Federlazio ha appellato la sentenza che l’aveva condannata a pagare un’indennità all’ex Direttore della sede di Latina
il 16 febbraio prossimo si svolgerà presso la Corte di Appello di Roma, la prima udienza del processo di appello promosso da Federlazio per chiedere la riforma della sentenza del Tribunale Ordinario di Latina n. 424/2021 depositata il 25 marzo 2021.
La sentenza richiamata è quella con la quale l’ex Direttore della sede Federlazio di Latina, Saverio Motolese, si era visto riconoscere dal giudice del Lavoro, il diritto a ricevere una cospicua indennità – a titolo di indennità supplementare e per il mancato preavviso di licenziamento – a fronte del licenziamento per giusta causa che gli era stato comunicato da Federlazio il 22 maggio 2018, sulla scorta di una serie di contestazioni.
Si legge nella sentenza richiamata che “il Tribunale accerta e dichiara che il licenziamento intimato al ricorrente è ingiustificato e il Giudice, oltre al pagamento delle indennità, rigetta la domanda riconvenzionale avanzata da Federlazio e condanna quest’ultima alla refusione delle spese di lite.”
A conclusione di una causa durata tre anni, il giudice aveva stabilito che il “licenziamento di Motolese si fondava su una serie di contestazioni, tutte risultate viziate da evidenti criticità, vuoi per la genericità dei fatti contestati, vuoi per l’assoluta carenza di condotte di rilievo disciplinare.”
Nessuna delle contestazioni mosse nei confronti di Saverio Motolese dalla Direzione generale di Federlazio, “riusciva a fare emergere una inadeguatezza di Motolese rispetto a legittime aspettative datoriali, al ruolo assegnatogli e rispetto ai risultati auspicabili in termini oggettivi.”
Anzi, “sono rimaste totalmente incontestate tutte le circostanze dedotte da Motolese nel ricorso, in riferimento all’andamento positivo della sede di Federlazio Latina”, nel lungo periodo in cui ha rivestito il ruolo di Direttore. Elemento, questo, di assoluto rilievo.
Se ne deduce che Motolese, ex direttore di Federlazio Latina, malgrado i risultati positivi conseguiti dall’associazione sul territorio, sia stato allontanato con una serie di motivazioni che, a parere del giudice del lavoro, sono apparse pretestuose e inconsistenti.
La sentenza, come aveva dichiarato l’avvocato di Motolese, Giuseppe Ibello “ha segnato e certificato la fine di un percorso che ha trovato il riconoscimento del valore della prestazione del dottor Motolese sul territorio, sia nelle sua veste di Direttore dell’associazione, sia come punto di riferimento di una parte del mondo dell’imprenditoria del nostro territorio”.
Inoltre, il giudice aveva rigettato la domanda riconvenzionale della Federlazio con la quale aveva chiesto “la condanna di Motolese al pagamento risarcitorio di 126.463 euro, pari al valore della somma delle quote associative delle 95 aziende dimesse, subito dopo il suo licenziamento.”
Federlazio, aveva tentato, senza alcun risultato, di contestare il fatto che a seguito dell’avvenuto licenziamento di Motolese, numerose imprese associate si erano dimesse per aderire in una nuova compagine, seguendo lo stesso Motolese e l’allora Presidente di Federlazio di Latina, Giampaolo Olivetti, provocando così all’associazione un danno per la perdita delle quote associative riferite alle aziende dimesse.
Ma il giudice aveva ritenuto che tale condotta addebitata al Motolese “non avesse provocato alcun pregiudizio lamentato da Federlazio, tanto meno la fuoriuscita dall’Associazione di un numero consistente di imprese associate.”
Aggiunge il giudice che “le imprese ex associate a Federlazio avevano deciso in piena autonomia di “seguire” Olivetti e Motolese in una nuova esperienza di rappresentanza imprenditoriale, stante anche la natura fiduciaria del rapporto associativo”.
A meno che non si vogliano considerare così tanti imprenditori privi di libero pensiero e capacità di discernimento, – conclude una nota diffusa dall’ufficio stampa di Saverio Motolese – appare evidente dagli atti e dallo svolgimento del procedimento, che le loro dimissioni dalla Federlazio, libere e consapevoli, furono scaturite proprio dalla non condivisione del licenziamento di Motolese.