Gioco d’azzardo, l’appello della Caritas ai Comune: grave la situazione nel sud pontino dove c’è una spesa di pro-capite di quasi 3mila euro
“Sono ampiamente noti i molteplici danni provocati dall’azzardo: la perdita della dignità e del lavoro, la rovina di intere famiglie, il sovraindebitamento, l’usura e soprattutto la patologia clinica di dipendenza, al pari della droga e dell’alcool, che richiede idonei interventi sul piano della terapia e della cura. L’azzardo oltre a nuocere gravemente all’economia distorcendo il corretto uso delle risorse, rappresenta un’attività su cui le mafie laziali, negli ultimi decenni hanno costruito potere e patrimoni ingenti, inserendosi negli stessi canali legalizzati di distribuzione dei giochi”. A dirlo è la Caritas di Gaeta in un appello inviato anche ai sindaci dei Comuni della diocesi per il contenimento dell’azzardo tramite alcune misure che i vescovi del Lazio hanno approvato nel convegno del 5 dicembre scorso a Roma.
In quell’occasione erano state chieste “alcune misure per regolamentare e arginare l’abuso di gioco d’azzardo, le ludopatie e le possibili connessioni con la criminalità”.
“Nell’appello – si legge – si richiede la riduzione delle fasce orarie di apertura delle sale gioco ridotte rispetto a quelle previste dalla Regione, l’interdizione dal gioco ai soggetti in stato di manifesta ubriachezza e la separazione netta tra lo spazio dedicato agli apparecchi da gioco e gli altri ambienti degli esercizi”.
La Caritas di Gaeta ha provveduto a consegnare l’appello ai 17 sindaci dei Comuni ricadenti sul territorio dell’arcidiocesi, dove l’azzardo ha prodotto nel 2021 una giocata pro-capite media, tra fisica e telematica, di 2.919 € molto superiore rispetto alla media nazionale di 1.883 €, nonostante che il reddito pro-capite medio (16.300 € nel 2020) sia nettamente inferiore in confronto a quello nazionale (19.800 € nel 2020).
“Si attendono ora le risposte certe ed efficaci da parte degli amministratori locali per frenare questo dramma sociale cresciuto esponenzialmente che sta intaccando l’integrità del tessuto sociale”.
“La Chiesa di Gaeta – conclude la nota –, intanto, non sta a guardare, ma si è già mobilitata per ‘stare sulla strada’, ascoltare il grido disperato dei molti incappati in questo ‘cancro del XXI secolo’ e offrire un contributo per contenere la vertiginosa diffusione di questa cultura della morte”.