Quando nei Comuni e nelle istituzioni locali è chiamato a intervenire il prefetto di riferimento di quel territorio significa che una o più di una delle prerogative dello Stato democratico sono venute meno. Proprio come sta accadendo in queste ore a Itri dove il Prefetto di Latina, Maria Rosa Trio, su indicazione dello stesso Ministero competente sulle autonomie locali, è dovuta intervenire per bacchettare il presidente del Consiglio comunale Pietro Di Mascolo, il quale, nel dicembre scorso, ha di fatto impedito la legittima convocazione di un Consiglio comunale a seguito della richiesta da parte dei consiglieri Osvaldo Agresti, Paola Soscia, Giuseppe Cece, Luca Iudicone e Paola Soscia, di discutere in assemblea cittadina l’incompatibilità del consigliere Silverio Sinapi.
Il Prefetto ha ricordato al presidente del Consiglio comunale come non rientri nelle sue prerogative il potere di decidere se valga la pena o meno convocare e svolgere un Consiglio comunale, o inserire un tema nell’ordine del giorno, perchè è obbligatorio farlo se a deciderlo sono almeno un quinto dei consiglieri di cui si compone l’assise. Quindi il presidente Di Mascolo avrebbe solo dovuto accertare la correttezza formale della richiesta e non rigettarla adducendo peraltro motivazioni di carattere personale e non istituzionale circa il fatto che il tema era già stato affrontato. Non si governa così e il Prefetto glielo ha ricordato. Semmai, ha ulteriormente precisato il Prefetto, spetta allo stesso Consiglio comunale riunito per l’occasione decidere circa la legittimità – e quindi la possibilità di chiederne il ritiro – del tema posto.
Nel caso di specie i cinque consiglieri hanno chiesto di tornare ad affrontare una vicenda mai risolta, ovvero quella relativa a Silverio Sinapi e al suo doppio ruolo di consigliere di maggioranza e delegato all’ambiente del sindaco Fargiorgio come esponente dell’amministrazione comunale, e contemporaneamente presidente dell’azienda venatoria Frà Diavolo che ha in gestione alcuni terreni comunali, per l’esattezza circa l’80 percento dei 2429 ettari (oltre 24 milioni di metri quadrati) dell’azienda, nell’area ottenuta per conto del vero concessionario comunale Giuliano Mancini. Una questione sollevata più volte anche rispetto ai presunti favoritismi che l’amministrazione comunale riserverebbe a Sinapi e alla sua azienda che, secondo il rappresentante dell’ambito territoriale di Caccia 2 della Provincia di Latina Michele Ruggieri, riguarda i favoritismi politici del sindaco che avrebbe già in passato ordinato l’interdizione alla caccia nelle aree percorse dal fuoco – che sono da legge per 10 anni inutilizzabili – alla sola fazione dell’ambito territoriale di Ruggieri, “dimenticando“ di farlo con l’azienda faunistica del suo consigliere comunale. Lo stesso Osvaldo Agresti, consigliere comunale del MoVimento Cinque Stelle (tra i firmatari della richiesta di consiglio comunale sull’incompatibilità di Sinapi), fu tempo fa oggetto di una pesantissima aggressione via social nella quale il fratello del Sinapi consigliere, Antonio, affermò: “Se fosse per me vi farei bruciare vivi tutti senza risparmiare nessuno”.
Insomma seppur già ripetutamente affrontata, la vicenda è viva e tutt’altro che risolta e l’amministrazione comunale non può scrollarsela facilmente di dosso, in particolar modo ora dopo l’intervento diretto dello Stato e del suo rappresentante territoriale. Dopotutto il tema delle incompatibilità e dei conflitti di interesse ha accompagnato l’amministrazione Fargiorgio sin dal principio, relativamente all’ingente credito che lo studio professionale del sindaco-avvocato vantava nei confronti dell’ente (350mila euro circa) e circa la presidenza della Pro Loco del consigliere comunale Mattia Punzo, il quale lasciò la guida dell’ente di promozione locale. Stesso destino che toccò poi all’assessore Giovanni Colucci, ex membro del direttivo sempre della Pro Loco.
Il presidente Di Mascolo ha intanto già convocato la capigruppo, forse per decidere modi e tempi, della convocazione dell’attesissima assise. Non sono stati a guardare nemmeno i consiglieri promotori dell’iniziativa che hanno pubblicato una durissima nota stampa: “La battaglia dei consiglieri di minoranza era proseguita anche proponendo una mozione per impegnare i consiglieri di maggioranza a ripristinare la correttezza del dibattito democratico che è stata rigettata sacrificando alla ragione della sopravvivenza dall’amministrazione Fargiorgio i principi democratici. Si tratta di una grave violazione delle prerogative dei consiglieri comunali operata per la prima volta nella storia repubblicana dal presidente del consiglio Pietro Di Mascolo rispetto alla quale ora i consiglieri comunali di minoranza sono pronti ad invocare le dimissioni del presidente del consiglio che con il suo comportamento ha perso ogni ruolo di imparzialità. Quanto accaduto è sintomo di una volontà di gestione padronale della cosa pubblica e dimostra l’asservimento della maggioranza consiliare a dinamiche anti-democratiche”.