BASSIANO: SINDACO, TECNICI E PRIVATI A PROCESSO PER UNA CANNA FUMARIA D’AMIANTO

Immagine d'archivio
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La canna fumaria in eternit per una storia annosa tra parenti iniziata nel 2004: in udienza ha parlato la parte civile

Una vicenda che inizia addirittura nel 2004 e arriva, come primo punto di svolta al 2009, quando il sindaco di Bassiano era Vincenzo Avvisati.

Sul banco degli imputati, davanti al collegio del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Francesca Coculo, cinque persone: il sindaco attuale di Bassiano, Domenico Guidi, gli ex responsabili dei lavori pubblici del comune lepino, Roberta D’Annibale e Giuseppe Bondì, e due cittadini proprietari di una abitazione, Pasqua Pacilli e Mauro Di Meo. Gli amministratori devono rispondere del reato di inosservanza ai provvedimenti dell’autorità in quanto, secondo l’accusa, rappresentata dal Pm Giuseppe Bontempo, non avrebbero ottemperato a una ordinanza del Sindaco di Bassiano, nell’anno 2009, affinché fosse rimossa una canna fumaria.

Una vicenda intricata fatta anche di denunce e contro-denunce tra i proprietari della casa dove c’era la canna fumaria e la proprietaria, nonché parente, dell’abitazione che sarebbe stata vittima della medesima canna fumaria.

Ad essere ascoltata, in aula, oggi, 11 aprile, c’era proprio la persona offesa, Amelia Pacilli, la quale, nel 2015, ha denunciato il Comune di Bassiano per inottemperanza al provvedimento di otto anni prima. Già nel 2004, come ha sostenuto la proprietaria, l’appartamento, affittato a terzi, era intaccato dalla presenza di fumi dovuti alla canna fumaria. Dopo diversi accertamenti tecnici, emerse che i fumi provenivano dalla casa dei due imputati Mauro Di Meo e Pasqua Pacilli.

L’altra Pacilli, Amelia, intentò causa civile e il Tribunale di Latina nominò un tecnico architetto per appurare il danno e soprattutto stabilire con certezza da dove provenivano quei fumi. Uscì fuori che la canna fumaria, come evinto in sede di causa civile, era lesionata e soprattutto in eternit o amianto che di si voglia.

Al contempo, nel 2008, l’ufficio Igiene dell’Asl sollecitò la rimozione della canna fumaria. Un anno dopo, arrivò l’ordinanza del sindaco Avvisati per la rimozione o incapsulamento della canna fumaria difettosa, in grado, potenzialmente, di danneggiare non solo la salute degli inquilini ma anche dell’intera comunità, considerata la presenza di amianto.

Nel 2015, dopo anni passati a chiedere al Comune e a non avere alcun riscontro, Amelia Pacilli decise di denunciare e anche di intentare causa al Tribunale amministrativo in modo da accelerare le pratiche di rimozione della canna fumaria. Solo alla fine del 2021, a distanza di 12 anni dall’ordinanza Avvisati, fu nominato dal Tar un commissario ad acta nella persona dell’ingegnere Santarelli che procedette agli adempimenti tecnici per incapsulare e mettere in sicurezza la canna fumaria in amianto.

Di pari passo, il giudice del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, su indagine dei Carabinieri Nas di Latina, dispose un decreto penale di condanna a carico degli imputati odierni che, facendo ricorso contro il medesimo decreto, hanno originato il procedimento penale odierno incardinato presso il Tribunale di Latina e nel quale alcuni capi d’imputazione sono già prescritti.

Alla prossima udienza, fissata per il 24 ottobre, verrà ascoltato come testimone di parte civili, proprio l’ingegnere, nominato commissario ad acta dal Tar, che incapsulò la canna fumaria d’amianto lesionata.

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