere comunale proprio del Pd, e dipendente proprio della presidenza del consiglio regionale guidata dall’amministrazione Zingaretti. Al momento Schiumarini non risulta indagato ma il giudice scrive : “L’interlocutore privilegiato di Alessandro Fragalà sin dal momento della detenzione domiciliare è risultato Omero Schiumarini, esponente politico di rilievo nella città di Pomezia, coinvolto in passato nella cosiddetta indagine Bignè”. Lo stesso Alessandro Fragalà, arrestato ieri, è considerato al vertice del clan.
“Mentre quest’ultimo era costretto tra le mura domestiche – rivela Il Fatto Quotidiano – Omero era andato a trovarlo almeno due volte, il 12 giugno e l’8 settembre, entrambe in compagnia di Astrid, che di Alessandro è figlia e che nel 2009 grazie al politico era diventata presidente di Confcommercio Roma Sud. “L’ho protetta come una sorella – racconta Schiumarini – l’ho nominata presidente dei Commercianti. Ma non solo: secondo i pm Schiumarini, che in quella tornata era stato sconfitto al ballottaggio da Fabio Fucci del Movimento 5 stelle, aveva provato a imporre Astrid come assessore in un comune poco distante dove il cognome Fragalà non era noto: “Tu sei stata in lista per fare l’assessore ad Anzio – ricorda il politico alla figlia del boss, finita agli arresti questa mattina – tu quello che sei qui è una cosa, a … a quaranta chilometri … non c’è il collegamento!”. E la famiglia ringraziava sentitamente: “Io ti devo dire ‘Omero grazie’ – gli dice papà Alessandro quel 12 giugno – perché hai preso per mano una ragazza che meritava di essere presa per mano”. E soprattutto perché Schiumarini era un tassello fondamentale del suo piano: “Posizionare membri del sodalizio più ‘presentabili’ – annotano i magistrati – al fine di ottenere ruoli di carattere politico-amministrativo“.
Infatti nella strategia del clan c’era un disegno per sconfiggere il M5S e prendere le redini del Comune, una specie di scalata politica, da conquistare con nomine, avanzamenti e passi indietro: “Omero si deve mettere da parte deve comandare lui però con la faccia di un altro”. L’altro è ex consigliere comunale di Pomezia, Fiorenzo D’Alessandri, in quota Democratici di Sinistra e più volte candidato Pd. Prosegue il boss: “A me interessa che lui (D’Alessandri, ndr) c’abbia un Fragalà là dentro, cioè mia figlia”. Perché in questo modo “chiunque va là, vede a mia figlia là dentro dice ‘è coperto’. Chiunque si avvicina a Fiorenzo (dice) ‘cazzo, ho visto Astrid là dentro, ma che ci sta Alessandro dentro?’”. Una dinamica inquietante che è però solo il presupposto per portare il potere del clan fin dentro la giunta con la nomina ad assessore della stessa Astrid Fragalà.
E ovviamente sono arrivate anche le parole del sindaco pentastellato del Comune di Pomezia Adriano Zuccalà che chiede le dimissioni di Schiumarini: “Apprendo dai giornali – dichiara – che i contatti del clan, sgominato ieri grazie all’operazione ‘Equilibri’, con la politica locale si riferiscono anche all’attuale consigliere comunale del Partito Democratico Omero Schiumarini. I passaggi riportati svelano relazioni pericolose che miravano a infiltrazioni mafiose nel Comune di Pomezia mascherate da ‘persone presentabili da candidare e poi manovrare’. Tutto questo è inaccettabile per l’immagine dell’Ente e della Città intera. Ad oggi il consigliere comunale non risulta indagato, tuttavia ritengo urgente e necessario che il Partito Democratico, sia a livello regionale che locale, intervenga affinché Schiumarini presenti dimissioni immediate dalla carica di consigliere comunale. E’ importante che l’organo del Consiglio comunale, massima espressione della nostra cittadinanza – continua il Sindaco – venga tutelato e salvaguardato da qualsiasi possibile contatto con la criminalità organizzata che ha operato in questi anni sul nostro litorale. Il cambio di passo che ha visto Pomezia protagonista, anche per la distanza dalla ‘vecchia politica’, non può e non deve essere oscurato”.
Intanto la sezione romana del Partito Democratico ha annunciato l’espulsione dei due: “MAFIA: PD PROVINCIA ROMA, ESPULSI D’ALESSANDRI E SCHIUMARINI. A seguito alle notizie emerse relativamente all’operazione Equilibri condotta dalla Dda di Roma e dai carabinieri del Ros in cui emergono comportamenti gravi e non compatibili con il codice etico del Pd, si comunica che Fiorenzo D’Alessandri e Omero Schiumarini sono stati espulsi dal partito”. Lo scrive in una nota l’ufficio stampa del Pd della Provincia di Roma. “Il Pd ribadisce il ringraziamento alla magistratura e alle forze di polizia per lo straordinario lavoro che portano avanti nella lotta alla criminalità, che va sostenuta senza sé e senza ma, da tutti e in particolare dalla politica che non può – conclude il comunicato – né deve offrire ombre di incertezza né di tolleranza”.