SCARFACE, CLAN DI SILVIO: TUTTI COL RITO ABBREVIATO, TRA LE PARTI CIVILI IL COLLABORATORE DI GIUSTIZIA

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"Prosciutto", "Patatino", il padre "Romolo" (tutti e tre Di Silvio) e il genero di quest'ultimo Fabio Di Stefano

Processo Scarface, giudicati col rito abbreviato i componenti del clan capeggiato da Giuseppe Di Silvio detto Romolo e gli altri imputati

Tutti i principali imputati hanno chiesto il rito abbreviato fissato per oggi, 5 luglio, davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Roma, Angelo Giannetti. Al termine dell’udienza, il Gup Giannetti ha respinto le richieste degli imputati che chiedevano il rito abbreviato condizionato. Tutti saranno giudicati con il rito abbreviato secco, tranne Massimiliano Del Vecchio accusato di un reato senza l’aggravante mafiosa.

Accolte le richieste di parte civile da parte dell’Associazione antimafia “Antonino Caponnetto”, assistita dall’avvocato Licia D’Amico, del Comune di Latina e di un’altra associazione contro il crimine organizzato. Sarà parte civile anche il collaboratore di giustizia Emilio Pietrobono, ritenuto vittima di estorsione e sequestro di persona aggravati dal metodo mafioso (leggi al link di seguito la vicenda). Per questo capo d’imputazione sono a processo gli imputati Simone Di Marcantonio, Marco Ciarelli e Manuel Agresti.

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Il prossimo 23 settembre 2022 è prevista la requisitoria del Pm Luigia Spinelli e le conclusione delle parti civili. A ottobre, si esprimerà nutrito collegio difensivo e, successivamente, dovrebbe arrivare la sentenza.

Rimangono, al momento, nel processo con rito ordinario, presso il Tribunale di Latina, Ferdinando Di Silvio detto Pescio (ristretto in carcere), figlio di Costantino “Patatone” Di Silvio; Casemiro CioppiDaniel De NinnoGiulia De Rosa detta “Peppina” (moglie di “Patatone” Di Silvio); Domenico RenziRomualdo MontagnolaYasine Slimani detto “Stefano”; Roberto Di Silvio e Marco Maddaloni.

La maxi operazione anticrimine risalente all’ottobre 2021, coordinata dal Procuratore aggiunto della DDA romana Ilaria Calò, portò all’esecuzione di 33 misure cautelari, nei confronti di soggetti, a vario titolo gravemente indiziati di aver commesso reati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa.

L’indagine, imponente, confermava l’esistenza di un sodalizio di matrice mafiosa ed origine autoctona riconducibile al gruppo di etnia Rom di Giuseppe Di Silvio detto Romolo, organizzazione strutturata su base familiare e territoriale, già protagonista di gravissimi episodi criminali a Latina, che si è nel tempo sempre più radicato sul territorio di Latina, sia con riguardo al settore criminale dello spaccio di stupefacenti, sia con riguardo alle attività estorsive. In sostanza, l’altra famiglia dei Di Silvio, quella del quartiere latinense del Gionchetto, imparentata ma diversa dai Di Silvio di Campo Boario capeggiati da Armando detto “Lallà”, cui molti tra gli esponenti sono stati già condannati con sentenza passata in giudicato per reati aggravati dal metodo mafioso. Al boss Armando sono stati invece inflitti 24 anni in primo grado per associazione mafiosa.

Ecco perché la sentenza di primo grado, che arriverà col rito abbreviato, potrebbe essere di portata storica se confermasse l’impianto accusatorio: vale a dire, anche l’altra famiglia dei Di Silvio di Latina, il ramo più militarizzato e potente, coinvolta pesantemente nei fatti della guerra criminale pontina del 2010 (il boss Romolo e Costantino “Patatone” Di Silvio scontano la condanna per l’omicidio Buonamano avvenuto nell’ambito di qualla mattanza), sarebbe considerata da una sentenza della magistratura come mafia.

Ad ogni modo, per tornare al rito abbreviato accolto oggi, 5 giugno, vi saranno anche personaggi non affiliati al clan ma che rientrano in circostanze evidenziate nell’inchiesta di DDA e Squadra Mobile di Latina.

Di seguito tutti gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Giuseppe “Romolo” Di Silvio, nato nel 1966 (già in carcere dove sconta tra gli altri reati l’omicidio di Fabio “Bistecca” Buonamano); il fratello Carmine Di Silvio detto Porcellino nato nel 1973 (condannato già nel processo “Caronte”); Costantino “Costanzo” Di Silvio nato nel 1963, altro fratello di “Romolo”, e coinvolto nell’operazione MovidaCostantino Di Silvio detto Cazzariello nato nel 1998; Antonio Di Silvio detto Patatino (figlio di Romolo) nato nel 1992; Ferdinando Di Silvio detto Prosciutto nato nel 1997 (anche lui figlio di Romolo); Fabio Di Stefano detto “Il siciliano” nato nel 1989, sposato con una delle figlie di Romolo (Angelina Di Silvio detta Pellenera); Daniel Alessandrini detto “Tyson” nato nel 1998, legato a una figlia di Carmine “Porcellino”Mirko Altobelli detto “Il sinto” nato nel 1999 (sposato con una figlia di Carmine detto Porcellino o Zio Sale); Angelo Crociara nato nel 1972; Mirko Lolli nato nel 1979; Riccardo Mingozzi nato nel 1989; Michele Petillo nato nel 1993; Alessandro Di Stefano nato nel 1991 sposato a una Di Silvio; Manuel Agresti, nato nel 1985; Marco Ciarelli, figlio di Luigi Ciarelli, nato nel 1985; Simone Di Marcantonio, nato nel 1989, ex dirigente dell’Ugl nominato dal deputato della Lega Claudio Durigon; Salvatore Di Stefano, padre dei due predetti Di Stefano, nato nel 1968; Franco Di Stefano nato nel 1987; Simone Ortenzi nato nel 1980; Alessandro Zof nato nel 1984, già in carcere per l’operazione “Reset” contro il Clan Travali; Massimiliano Del Vecchio, coinvolto nelle operazioni Astice e Certificato Pazzo.

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