Chiede 40mila euro per una partita di droga: accusato di estorsione e lesioni aggravate il 38enne di Latina, Angelo Travali
Un processo minore per il noto Angelo Travali, difeso dall’avvocato Giancarlo Vitelli, rispetto a quello in cui è stato già condannato per associazione per delinquere (“Don’t Touch) e l’altro in cui è a giudizio per associazione mafiosa (“Reset”), ma non meno esplicativo di ciò che è stato e probabilmente è tuttora il potere di assoggettamento del territorio derivante dall’appartenenza al clan Travali-Di Silvio a Latina e provincia.
Avere a che fare con un Travali non è agevole, nonostante il 38enne Angelo si trova ininterrottamente in carcere dal 2015 in seguito agli arresti derivanti dall’operazione Don’t Touch. Forse è questa la motivazione che ha spinto la moglie di uomo picchiato a Cisterna nel lontano marzo 2014 a contraddire praticamente in toto quanto dichiarato in sede di sommarie informazioni ai Carabinieri, tanto da costringere il pubblico ministero Andrea D’Angeli a chiedere di inviare gli atti in Procura per falsa testimonianza.
L’occasione è quella del processo che si sta celebrando davanti al III collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, e che vede imputato unico Angelo Travali per estorsione e lesioni aggravate nei confronti di un 53enne di Cisterna.
I fatti contestati sono avvenuti, come detto, nel marzo di dieci anni fa, quando Angelo Travali si sarebbe recato sotto casa del 53enne, reclamando la somma di 40mila euro derivante da una partita di droga ceduta ma non pagata. Secondo il sostituto procuratore di Latina, Giuseppe Bontempo, titolare dell’indagine, Angelo Travali sarebbe andato a Cisterna, presso la casa dell’uomo, parte offesa ma non parte civile, colpendolo alla testa con un oggetto metallico e sferrandogli tre calci in faccia.
“Palletta” (questo è il soprannome di Angelo Travali), arrivato a Cisterna con un’altra persona, avrebbe preteso la somma di 40mila euro, tanto da provocare nell’uomo un trauma cranico, un ematoma all’occhio destro e un’emorragia cerebrale. Prognosi dei medici: 34 giorni.
Non uno scherzo. Eppure, la moglie dell’uomo, pur essendo passati dieci anni, ha spiegato di non sapere chi sia Angelo Travali, arrivando a sconfessare le sommarie informazioni rese ai Carabinieri, nelle quali raccontava di come il medesimo “Palletta” e un’altra persona fossero persino saliti nell’appartamento. “È impossibile che siano venuti a casa mia dove c’è un pitbull e nessuno vuole entrare”, ha detto la donna davanti ai giudici. Sommarie informazioni in cui la donna aveva spiegato di come avesse visto arrivare sotto casa sua a Cisterna una Smart bianca, notoriamente di proprietà di Angelo Travali.
Insomma, la moglie della vittima non ricordava proprio di aver reso dichiarazioni ai Carabinieri, pur dovendo ammettere che la firma sul verbale è effettivamente la sua, una volta che il Pm gliel’ha mostrata. Fatto sta che, alla fine della escussione, la donna dovrà vedersela con guai giudiziari, in quanto sarà accusata con tutta probabilità di falsa testimonianza. Un prezzo che evidentemente ha deciso di pagare.
Il processo, invece, è stato rinviato al prossimo 28 novembre.