Impianto Loas ad Aprilia: la Provincia di Latina il responsabile della contaminazione. La determina del Settore Ecologia
È, come noto, l’impianto che andò a fuoco ad agosto 2020. Ne derivarono diverse indagini, provvedimenti della Prefettura e diatribe politiche e amministrative. Di certo c’era che il sito era inquinato e per questo il procedimento di bonifica è stato avviato l’11 agosto, a due giorni dalla data del maxi incendio che devastò strutture e fu causa di rilevamenti dell’Arpa Lazio per l’aria compromessa.
Il 12 agosto 2020, la Società LOAS Italia Srl inoltrò, alla Provincia di Latina, comunicazione di potenziale contaminazione ambientale e più specificatamente ragguagliava sull’incendio che aveva coinvolto, tre giorni prima, tre capannoni presenti nel sito e sul materiale andato in fiamme, costituito prevalentemente di rifiuti di carta, cartone e materiale plastico, stoccati nell’impianto stesso.
In seguito, in quei giorni caldi d’agosto, e non tanto per il clima, il Sindaco del Comune di Aprilia emise l’ordinanza avente ad oggetto: “Società Loas Italia Srl- ordinanza contingibile e urgente per interventi di messa in sicurezza e rimozione dei rifiuti” con la quale furono disposte le “attività di messa in sicurezza dell’area e degli immobili oggetto del presente provvedimento”, nonché le “necessarie misure di prevenzione e le indagini preliminari sulle matrici suolo (superficiale – profondo) ed acque sotterranee tese a verificare il rispetto delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC)”.
Fu stabilita inoltre procedendo a raccolta e smaltimento di tutti i rifiuti presenti all’interno del sito appartenente alla società di Via della Cooperazione.
A ottobre 2020, però, il Comune di Aprilia richiese alla Società Loas di chiarire la qualifica del soggetto responsabile della comunicazione, poiché in una prima comunicazione coincideva con il “soggetto responsabile della potenziale contaminazione” del sito andato in furmo, mentre nella seconda comunicazione coincideva con il “soggetto interessato non responsabile della potenziale contaminazione”. Una differenza formale e giuridica evidente e dirimente. Ad ogni modo, la Loas confermava, tramite studio legale, che la società si considerava soggetto non responsabile della potenziale contaminazione.
Successivamente, sempre ad ottobre 2020, Arpa Lazio comunicò alla Provincia di non aver evidenziato superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione, al netto delle possibilità di analisi date in quel momento . A luglio del 2021, infatti, la stessa Arpa, dopo sollecitazione della Provincia, si rendeva disponibile a effettuare i controlli di competenza, previa messa a disposizione da parte della Società LOAS ITALIA S.R.L. degli apprestamenti utili e necessari per poter procedere alle attività di campionamento delle acque sotterranee, nonché di comunicazione di una data utile allo scopo.
“Si coglie l’occasione – scriveva Arpa nel luglio 2021 – per ribadire alla Società LOAS ITALIA S.R.L., la trasmissione dei risultati delle indagini preliminari svolte sulle matrici ambientali e delle misure di prevenzione e di messa in sicurezza di emergenza adottate nelle aree interessate dalla potenziale contaminazione e relativi report di laboratorio e rappresentazione della superficie potenzialmente contaminata con l’ubicazione dei punti di indagine, così come già richiesto con nota Arpa Lazio prot. n. 10091 del 22.02.2021, e come tra l’altro evidenziato nella nota del Comune di Aprilia prot. n. 64871 del 30.06.2021”.
A fine luglio 2021, la Loas Italia Srl trasmetteva così il cosiddetto modulo B con allegate le certificazioni analitiche restituite dai laboratori dell’Arpa Lazio relative sia ai prelievi condotti dall’Unità Suolo e Bonifiche di Latina, afferente al Servizio Suolo e Bonifiche del Dipartimento Stato dell’Ambiente
sulla matrice Suolo Superficiale (Top Soil), sia ai prelievi effettuati dall’Unità Controlli del Servizio Sezione Provinciale di Latina facente parte del Dipartimento Pressioni sull’Ambiente di ARPA Lazio sulla matrice acqua sotterranea.
Passa un anno e, il 5 agosto scorso, l’Arpa Lazio invia una nota alla Provincia con cui spiega che “sebbene l’Agenzia non sia stata messa in condizione di svolgere i prelievi richiesti dalla Provincia di Latina per la verifica dell’Autocertificazione, si ritiene che possano comunque essere fatte salve le risultanze analitiche fornite dai laboratori di ARPA Lazio relative ai campioni di acqua di falda prelevati in contraddittorio con la parte (ditta Maurizi) dall’Unità Controlli del Servizio Sezione Provinciale di Latina afferente al Dipartimento Pressioni sull’Ambiente di ARPA Lazio in fase di indagine post-combustione, e pertanto alla luce di tutte le considerazioni sopra riportate, si ritiene che il procedimento amministrativo, a fronte delle attività di verifica validate da Arpa Lazio (contraddittorio su suolo superficiale e contraddittorio su acque sotterranee) possa considerarsi positivamente concluso”.
Insomma, sul sito devastato dalle fiamme, nel quale sono andati in fumo quantità considerevoli di rifiuti, respirati da cittadini e lavoratori, c’è sì un parere positivo sulla contaminazione, ma evidentemente incompleto, così come certificato dall’Arpa Lazio. Senza contare che non vi è traccia di un responsabile e che la Loas è solo responsabile indiretto, o meglio “soggetto non responsabile interessato”. Una qualifica che non obbliga ma che dà solo la facoltà, a rigor di legge, di attivare le procedure di messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale. C’è un obbligo, in realtà, per la Loas Italia: quello di attivarsi per l’individuazione del responsabile che dovrà attuare gli interventi di bonifica. Un cane che si morde la coda dai tratti farseschi eppure permesso dalla legge e da enti, quali Provincia di Latina e Comune di Aprilia, che si sono dimostrati praticamente impotenti.