12 e 13 luglio 1911: per non dimenticare a 110 anni dal giorno della rivolta itrana contro i sardi. Nel 2019 la riappacificazione ufficiale
Scritto e a cura di Orazio Ruggieri
Il Covid ha fermato il cerimoniale della riappacificazione ufficiale non i sentimenti della riconciliazione tra Sardi e Itrani a 110 anni dalla sciagurata data della sanguinosa rivolta che tanto sconvolse l’Italia intera. Questo è lo spirito che si coglie in terra aurunca in questi giorni, destinati, dal calendario che ci si prefisse, sabato 5 ottobre 2019, in occasione della storica seduta presso l’aula consiliare di Itri, per dare corpo ufficiale al processo di sincero ritrovamento collaborativo tra le due comunità, quali tappe successive di quel primo approccio.
E, proprio per dimostrare quanto agli Itrani stia a cuore rendere concrete quelle meravigliose intenzioni, già nella giornata di domenica 11 luglio sono apparsi ai balconi di molte abitazioni più di qualche vessillo sardo con i tradizionali quattro mori e qualche bandiera italiana listata a lutto per ricordare quanti persero la vita o vennero feriti centodieci anni fa.
Il gesto, stando a quanto ci hanno riferito, vuole essere l’attestazione della sempre viva attesa per la consacrazione del processo di riappacificazione che prevedeva, dopo la visita in Sardegna delle figure istituzionali locali, nel febbraio 2020, la venuta a Itri di una delegazione isolana proprio in occasione del 12 e 13 luglio. E in un paese che si appresta a rinnovare la massima assise locale e, per ora, affidato alla guida di due commissari prefettizi, si coglie questo sentimento e, seppure non avvicinati da noi, gli aspiranti sindaci hanno più volte ufficiosamente fatto sapere che porteranno avanti, fino alla sua conclusione, il percorso di ritrovata amicizia con la comunità sarda.
Risuonano, infatti, ancora vive le parole con cui il sindaco uscente, l’avv. Antonio Fargiorgio, fissò la didascalia alla targa idealmente consegnata a tutta la gente di Pattada, uno dei comuni che ha visto cadere, deceduto o ferito, più di qualche suo figlio: “Ai nostri amici Sardi, per voltare, senza dimenticare, una triste pagina di Storia…per riscriverne finalmente insieme un’altra all’insegna dell’amicizia…per avviare un percorso di riconciliazione… per sanare una ferita che non andava inferta…Itri 5 ottobre 2019. Il sindaco, avv. Antonio Fargiorgio”.
E ricordare, per tutti, non vuole dire “revanche”, ma sincero proponimento di percorrere insieme la strada del futuro anche per far giungere fuori di Itri, fuori della Sardegna, fuori dell’Italia la bella lezione di una pagina di storia che stronchi o freni l’estremismo sempre più diffuso nel mondo che porta menti deviate o classi sociali in genere a predicare e a praticare politiche di supremazia antidemocratica a scapito di vittime di qualsiasi tipo, razziale, religioso o altro. E nell’attesa che le condizioni di sicurezza sanitaria consentano lo svolgimento di questa nuova tappa di riappacificazione, in paese ricordano ancora il meritevole impegno di quanti dettero vita a quella storica giornata del 5 ottobre di due anni fa, da Rino Solinas, scrittore e ricercatore per hobby, autore dell’opera “Le campane suonarono a stormo”, a Pino Pecchia, instancabile ricercatore, scrittore, giornalista e cultore della storia locale, autentico motore di tutta la manifestazione.
Con loro, oltre all’allora sindaco di Itri, Antonio Fargiorgio, dal dott. Valerio De Gioia, giudice della prima sezione penale del Tribunale di Roma, al Direttore Generale dell’assessorato agli enti locali della Regione a statuto speciale della Sardegna, Umberto Oppus , ai sindaci di Santa Teresa Gallura, Pattada, Ottana (Franco Saba , presente ai lavori). “Riappacificazione che – si disse quel fatidico 5 ottobre – non significa dimenticare quella bruttissima pagina di sangue e morte e, neppure, chiusura di un orrendo episodio che ancora fa sanguinare ferite mai completamente rimarginate in Sardegna e a Itri, ma punto di partenza per la costruzione, in armoniosa sinergia, di un futuro positivo e migliore per le due comunità che tanti punti similari hanno nelle loro cultura, abitudini e valori ispiratrici della quotidianità”.