16 ARRESTI PER DROGA: COINVOLTI IL 34ENNE DI APRILIA E I MAGAZZINI DELLO STUPEFACENTE TRA CISTERNA E LATINA

Operazione anti-droga della DDA di Roma: l’inchiesta ha coinvolto anche alcuni personaggi che gravitano tra Cisterna, Aprilia e Latina

Su delega della Procura della Repubblica di Roma – Direzione Distrettuale Antimafia, i finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, Emanuele Attura, nei confronti di 16 persone (di cui 13 in carcere e 3 agli arresti domiciliari) per le ipotesi di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e, tra le altre, di detenzione illecita di armi, rapina, ricettazione e riciclaggio.

Il provvedimento cautelare costituisce l’epilogo delle indagini coordinate dalla D.D.A. capitolina ed eseguite dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, nel cui ambito sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un sodalizio composto da soggetti di origine marocchina, stanziato principalmente nei quartieri Casal Boccone e Fonte Meravigliosa della Capitale.

Tale associazione risulterebbe dedita alla sistematica importazione di sostanze stupefacenti (hashish e marijuana), poi rivendute all’ingrosso a vari trafficanti (operanti soprattutto nei quartieri Castel Romano e Alessandrino) che, a loro volta, le avrebbero distribuite su numerose “piazze di spaccio” (principalmente nei quartieri Don Bosco, Pigneto, Spinaceto e Capannelle) e delle province di Roma e Latina.

Forte della presenza fissa in Spagna e Marocco di un membro dell’organizzazione, il gruppo narcotrafficante sarebbe riuscito a importare in Italia oltre 1,4 tonnellate di sostanze stupefacenti, perlo più tramite trasporti transfrontalieri su gomma.

Il sodalizio adottava uno schema ben definito, in cui ognuno degli indagati, sulla base di un preciso ordine gerarchico, attendeva a compiti stabiliti (contatto con i fornitori, trasporto, custodia e distribuzione dello stupefacente, riscossione dei proventi e loro riciclaggio tramite canali di trasferimento non convenzionali). L’organizzazione poteva, inoltre, contare su una “cassa comune” utilizzata anche per erogare stipendi agli affiliati e garantire assistenza ai soggetti destinatari di interventi repressivi delle forze di polizia, oltre che di armi da fuoco, vetture munite di doppifondi e dispositivi telefonici in grado di assicurare comunicazioni criptate.

Nel corso delle indagini i finanzieri hanno proceduto al sequestro di oltre 660 chili di hashish e oltre 50 chili di marijuana, con l’arresto in flagranza di reato di 2 soggetti, destinatari dell’odierna misura cautelare.

Coinvolti nell’operazione anche alcuni appartenenti alla Polizia di Stato. In particolare un vice ispettore che, nel 2022, era operativo al commissariato San Lorenzo portato in carcere e un sovrintendente capo della polizia. Ai due è contestato di essersi appropriati di oltre 70 chili di hashish durante alcune perquisizioni. Non solo, tra gli indagati, non sottoposti a nessuna misura cautelare, ci sono altri poliziotti. Avrebbero contribuito a omettere una serie di controlli.

Nell’area pontina, ad essere coinvolto e posto ai domiciliari c’è il 34enne di Aprilia, Patrizio Libero Abbate, coinvolto a ottobre in un imponente giro di auto rubate tra la Calabria, Anzio e Aprilia.

Abbate è un personaggio noto ad Aprilia: a ottobre 2019, si costituì per aver accoltellato Gianmario Stradaioli, l’allora 30enne figlio del noto costruttore, al parco Meddi di Aprilia vicino alla Scuola Deledda. Inoltre, sempre nell’ambito della droga, come nell’ordinanza odierna, Patrizio Abbate fu coinvolto nell’operazione di polizia denominata Las Mulas che vide l’arresto di personaggi molto noti nel mondo criminale di Aprilia come Dimitri Montenero, figlio di Nino Montenero, il latinense Marco Zuppardo, Marco Battisti di Velletri, Fabrizio Milita di Cori e Antonio Capasso residente ad Aprilia. Il sodalizio, secondo gli investigatori, gestiva un traffico internazionale di cocaina dalla Colombia all’Italia passando per il Nord Africa e la Spagna fino ad arrivare via terra, evitando i controlli di frontiera, ad Aprilia e Latina.

Anche nel contesto che partiva da Roma, Abbate si occupava di smerciare la droga e non solo. Abbate deve rispondere di un episodio di estorsione e minacce quando con altri soggetti rimasti ignoti e due indagati Valter Paolucci e Khalid Naoumi avrebbero minacciato e percosso con un bastone un ragazzo di origine maghrebina, costretto a interrompere la marcia mentre era alla guida del suo furgone Fiat Fiorino. Una volta fermato a forza in un tentativo di sequestro, Abbate e gli altri si sarebbero impossessati del denaro, del telefono cellulare e delle chiavi del furgone che aveva con sé. Il ragazzo maghrebino era finito sotto tiro in quanto risultava essere custode di deposito di stupefacenti. Il gruppo arriva a mettere sul furgone dell’uomo anche un geolocalizzatore Gps in modo da monitorare gli spostamenti e raggiungere il deposito della droga.

Le indagini hanno consentito di accertare che Paolucci, previo accordo con Naoumi e con Abbate, intende appropriarsi dello stupefacente nella disponibilità di EI Ghiouan (questo è il nome del ragazzo maghrebino). A tale scopo i tre predispongono un’attività di osservazione di EI Ghiouan, senza però riuscire ad individuare il sito di stoccaggio. Per tale motivo decidono di avvalersi dell’ausilio di terzi per sequestrare EI Ghiouan e costringerlo a rivelare il luogo dove detiene la “merce”.

“Con riguardo agli indagati Abbate Patrizio Libero, Essari Said, Naoumi Khalid e Paolucci Valter (che non rispondono della fattispecie associativa) – spiega il Gip nell’ordinanza – va evidenziata l’assoluta spregiudicatezza e la elevata capacità a delinquere, in particolare del Paolucci e dell’Essari”.

È a Cisterna di Latina, invece, così come emerge dall’inchiesta, che si trovava un altro deposito della droga, successivamente scaricata presso un deposito a Nettuno. Sono Mohamed Rafia, Hicham Ajouba e Lahcen Driouch ad essere accusati del trasporto della droga nel deposito di Cisterna, in Via Moscarello. Poi, il solo Ajouba avrebbe proceduto alle prestabilite consegne agli acquirenti, trasportando e custodendo 300 chili di hashish, parte del quale ceduta a Valter Paolucci e altri due acquirenti non identificati (1,5 kg. e 1 kg.).

Tra i siti di “scarico” vi sono aree ubicate a Latina e sulla Pontina Vecchia, che vengono comunicate ai corrieri con un’ora e mezza o due di anticipo. Driouch chiarisce che, una volta appresa l’ubicazione esatta del sito, lui e gli altri corrieri erano soliti recarvisi prima dell’arrivo dello stupefacente, in modo tale da prendere posizione

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