Latina Ambiente, il Comune di Latina si costituisce parte civile nel procedimento che vede coinvolte 26 persone tra manager, professionisti e politici
Il Comune di Latina, tramite una delibera commissariale, approvata con i poteri della Giunta, ha deciso di presentarsi domani in udienza preliminare e costituirsi come parte civile nel procedimento derivato dal fallimento dell’ex società partecipata del Comune, gestore dell’igiene urbana nel capoluogo pontino dal 1995 al 2016.
Come noto, tra gli indagati, in attesa di conoscere il proprio destino processuale, ci sono gli amministratori che hanno guidato la società nel corso degli anni, presidenti e consiglieri del Consiglio d’Amministrazione, e anche revisori dei conti e professionisti per la revisione del bilancio. All’inizio erano in 34 gli indagati, infine sono scesi a 26 perché alcune posizioni sono state archiviate. Dovranno ora rispondere di aver provocato il dissesto della Latina Ambiente Spa, con l’omissione dei controlli contabili e di bilancio nel periodo tra il 2007 e il 2010. L’udienza preliminare era stata fissata davanti al Guo Giorgia Castriota lo scoros 21 dicembre, ma è stata rinviata a domani, 1 marzo. Considerata la quantità degli indagati è altamente improbabile che domani si conoscerà l’esito giudiziario: ossia se vi sarà o meno un rinvio a giudizio e, quindi, l’eventuale processo.
I coinvolti, nell’inchiesta condotta dal sostituto procuratore della Procura di Latina Marco Giancristofaro (iniziata nel 2016), sono i vari amministratori delegati che si sono succeduti negli anni Giuseppe Caronna, Bruno Landi e Valerio Bertuccelli; i vari Presidenti della società Vincenzo Bianchi, Giovanni Rossi, Giacomo Mignano e Massimo Giungarelli; i vari consiglieri del Cda (alcuni dei quali ex dirigenti o funzionari del Comune di Latina) Gianmario Baruchello, Marco Brinati, Claudio Quattrini, Marcello Vernola, Alfio Gentili, Maurizio Barra, Bruno Calzia, Vincenzo Borrelli, Lucio Nicastro, Stefano Gori, Romeo Carpineti, Francesco Maltoni, Lorenzo Le Donne e Giancarlo Milesi; i componenti del collegio di sindaci revisori Gabriele Giordano, Elvio Biondi, Ruggiero Maurizio Moccaldi, Bruno Pezzuolo e il socio e procuratore della società di revisione Mazars & Guerard, Fabio Carlini.
In uno dei capi d’accusa viene spiegato che 22 degli indagati avrebbero occultato “perdite nel corso della gestione 2007-2013, perdite stimate in non meno di 18 milioni e mezzo di euro circa, mediante l’imputazione di ricavi e proventi Tia extra rispetto ai montanti Pef dello stesso periodo, con conseguente erosione del capitale sociale“. La perdita di capitale nel corso degli anni è stata di 18,5 milioni di euro.
In un altro capo d’imputazione, quello che coinvolge più indagati, c’è l’accusa grave di bancarotta fraudolenta. Secondo la Procura, gli indagati non rendevano possibile “la ricostruzione del patrimonio” e il “movimento degli affari, i libri e le altre scritture contabili della società Latina Ambiente spa in liquidazione tra il settembre 2006 e l’approvazione del bilancio 2012, i sindaci e la società di revisione omettendo ogni controllo di legalità e contabile di rispettiva competenza, limitatamente al periodo tra il 2006 e l’approvazione del bilancio 2010, attesa la mancanza di un sistema di rilevazione contabile analitico, tale da consentire la segregazione contabile dei costi inerenti la gestione Tia, e quindi la puntuale verifica del rispetto della copertura di tali costi con la tariffa di riferimento“.
Infine, nell’ultimo capo d’imputazione, che interessa una quindicina di indagati, c’è l’accusa di aver distratto oltre 300mila euro, negli anni di bilancio tra il 2009 e il 2011, a favore dell’azienda che deteneva il 49% della Latina Ambiente, la Unendo di Francesco Colucci.
Nella delibera del Commissario Carmine Valente, licenziata oggi 28 febbraio, si dà mandato all’avvocato dell’ente Piazza del Popolo, Francesco Cavalcanti, di costituirsi parte civile. Il provvedimento riassume le varie accuse degli indagati e specifica che questi ultimi “sono quindi a vario titolo, ed in ragione delle diverse posizioni assunte all’interno della Società Partecipata Comunale poi fallita, imputati di condotte che – per come valorizzate nella citata richiesta, e se confermate – sono lesive sotto più profili degli interessi materiali e morali intestati all’Amministrazione, la quale è pertanto parte offesa/ danneggiata dalle azioni come ripercorse negli Atti formati dalla Procura della Repubblica di Latina ed all’esame del GUP”.
I reati contestati, – dalla bancarotta fraudolenta con le contestate aggravanti, alle false comunicazioni sociali – incidono – si legge nella delibera – in maniera pregiudizievole sulle posizioni giuridiche dell’Ente che si sente danneggiato dalla gestione manageriale e contabile della ex società partecipata ormai fatta fallire.