AL KARAMA, I ROM FORZANO LA MANO: LASCIANO L’EX ROSSI SUD. ACCESI FUOCHI TRA DETRITI E SPORCIZIA

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Al Karama: la maggior parte della comunità rom è tornata nel vecchio campo di Via Monfalcone tra degrado e rifiuti

Costretti dal 2 luglio in un padiglione della Ex Rossi Sud, su Via Monti Lepini, i rom, dopo diversi episodi di proteste, hanno lasciato lo spazio trovato l’estate scorsa dal Comune di Latina, in collaborazione con Asl e Provincia di Latina (il padiglione dove hanno vissuto è di proprietà dell’ente di Via Costa), e sono tornati dove hanno sempre voluto tornare: nel campo che si trova a Borgo Bainsizza, a due passi dalla discarica di Borgo Montello.

La strada, come noto, è quella di Via Monfalcone e da, sabato 21 gennaio, la maggior parte dei rom ha ripreso le baracche, alcune delle quali non erano state devastate dall’incendio del luglio 2022. Da mesi, i rom lamentavano la loro condizione al padiglione dell’ex Rossi Sud, credendo che, ora, si troveranno meglio al campo dove hanno vissuto da anni.

Il problema è quel campo è esposto a degrado, sporcizia e rifiuti, anche speciali, tipo amianto, e la trovata di bruciare detriti per scaldarsi, andata in scena ieri sera e anche stamani, è la soluzione meno opportuna per la loro salute. Più di tutti, peraltro, sarebbero esposti i bambini, numerosi in quella comunità, per i quali nelle settimane scorse i rom e gli attivisti Paolo Bortoletto e Monica Di Poce Tedeschi hanno rivendicato uno scuolabus per portarli a scuola. Rivendicazione giustissima, ma che era probabilmente solo una questione di facciata, togliendo la passione e la volontà di Di Poce Tedeschi e Bortoletto, animati in buona fede dal desiderio di dare una possibilità in più ai bambini (che, comunque, va detto, negli anni passati, non hanno mai frequentato con regolarità le lezioni).

Curioso però che, al momento, per tornare al campo rom, siano spuntati mezzi privati: quegli stessi mezzi che, invece, per far andare i bambini a scuola, i loro genitori non mettono a disposizione. Altra storia, in una vicenda gestita malissimo da politica e amministrazione, sia a guida partitica sia a guida commissariale. Anzi, se possibile, appare sempre più incomprensibile la scelta del Commissario Valente di stanziare circa 1,2 milioni di euro per “rifare” il campo, tra riqualificazione e compera di nuovi moduli abitativi. Quel campo, forse ancora non si è capito, andrebbe cancellato dalle mappe del vivere civile: è pieno zeppo di amianto e altri rifiuti. In una parola: malsano.

Eppure, i rom vogliono tornare lì e una politica che si voglia dire politica deve necessariamente trovare una soluzione che ci indica una parte civile di Europa e Regione Lazio: inserirli nel tessuto cittadino perché vivere in un ammasso di terra, baracche e “monnezza” è da terzo mondo, non da seconda città del Lazio.

Non scevri da responsabilità gli stessi rom che si rifiutano di incanalarsi in un percorso di normalità. Certo è che ammassarli per mesi in un padiglione all’ex Rossi sud ha dato la stura a comportamenti contrari alla civiltà. Una situazione arrivata al limite, le cui prime tracce si erano viste la scorsa settimana quando i comportamenti autolesionistici di un rom della comunità avevano costretto l’intervento dei Carabinieri.

Intanto, in mattinata, è atteso l’arrivo delle Forze dell’Ordine e della Polizia Locale al campo di Via Monfalcone. Non poteva essere altrimenti: previsto un nuovo sgombero, sperando che non siano alzate di ingegno da parte dei più refrattari alle regole e alla legalità.

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