INQUINAMENTO E VALORE STORICO: IL CASO DEL LAGO DI PAOLA IN PARLAMENTO

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lago di paola sabaudia
Lago di Paola, Sabaudia - Immagine da sentiero.eu

Il caso del Lago di Paola finisce in Parlamento, presentata un’interrogazione parlamentare rivolta ai Ministri della Cultura, Giustizia e Transizione Ecologica

A presentare l’atto ispettivi i parlamentari Margherita Corrado, Luisa Angrisani, Laura Bianca Granato , Elio Lannutti e Nicola Morra (Presidente della Commissione Antimafia).

Tante le situazioni di illegalità denunciate dai parlamentari nella interrogazione che vede al centro il lago di Paola, il noto bacino salmastro situato tra Sabaudia e il promontorio del Circeo, esteso per 6,7 chilometri parallelamente alla costa, compreso nel parco nazionale del Circeo e nella rete ecologica europea “Natura 2000”, nonché classificato tra le zone umide protette dalla convenzione di Ramsar.

Il lago di Paola – ricordano in parlamentari – è a tutt’oggi proprietà della famiglia Scalfati, che dal 2007 ha avviato un progetto di riqualificazione ambientale e produttiva, con interventi di ripristino di acquacoltura e mitilicoltura, nonché atti a sviluppare attività turistiche compatibili con il delicatissimo equilibrio ambientale.

Eppure, nonostante la rilevanza sovranazionale sul piano naturalistico, e a dispetto dei vigenti vincoli paesaggistico e idrogeologico, ad oggi – denuncia l’interrogazione – gli scarichi fognari non sono monitorati, l’abbandono indiscriminato di rifiuti è una piaga costante, l’agricoltura intensiva diffonde agenti chimici e interra i canali di bonifica che introducevano acqua dolce nel bacino, proprio mentre l’emungimento di quella della falda dunale accentua la salinizzazione, con danno per flora e fauna.

Deficit anche sul piano culturale del complesso, a causa della demolizione della principale chiusa realizzata al tempo di Papa Innocenzo XIII (1721-1724), che garantiva lo scambio delle maree. “Partendo da quella – si legge nell’interrogazione – non ripristinata né messa in sicurezza, alla compromissione del muro in opera reticolata che lungo la riva destra contiene la duna e sulla sinistra forma la banchina del canale romano, scavato all’estremità sud del lago ed esteso per circa 800 metri, con larghezza costante di 16, fino a concludersi in un vero e proprio porto canale. Su di esso vige il vincolo archeologico ex legge n. 490 del 1999 dal 10 dicembre 2003″.

Inoltre, nonostante i divieti di navigazione e ormeggio per i veicoli a motore imposti dal piano territoriale paesistico, ci sono lucrosissime attività “tollerate” sul lago, per oltre 20 anni e fino al 2007 da tutti gli enti che hanno responsabilità. “Ciò – scrivono i parlamentari – sarebbe avvenuto d’accordo con il gestore, Alfredo Scalfati, per ragioni che la locale Procura non avrebbe appurato (ma che il triste primato di Latina in fatto di infiltrazioni delle mafie e beni loro sequestrati potrebbe forse illuminare), nelle rare occasioni in cui detti enti danno seguito alle denunce presentate dal 2006 dalla signora Anna Scalfati, proprietaria di maggioranza, insieme ad associazioni ambientaliste, si limitano a porre fine al singolo abuso, senza prevenire la reiterazione di azioni illecite da parte dello Scalfati. La Procura di Latina, del resto, non avrebbe indagato circa la volontà speculativa più volte denunciata da Anna Scalfati, benché gli abusi oggetto di segnalazione siano evidenti e reiterati”.

Una darsena con 11 pontili per 500 barche a motore è stata smantellata su disposizione dell’autorità giudiziaria a luglio 2010 previa denuncia della stessa Anna Scalfati, ma, più di recente, alla luce della paventata divisione del bacino in lotti, si è temuta una replica di quell’iniziativa, aggravata dalla prospettiva che il canale romano potesse essere usato per far transitare imbarcazioni dirette al mare, come stigmatizzato in una precedente interrogazione parlamentare presentata a ottobre 2018 alle Camere.

Secondo gli interroganti, “a nulla valeva la richiesta della Scalfati alla Soprintendenza, a maggio 2019, affinché fosse valutato l’interesse culturale dell’intera proprietà e dichiarato il suo carattere unitario, per l’alto valore storico-archeologico dell’intero compendio: con nota n. 16748 del 3 dicembre 2019, il dirigente ministeriale, eludendo la domanda, avrebbe risposto che dall’esame del regime vincolistico vigente “risulta evidente come la stessa sia ampiamente salvaguardata ai fini della tutela sotto gli aspetti archeologici, paesaggistici e ambientali”.

A fine maggio 2022, prendendo atto che il rischio di occlusione del canale romano e del canale Caterattino costituisce una minaccia grave, l’assessore per la transizione ecologica e trasformazione digitale della Regione Lazio Roberta Lombardi ha invitato tutti i soggetti coinvolti ad un incontro teso alla costituzione di un tavolo e all’assunzione delle misure più urgenti.

I parlamentari chiedono ai Ministri competenti “perché il vincolo archeologico sul porto canale romano del lago sia stato emesso solo nel 2003 e perché nel 2019 la Soprintendenza abbia dato una risposta, a giudizio degli interroganti, incompleta e pretestuosa alla precisa richiesta di valutare la sussistenza di un valore storico unitario del compendio, con eventuale emanazione di un vincolo tutorio sull’intera area, evitando quel frazionamento che la Scalfati è poi riuscita a scongiurare solo a prezzo della rinuncia a gran parte dei suoi diritti”. E perché, inoltre, il Ministro della transizione ecologica, nonostante i gravi fenomeni di inquinamento denunciati anche dai mass media, non abbia considerato a rischio l’ecosistema del lago di Paola e che cosa intendano fare i ministri Franceschini e Cingolani per assicurare la tutela e la conservazione di quanto di competenza.

Infine, una domanda diretta al Ministro della Giustizia: ossia se non ritenga opportuno attivare i propri poteri ispettivi di legge al fine di ripercorrere l’intero iter e rilevare eventuali anomalie nella gestione degli uffici giudiziari coinvolti.

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