BANDIERE BLU PONTINE: TRIONFALISMO TRA AUTO-CELEBRAZIONI, CONFLITTI D’INTERESSE E DUBBI

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Bandiera Blu: 9 le località premiate in provincia di Latina, ma l’assegnazione rimane un’auto-celebrazione condita da conflitti d’interesse evidenti

Qualche anno fa, nel 2017, quando Latina ottenne una delle sue bandiere blu, a Passo Genovesi, nome antico di Borgo Sabotino, il braccio murario di epoca romana, restaurato nel XVIII secolo, era utilizzato come un campo da basket. Era proprio sulla spiaggia tra monnezza, escrementi e degrado. Eppure la bandiera blu fu sventolata dall’amministrazione Coletta, proprio come fecero le precedenti amministrazioni, senza chiedersi un momento che cosa significasse veramente avere un vessillo senza reale contenuto.

È dai Parioli, il quartiere romano elegante per antonomasia, che parte la fiera della Bandiera Blu. Quel drappo ambito, utilizzato da amministratori di tutta Italia per invogliare i turisti a venire a spendere nei rispettivi lidi. E anche quest’anno il Comune di Latina, insieme ad altri della provincia e del Paese intero, con le new entry Fondi e Minturno, e l’esclusione di Formia (comprensibile) e quella di Ponza (legittimi dubbi), gioisce a furor di veline e dichiarazioni trionfali, nel caso di specie quelle di Coletta e Bellini, rispettivamente sindaco e assessore all’ambiente.

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Per quanto riguarda la Bandiera Blu, si legge dal sito ufficiale, quest’ultima fa parte di un programma “condotto dall’organizzazione non-governativa e no-profit “Foundation for Environmental Education” (FEE) con sede in Danimarca e fondata nel 1981. Tale Programma è operativo in Europa dal 1987; con l’inizio del nuovo secolo la FEE ha sottoscritto un Protocollo di partnership globale con il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) e un Protocollo d’Intesa con l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite (UNWTO), di cui è anche membro affiliato, per cui il Programma inizialmente europeo è stato esteso in 49 paesi in tutto il Mondo.

Solo che a fronte delle dichiarazioni dei sindaci dei nove comuni pontini, tutti contenti di aver ottenuto il drappo, è palese che in ciascusa di quelle città più di quacuno, diciamo qualche migliaia di cittadini, si chiedano come funzioni: perché sì il turismo viene incentivato con la bandiera blu (forse), però troppo spesso la realtà è diversa. Non sarà come il canestro di basket sul braccio murario, ma poco ci manca.

A Via Tronto, a Roma, nel quartiere dei Parioli, i Comuni inviano le autocandidature a Fee Italia e da lì il gioco sembra fatto. Si legge dal sito ufficiale della Bandiera Blu, www.bandierablu.org, che i criteri del programma, al fine di ottenere l’agognato vessillo, “vengono aggiornati periodicamente in modo tale da spingere le amministrazioni locali partecipanti ad impegnarsi per risolvere, e migliorare nel tempo, le problematiche relative alla gestione del territorio al fine di una attenta salvaguardia dell’ambiente”. E già qui, molti cittadini obiettano che invece di migliorare si è peggiorato.

Una volta fatte pervenire a Fee Italia (la branca italiana dell’organizzazione no profit), “la valutazione delle auto-candidature, inviate ogni anno compilando uno specifico questionario e allegando idonea documentazione a supporto, avviene attraverso i lavori di una Commissione di Giuria, all’interno della quale sono presenti rappresentanti di enti istituzionali”. I componenti istituzionali (ossia facenti parte di istituzioni riconosciute) della commissione provengono da Presidenza del Consiglio-Dipartimento del Turismo, Ministero delle Attività Agricole e Forestali, Comando Generale delle Capitanerie di Porto, ENEA, ISPRA, Coordinamento Assessorati al Turismo delle Regioni, DECOS-Università della Tuscia. Nella Commissione vi sono anche i rappresentati di organismi privati quali Federazione Nazionale Nuoto – Sezione Salvamento, i Sindacati Balneari SIB-Confcommercio e FIBA-Confesercenti.

