LATINA ALL’ASTA (prima parte)

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Ex Icos
Il mostro di cemento, conosciuto come Ex Icos, che campeggia alla porta nord di Latina. Per chi viene da fuori città non proprio un bel biglietto da visita

Questa inchiesta è suddivisa in tre parti e nella terza sarà pubblicato un documento inedito proveniente da una fonte estremamente autorevole che ha piena conoscenza dei fatti in questione.

Negli anni compresi tra il 2003 e il 2005 Latina diventa il teatro di grandi operazioni immobiliari, il cui comune denominatore sembra essere il seguente: sperperare il denaro pubblico a vantaggio dei privati.

Uno dei casi più importanti si consuma alle porte di Latina.

Chiunque passi solitamente per la Sr Pontina 148, attraversando la fascia urbanizzata nella zona “Palazzoni” (n.d.r.: ci si riferisce alle costruzioni denominate Lotto 46 e 47 per due dei quattro palazzi; alle cooperative Melania, Cepla e Happy House per gli altri due edifici), si potrebbe chiedere come mai, nell’area grossomodo antistante, vi è un palazzo di notevole stazza totalmente abbandonato a se stesso e in una situazione di degrado crescente che va avanti da anni.

Il fabbricato fatiscente in questione, come noto, è conosciuto in città come ex ICOS, dal nome della società fallita che ne era proprietaria, e ha una storia che merita di essere raccontata poiché è evidente che si sono compiuti alcuni gravi errori (od orrori), tra equivoci, mezze verità, grandi menzogne e altrettanto grandi, e ad oggi sconosciute, coperture.

CERCASI TERRENO

A fine 2002 Vincenzo Zaccheo è da poco sindaco di Latina, essendo succeduto da pochi mesi ad Ajmone Finestra.

Il Comune di Latina, l’Università degli studi La Sapienza di Roma e il Provveditorato alle Opere Pubbliche della Regione Lazio siglano un protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di trasferire la Guardia di Finanza in una nuova area al fine di liberare lo storico palazzo M da utilizzare come sede universitaria.

A tal proposito, il Comune manifesta l’intenzione di individuare e mettere a disposizione un’area idonea di sua proprietà, per la costruzione di un edificio da adibire a caserma della Guardia di Finanza che si trovava (e si trova ancora) in un’ala del succitato palazzo M.

CONTRORDINE, CERCASI EDIFICIO

Nel 2003 viene siglato un secondo protocollo d’intesa sempre tra gli stessi tre enti, nel quale, però, si rilevava una necessità diversa ossia una “pressante esigenza del Comune…ad individuare e/o riqualificare al più presto…strutture e spazi idonei confacenti e funzionali alla sede di ateneo universitario”.

Pertanto il primo protocollo viene riconfermato ma nella seconda intesa cambia una cosa di non poco conto: il Comune manifesta l’intenzione di attivare l’iter procedurale per l’acquisizione di un immobile, quindi non più l’individuazione di un’area idonea di sua proprietà (con possibilità di ampia scelta, peraltro) da mettere a disposizione per la costruzione di un edificio da adibire a caserma delle Fiamme Gialle, bensì l’acquisto di un palazzo da ottenere con urgenza e da ristrutturare.

ARRIVA LA CRICCA

All’epoca della firma dei due protocolli d’intesa summenzionati (2002, 2003) il Provveditore alle opere pubbliche per il Lazio è Angelo Balducci, che di lì a poco sarebbe entrato nelle cronache nazionali per via di numerosi scandali.

Uomo potentissimo nella Seconda Repubblica, Balducci è in quegli anni un abile boiardo di Stato, oltre che ad avere addentellati nel mondo del Vaticano; tra le altre cose, fu anche consulente esterno della Congregazione Cardinalizia del Vaticano Propaganda Fide che gestisce un immenso patrimonio immobiliare sparso in tutto il mondo.

Angelo Balducci
Angelo Balducci

Divenne noto all’opinione pubblica come massimo esponente del cosiddetto sistema gelatinoso, meglio conosciuto come la Cricca (inchiesta nata a Firenze e poi trasferita a Perugia), e per una serie incredibile di procedimenti giudiziari, derivanti dal suo alto ruolo nell’apparato statale: l’inchiesta sui Mondiali di Nuoto; l’ordine di custodia cautelare il 10 Febbraio 2010, nell’ambito delle indagini della Procura di Perugia per gli appalti dei Grandi Eventi; l’inchiesta della Procura di Firenze per la costruzione della Scuola dei Marescialli e dei Carabinieri; un’altra inchiesta della Procura di Perugia per le presunte operazioni di riciclaggio compiute attraverso l’acquisto di immobili, tra cui anche la famosa casa di Roma dell’ex ministro Scajola.

Un dirigente evidentemente importante che, dalla metà degli anni novanta fino alle inchieste che lo coinvolsero, aveva il potere di indirizzare importanti risorse di soldi pubblici, scalando tutte le gerarchie dell’amministrazione dello Stato fino ad essere nominato, nel 2005, come Presidente generale del Consiglio superiore dei lavori pubblici.

