Abilitazione docenti all’estero, Gilda: “La scelta del Ministero apre a un nuovo conflitto tra precari”. Giovannini: “Gli abilitati e specializzati in Italia rischiano di essere scavalcati da chi ha titoli
non ancora riconosciuti”
Inversione di rotta sul tema dei docenti abilitati o specializzati all’estero. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha informato le organizzazioni sindacali rispetto ad un’ordinanza imminente con cui sarà consentito anche a chi è in attesa di riconoscimento del titolo estero, a prescindere dalla validità o meno di quest’ultimo, di ottenere incarichi di supplenza. L’atto scalzerà l’ordinanza ministeriale vigente (OM 112-2022) per cui chi aveva acquisito il titolo all’estero ed era in attesa di riconoscimento avrebbe potuto inserirsi nella prima fascia delle GPS, ma senza possibilità di accedere a contratti a tempo determinato.
“Una modifica che di fatto apre a un nuovo conflitto tra precari e che soprattutto non risolve definitivamente la questione rispetto agli stessi docenti in attesa del riconoscimento”. Così Patrizia Giovannini, coordinatrice provinciale della Gilda Insegnanti di Latina, commenta l’informativa ministeriale arrivata in questi giorni sul tavolo dei sindacati.
“I procedimenti di valutazione di questi titoli – spiega Giovannini – hanno visto lunghi contenziosi davanti al TAR e al Consiglio di Stato e soprattutto un’ingiustificabile lentezza da parte del Ministero nella definizione dei protocolli di riconoscimento. Pertanto, si sarebbe dovuto procedere subito alla verifica delle domande di riconoscimento così da debellare titoli eventualmente non validi. Diversamente, si ribalta l’impostazione tenuta finora con una norma in virtù della quale chi è inserito con riserva nella prima fascia delle graduatorie provinciali in quanto ha acquisito il titolo all’estero potrà stipulare i contratti anche senza il riconoscimento formale del titolo di accesso alla graduatoria. La scelta del Ministero potrebbe avere effetti non solo sulle assunzioni con contratti a tempo determinato, ma anche sulle operazioni finalizzate all’immissione in ruolo e, infine, sull’accesso ai corsi di specializzazione TFA italiani che, vogliamo ricordare, sono altamente selettivi”.
“A questo punto ci chiediamo perché si continui a selezionare candidati per la partecipazione ai corsi TFA e per quale motivo il Ministero non proceda con la validazione e il riconoscimento corretto dei titoli stranieri. Il contrasto alla squalificazione professionale della figura del docente di sostegno, in un momento in cui invece vi è tanta richiesta, nonché al mercato dei titoli esteri – conclude la segretaria della Gilda – potrà essere combattuto solo liberalizzando i corsi di preparazione TFA in Italia”.