Tragedia sfiorata a Campoverde: tentò di di uccidere la sua consorte e fu fermato dall’intervento della figlia
Davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, non è comparso l’anziano 81enne di Aprilia che lo scorso giugno ha tentato di uccidere la moglie per poi provare, a sua volta, a togliersi la vita. L’uomo, difeso dall’avvocato Rinaldi, è accusato di tentato omicidio del consenziente ma è mancato all’udienza per un legittimo impedimento motivato: verrà processato col rito abbreviato condizionato. L’udienza è stata rinviata a maggio. A latere, l’uomo, ai domiciliari, è stato rimesso in libertà dal Gip e può tornare a casa dove la moglie, che si è ripresa dall’accoltellamento di giugno, non c’è più, trasferita in una Rsa.
Accusato di tentato omicidio, l’81 anni di Aprilia, residente a Campoverde, ha prima tagliato le vene alla moglie invalida, ferendola anche al collo, e poi ha provato a suicidarsi applicandosi gli stessi tagli. I due sono stati trovati sdraiati l’uno accanto all’altra dalla figlia che è entrata in casa e ha visto una scena raccapricciante: i due anziani quasi dissanguati per le ferite.
Un dramma che, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri di Aprilia, avrebbe avuto anche il consenso della moglie. I due volevano farla finita, così come accade a Roma, nella primavera scorsa, nella casa di un vecchio professore giapponese che prima ha ucciso la moglie e, poi, si è dato la morte: un’azione descritta in un lascito “testamentario” in cui spiegava le ragioni del gesto volto a mettere fine alla sofferenza della donna malata.
E tale versione è stata confermata anche dall’81enne al Gip Cario a cui l’uomo ha spiegato che sia lui che la moglie volevano farla finita a causa dei loro problemi di salute. Solo l’intervento della figlia ha permesso che i coniugi non morissero.