Anche a Latina arriva una stretta sulla realizzazione degli impianti fotovoltaici sul territorio: il Commissaria firma la delibera con cui vengono individuate le aree non idonee
Un’operazione che, pur tra alterni risultati, era stata messa in atto mesi fa anche da parte del Comune di Aprilia. A marzo 2021, infatti, il Comune apriliano aveva visto una delibera del Consiglio comunale “per individuare le aree non idonee all’installazione degli impianti fotovoltaici a terra in zona agricola”.
Un problema sentito, soprattutto in un territorio come quello apriliano e quello latinense, interessati massicciamente, da anni, da impianti di ogni genere che hanno a che vedere con la conservazione del territorio e, soprattutto, con l’inquinamento di esso.
Ora, il Commissario del Comune di Latina, Carmine Valente, con i poteri del consiglio comunale, ha approvato la delibera numero 206 con cui vengono individuate le aree non idonee nel territorio del capoluogo pontino. Un atto che si basa su quello di un altro Commissario Straordinario, Guido Nardone, che con i poteri del Consiglio Comunale, a settembre 2010, aveva approvato il “Regolamento per la realizzazione di impianti o sistemi solari fotovoltaici per la produzione di energia elettrica in zona agricola del territorio comunale (Zona H – rurale di PRG)”. Fondamentale anche la delibera della Regione Lazio con cui, a giugno 2022, sono state approvate le Linee Guida per l’individuazione delle aree non idonee per la realizzazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili.
Linee guida che stilano una serie di caratteristiche per escludere determinate aree e che si basa sul principio enunciato al primo punto: l’individuazione delle aree non idonee deve essere basata esclusivamente su criteri tecnici oggettivi legati ad aspetti di tutela dell’ambiente, del paesaggio, del patrimonio artistico-culturale e del suolo agrario, connessi alle caratteristiche intrinseche del territorio e del sito.
Le aree che devono essere escluse dall’impiantistica delle rinnovabili sono diverse. Esclusi, naturalmente, i siti inseriti nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO, le aree e i beni di notevole interesse culturale e gli immobili e le aree dichiarati di notevole interesse pubblico. Off limits anche le zone all’interno di coni visuali la cui immagine è storicizzata e identifica i luoghi anche in termini di notorietà turistica; zone situate in prossimità di parchi archeologici e nelle aree confinanti a siti culturali e storico e/o religioso; le aree naturali protette; le aree incluse nella Rete Natura 2000; le “Important Bird Areas (I.B.A.)”; le aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità; le aree caratterizzate da situazioni di dissesto e/o rischio idrogeologico.
Il Commissario ha, quindi, approvato una relazione con cui viene delineato il territorio di Latina e le aree da escludersi, considerato che sono considerati beni paesaggistici tutti e nove i borghi originari di Fogliano, Sabotino, Montello, Carso, Le Ferriere, San Michele, Grappa, Bainsizza, Latina Scalo. Fattore di esclusione, ad esempio, l’area Igp del Kiwi di Latina oppure i quasi 4mila metri quadrati in zona agricolo latinense considerati di “pericolosità idraulica” e, ancora, l’area nelle vicinanze dei beni tutelai quali la Torre di Foce Verde, la chiesa di San Paolo Apostolo e la scuola Casal delle Palme.