BELLA FARNIA, IL RESIDENCE E IL KALI YUGA

Secondo le sacre scritture dell’induismo il Kali Yuga è un’epoca oscura di caos e abbandono.

A Bella Farnia, e in generale in molte periferie italiane, sembra di essere capitati proprio nel famigerato periodo del ciclo universale descritto nell’induismo.

IL GHETTO DI BELLA FARNIA

Senza ombra di dubbio, il residence Bella Farnia, abitato per larga parte da indiani sikh proveniente dal Punjab, è diventato negli anni un ghetto.

Le condizioni igienico-sanitarie lasciano a desiderare, infatti manca addirittura acqua potabile con cui potersi lavare.

Anche i residenti italiani, che occupano la parte sud, soffrono la mancanza dei servizi basilari e lamentano una situazione di disagio sociale invivibile: “Qui gira droga e non mancano episodi di violenza e tentativi di adescamento, inoltre la zona adiacente al canale è diventata un luogo di abbandono di rifiuti da parte di ignoti”.

Rotoli di catrame altamente inquinanti abbandonati nella zona sud del residence

Ma l’immondizia non si trova  soltanto nella zona sud del residence. Inoltrandoci nella parte nord, abbiamo trovato cumuli di rifiuti che probabilmente non vengono ritirati e viene da chiedersi come mai.

All’interno, proprio vicino ai due market, di cui uno ha preso fuoco recentemente, sono state fatte opere edilizie abusive.

UNA STORIA PARTITA MALE E FINITA PEGGIO

Il residence viene edificato tra il 1974 e il 1977 da Sbarra costruzioni, che durante i lavori andrà incontro al fallimento, senza terminare tutti i lotti previsti.

Il lato esterno della zona nord del residence Bella Farnia

Subito dopo il fallimento, si forma un consorzio che stringe un accordo con il Comune di Sabaudia: se entro dieci anni dalla data di stipulazione, cioè il 1982, i lavori non fossero stati ultimati il Comune avrebbe dovuto prendersi in carico la proprietà del consorzio.

Nel 1992 i lavori non vennero ultimati. Quindi il Comune avrebbe dovuto occuparsi del consorzio, ma così non è stato.

Di conseguenza, è iniziata una causa tra Consorzio e il Comune di Sabaudia che si è conclusa nel 2017 con la sentenza del Tribunale Amministrativa il quale ha costretto il Comune a diventare amministratore del consorzio.

LA DURA VITA DEI BRACCIANTI SIKH

Ma l’analisi del fenomeno non può fermarsi all’accusa rivolta agli indiani di generare degrado e sporcizia.

Si tratterebbe, infatti, di un’analisi pressapochista, che non terrebbe conto dei reali rapporti di causa effetto esistenti.

Sì, sarebbe facile e molto “popolare” generare un ignobile tiro al piccione contro dei disperati che come unica colpa hanno quella di essere sfruttati ma Latina Tu nasce per approfondire perché, come da sempre ci teniamo, “conoscere è il presupposto per poter deliberare in libertà”.

Le biciclette con cui i sikh raggiungono i campi

I sikh che vivono in questo residence sono occupati prettamente nei numerosi latifondi presenti nella zona, oltre che nei vivai.

Le paghe sono da fame e ben al di sotto del minimo previsto dalla legge per i lavoratori agricoli.

Gli orari massacranti: alcuni di loro lavorano anche 15 ore al giorno.

Il collegamento è presto fatto: se lavoro 15 ore al giorno e sono sotto torchio degli sgherri del caporale di turno, difficilmente sarò in grado di occuparmi della pulizia del condominio. 

Se poi a questa situazione ci aggiungiamo l’indifferenza delle istituzioni e dell’ente comunale che non si occupa del residence, cosi come riportato dai residenti italiani, ecco che il degrado la fa da padrone.

LA DROGA

All’interno del residence girano oppiacei e cocaina, ma tra i braccianti vengono utilizzate maggiormente sostanze dopanti e metamfetamine per migliorare le prestazioni lavorative.

EMERGENCY

Ogni martedi al residence arriva un pullman di Emergency che fornisce ai braccianti un servizio di medicina di base gratuito.

Purtroppo tra i sikh c’è chi non ha la macchina e a causa dei turni massacranti non riescono nemmeno a raggiungere la ASL più vicina.

Il pullman di Emergency

IL CAPORALATO ANCORA ESISTE

Nonostante l’operazione Commodo sia stato rappresentata come la fine del caporalato in provincia, la realtà è ben diversa.

Poco dopo la visita a Bella Farnia abbiamo raggiunto, in una località vicina, un rappresentate della comunità sikh che ci ha spiegato come la lotta sia ben lontana dall’essere finita.

In effetti la paura è ben presente nei visi dei braccianti: infatti quando chiedevamo loro di farsi intervistare se ne andavano dicendo: “ho famiglia e non posso.”

“Ci sono alcuni di noi che vivono sulle spalle degli altri più disperati, approfittandosi dell’estremo disagio e dell’estrema povertà di alcuni della comunità” – ci ha detto una fonte che vuole rimanere anonima.

Un letto di fortuna vicino al canale adiacente al residence

UN’INTEGRAZIONE POSSIBILE 

L’integrazione in questo luogo tra indiani ed italiani è stata ovviamente forzosa visti i fatti, ma rimanendo tra di loro ci si rende conto di quanto in questo luogo abbandonato dalle istituzioni, ma lontano soltanto pochi chilometri da Villa Volpi e da Francesco Totti e dalle spiagge dei vip, la solidarietà non sia soltanto a chiacchiere ma un reale dato di fatto.

Abbiamo visto indiani ed italiani potare la siepe insieme, scherzare e bere un caffè.

Nel campo difronte il residence bambini italiani ed indiani giocavano a pallone insieme. Un messaggio positivo inviato da due comunità completamente abbandonate a se stesse.

 

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