SHOWDOWN IN CASA PD, DE AMICIS&CO CHIEDONO LA TESTA DI MAJOCCHI: “È TUTTA COLPA SUA”

Leonardo Majocchi
Leonardo Majocchi

Le primarie del centrosinistra a Latina presentano il loro strascico: redde rationem in casa Pd, chieste le dimissioni del segretario comunale Leonardo Majocchi

La sconfitta netta di Daniela Fiore, con i suoi 1007 voti, e la vittoria di Damiano Coletta (1628 preferenze) presenta i conti al segretario comunale del Partito Democratico di Latina, Leonardo Majocchi. Il giovane esponente politico è finito sotto il tiro incrociato di alcuni esponenti del partito, tra cui Enzo De Amicis, il grande escluso alle primarie, che voleva candidarsi sindaco e che, invece, ha dovuto fare un passo indietro.

L’uomo che finì nelle intercettazioni dell’inchiesta “Cerronopoli” mentre parlava al telefono con l’ex amministratore delegato di Ecoambiente (una delle due società che gestisce gli invasi alla discarica di Borgo Montello), Bruno Landi, con l’ormai nota “A Bru’ ricordate de mi cognato”, firma il documento che chiede la testa di Majocchi insieme a Mauro Visari, Serena Cangero, Tommaso Malandruccolo, Francesco Viola, Paolo Pompili, Loredana Lecce, Marco Ghisio e Marco Cepollaro.

Gli esponenti Dem attribuiscono a Majocchi il disastro delle primarie a cui il giovane segretario avrebbe condotto il partito. Chiedono nel documento indirizzato allo stesso Majocchi, al segretario provinciale Omar Sarubbo e al Presidente del Pd Lazio, Augusto Gregori, un passo indietro e la convocazione di un direttivo che a questo punto si presenta carico di veleni.

Secondo De Amicis e gli altri componenti, dati dai loro oppositori vicino all’ala moscardelliana del partito – a proposito, l’ex senatore imputato per corruzione nel processo “concorsopoli” dell’Asl di Latina era presente alle primarie e in bella vista – sostengono che Majocchi ha precise responsabilità per la netta sconfitta del candidato del Pd Daniela Fiore. Majocchi viene definito presuntuoso e autoreferenziale, e per di più non avrebbe mai svolto la funzione per cui è stato nominato, ossia quello di segretario comunale.

“Le elezioni primarie sono state una scelta appoggiata da tutto il partito. Si annunciava da tempo – si legge nel documento che chiede la testa di Majocchi – la partecipazione alle primarie di due candidati quali Enzo De Amicis e Daniela Fiore. Successivamente si era proposto un altro candidato, Marco Fioravante. La situazione è radicalmente mutata con la decisione di Damiano Coletta di presentare la propria candidatura. Occorreva un minimo di buon senso per comprendere che la decisione di andare con un solo candidato aveva bisogno di una proposta inclusiva e di coinvolgimento di tutto il partito per scegliere la candidatura più competitiva per superare Coletta alle elezioni primarie.

Serviva un confronto senza pregiudiziali. Invece si è proceduto su una decisione già assunta, ossia candidare Daniela Fiore a prescindere, con consultazioni che erano orientate a ratificare quanto già stabilito facendosi forza dei numeri di un direttivo che non poteva essere unico criterio di valutazione stante la sua particolarità e la non rappresentatività di tutta la forza elettorale e politica del PD di Latina.

Si è ignorato che Enzo De Amicis fosse I’esponente politico più conosciuto e popolare a Latina, primo degli eletti e capogruppo uscente. Al contrario nei suoi confronti si sono espressi giudizi di non corrispondenza ad un presunto profilo ideale di candidatura secondo le personali convinzioni del Segretario, in sostanza troppo poco di sinistra. Il voto delle amministrative e delle elezioni regionali su Latina dava un quadro più complesso rispetto alla semplificazione superficiale fatta dal Segretario comunale del PD”.

In sostanza, gli esponenti ritengono che De Amcis avesse più chance di Daniela Fiore e l’unico responsabile sarebbe stato Majocchi, accusato di mancata interlocuzione, e che avrebbe inanellato un susseguirsi senza sosta di errori. Majocchi è accusato peraltro di comportamento arrogante e inadeguato; in discussione anche il tetto di spesa per pubblicizzare la propria candidatura, per chi si presentava alle primarie, fissato a 1000 euro.

Inoltre, secondo i sottoscrittori della lettera, Daniela Fiore era poco conosciuta in città rispetto a Coletta e occorreva mobilitare il partito. Una organizzazione da parte di Majocchi che sarebbe stata inesistente, mentre al contrario il giovane segretario avrebbe “servito la propria ambizione”.

La reazione di Majocchi, a primarie perdute, sarebbe stata “quella di addossare ad altri la colpa e di annunciare liste di proscrizione, ossia eliminare dalla lista del Pd chi a suo giudizio non aveva sostenuto Daniela“. Ma “il primo da escludere dalla lista del Pd per incapacità e danni arrecati dovrebbe essere lo stesso Majocchi“.

Ecco perché i nove esponenti Dem chiedono di ufficializzare subito le candidature “evitando colpi di mano”.

Majocchi, considerato anche un accumulatore di incarichi, è, quindi, considerato come l’unico colpevole di una sconfitta amara. Detto da un Partito, quello Democratico, che è riuscito a perderle sempre tutte a Latina: anche nel 2016, quando il ballottaggio per Enrico Forte era dato per sicuro. Finì con la vittoria debordante di Coletta su Calandrini.

Critiche non mancano neanche ai quadri superiori rispetto a Majocchi, ossia a coloro che hanno “responsabilità politiche e istituzionali”. E se uno più uno fa due, il riferimento è anche al segretario Sarubbo e al consigliere regionale Salvatore La Penna, uomo politico che ha saputo fare dell’arte dell’inabissamento e del silenzio un vero e proprio modus operandi politico. Quando c’è un problema, meglio tacere. E anche in questo caso pare che il destino di Majocchi sia lasciato a una resa dei conti ingiusta. Insomma, se il PD le perde tutte non può essere adesso la responsabilità di un ventenne segretario comunale. Largo ai giovani, ma non a Latina.

Uno scontro fratricida che non farà contento il candidato sindaco Damiano Coletta. E intanto il centrodestra gongola sempre di più.

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