A scorrere l’elenco di chi giudica ci si accorge senza troppo sospetto che esiste un cortocircuito di interessi notevoli. Come è possibile, ad esempio, che a giudicare la qualità di un lido, ci sono gli stessi sindacati rappresentanti di chi ha quei lidi in concessione? O a giudicare c’è la sezione Salvamento della Federazione Nuoto da cui provengono molti dei “bagnini” che faranno parte delle società che si aggiudicano le gare di appalto sul lido? Saranno sicuramente integerrimi nel valutare la qualità dei lidi da Bandiera Blu, ma il potenziale conflitto d’interessi è evidente. Come è ancor più evidente che se a giudicare i lidi ci sono gli assessorati al turismo delle Regioni (sicuramente integerrimi anch’essi), l’imparzialità non è così garantita: qualcuno potrebbe avere un occhio di riguardo per le amministrazioni di uno stesso colore politico, sopratutto se si considera che tra i partner di Fee Italia ci sono i giudicati, ossia l’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani (tra i partner c’è anche l’Enel, non si capisce bene a quale titolo). O comunque, al di là della civetteria politica, è comunque interesse per qualsiasi assessore al turismo di ogni Regione d’Italia portare a casa quante più effigi blu possibili. Un viluppo tra giudicati e giudicanti che fa venire meno la serietà del certificato blu.

Per quanto riguarda la presenza in giuria di enti quali Ispra e Capitanerie di Porto, è possibile che non si abbiano elementi sufficienti per comprendere perché Miturno sì e Ponza no, oppure Latina blu e Formia a secco.

Ad ogni modo, il Questionario Bandiera Blu si compone di 12 sezioni. Eccole di seguito: Notizie di carattere generale – La Spiaggia – Qualità delle acque di balneazione – Depurazione delle acque reflue – Gestione dei rifiuti – Educazione Ambientale ed Informazione – Iniziative Ambientali – Certificazione Ambientale – Turismo – Lo stabilimento balneare – Pesca professionale – Adempimenti.

E ancora, sul sito della Bandiera Blu si legge che “la qualità delle acque di balneazione è un criterio imperativo: solo le località, le cui acque sono risultate eccellenti nella stagione precedente, possono presentare la candidatura. Per quanto riguarda la depurazione, solo località con impianto di depurazione almeno con trattamento secondario possono procedere nel percorso di valutazione. In particolare, inoltre, non vengono prese in considerazione località che non abbiano almeno l’80% dell’allaccio in fognatura delle acque reflue, dell’intero territorio della località candidata. Per quanto riguarda la raccolta differenziata, recentemente è stato richiesto un incremento nella percentuale di raccolta differenziata minima per l’accesso alle valutazioni”. Giudichi il lettore se i nove comuni pontini abbiano raggiunto queste prerogative.

Negli anni, tenendo conto di ciò che scrive Fee Italia, la qualità dei litorali certificati è migliorata. Le condizioni per la Bandiera Blu prevedono che vengano disposti e apportati interventi in svariati ambiti: la depurazione delle acque reflue; la gestione dei rifiuti con particolare attenzione alla raccolta differenziata e ai rifiuti pericolosi, quali batterie esauste ed oli usati; la regolamentazione del traffico veicolare, anche attraverso l’istituzione di aree pedonali, piste ciclabili, parcheggi decentrati e bus – navetta; la cura dell’arredo ed il decoro urbano; la sicurezza ed i servizi in spiaggia.

Ognuno, scorrendo questa lista, può arguire senza troppe ricerche che c’è qualcosa di bizzarro nelle valutazioni della commissione di gara e nei controlli che, peraltro, da protocollo Fee Italia, dovrebbero essere garantiti durante la stagione estiva (lo sono? pare proprio di no, soprattutto con la pandemia).

Sembra persino una presa in giro l’affermazione di Fee Italia nell’ultimo capoverso della sezione cui fanno riferimento i criteri per ottenere lo stendardo blu: “Nei venti anni nei quali il Programma Bandiera Blu ha accompagnato tanti dei Comuni rivieraschi italiani, è stato possibile verificare un’evoluzione significativamente positiva delle condizioni di vivibilità dei Comuni stessi, pur con un incremento delle pressioni esercitate dall’aumento del numero di turisti che frequentano tali località”. L’evoluzione dell’erosione costiera – si perdonerà il sarcasmo – è stata sicuramente osservata a occhio nudo, per quelle di altro tipo cerchiamo conferme dai rigorosi controllori di Fee Italia.

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