Nel secondo protocollo d’intesa, risalente al 2003, il Provveditorato alle Opere Pubbliche della Regione Lazio (con a capo Balducci) offre la propria disponibilità ad intervenire con 13,5 mln di Euro in modo da sostenere le spese di ristrutturazione dell’immobile che sarebbe stato acquistato per essere adibito a caserma.

È in questo momento della storia che si inserisce l’idea dell’amministrazione comunale pontina di partecipare all’asta fallimentare per l’acquisto dell’immobile ex-Icos.

Nonostante l’accordo intervenuto sia basato sostanzialmente ed esclusivamente su un mero protocollo d’intesa, al quale non segue alcun atto amministrativo che preveda lo stanziamento di spesa da parte del Provveditorato delle Opere Pubbliche per realizzare la nuova caserma della Guardia di Finanza, la Giunta comunale di Latina non ha alcun problema il 28 maggio 2003 ad approvare una delibera con la quale viene dato mandato al Sindaco di Latina di partecipare in nome e per conto del Comune all’asta fallimentare per l’acquisizione dell’ex ICOS.

Per l’occasione il Sindaco decide di avvalersi dell’assistenza, svolta a titolo gratuito, dell’avvocato Giuseppe Angeloni di Latina.

Alla sventatezza di andare ad acquistare un immobile fatiscente senza che l’ente che dovrebbe ristrutturarlo per trasformarlo in caserma abbia stanziato concretamente una somma destinata allo scopo, si aggiunge a distanza di un anno un’altra “perla” da parte dell’amministrazione comunale targata Zaccheo.

Nonostante il Provveditorato delle Opere Pubbliche non abbia stanziato un euro per la realizzazione della caserma, viene attivata addirittura la procedura per l’assegnazione dei lavori. 

È da precisare che l’appalto per la realizzazione di una caserma prevede una procedura che, al fine di garantire qualità e sicurezza, restringe di molto la cerchia dei soggetti che possono candidarsi. Diverso invece è il caso della semplice messa in sicurezza di un immobile qualsiasi. In tale ipotesi la legge impone una gara pubblica aperta a tutti.

Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina
Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Latina

Il Provveditorato alle Opere Pubbliche laziale guidato da Balducci, con il beneplacito del Comune di Latina guidato da Zaccheo, affida con le procedure ristrette i lavori per la realizzazione della nuova caserma della Guardia di Finanza ad una Associazione Temporanea d’Imprese (ATI) composta dalle società CO.GE.SE. sas ed Edil Lazio srl.

In realtà, però, vengono stanziati soltanto 1,5 mln di euro per la messa in sicurezza dell’immobile e i lavori sono affidati all’ATI tra le società CO.GE.SE. sas ed Edil Lazio srl che non aveva partecipato ad una normale gara aperta a tutti (come dovrebbe essere per i lavori di messa in sicurezza di un immobile qualsiasi), ma era stata individuata con le procedure ‘particolari’ previste per la realizzazione di una caserma.

Da segnalare, perché tornerà utile nel proseguo della presente inchiesta, che il titolare di Edil Lazio Srl era Italo Pinna a cui succederà, dopo la morte, sua figlia Georgia.

Non è un particolare di poco conto ricordare che all’epoca, attraverso una serie di dichiarazioni fuorvianti da parte dell’amministrazione comunale di Latina, l’inizio dei lavori di messa in sicurezza dell’immobile viene contrabbandato come l’inizio dei lavori del primo lotto della Caserma della Guardia di Finanza.

ARRIVANO I CIOCIARI 

Ritorniamo al 28 maggio 2003.

Come detto il Comune di Latina approva una delibera di giunta (337/2003), con la quale viene dato mandato al Sindaco Vincenzo Zaccheo di partecipare, a nome del Comune, all’asta fallimentare per l’acquisizione dell’ex ICOS.  

Nel mandato si stabilisce la possibilità di proporre offerte al rialzo fino ad un massimo secretato di cui solo il Sindaco, per evidenti ragioni di riservatezza e opportunità, conosce l’importo. In sostanza solo il Sindaco e probabilmente il suo consulente Avv. Giuseppe Angeloni, conoscono la cifra massima oltre la quale, in caso di offerte al rialzo da parte di altri soggetti, dovranno rinunciare all’acquisto. In seguito, da un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Latina si verrà a sapere che il tetto era stato fissato in 2.582.280 mln di Euro oltre Iva, per un importo complessivo di 3.098.736 mln di Euro.

Il 5 giugno del 2003 è il giorno fissato per l’asta fallimentare.

In precedenza c’erano già stati cinque esperimenti d’asta, tutti conclusisi senza esito.

È quindi più che fondata l’ipotesi che il Comune di Latina possa aggiudicarsi l’immobile al prezzo migliore. Accade invece qualcosa di inaspettato.

Si presenta, oltre al Comune di Latina, la società DEPIFO srl di Frosinone nella persona del rappresentante legale Emilio De Paolis Foglietta. Tale società si era costituita appena poche settimane prima dell’asta fallimentare, per la precisione il 24 aprile 2003, con un capitale sociale di 10.200 Euro. Tra i soci compaiono Giovanni De Paolis Foglietta e Luca De Paolis Foglietta, nomi che, insieme a Emilo De Paolis Foglietta, ritorneranno nel corso della presente inchiesta.

La base d’asta fallimentare fissata dal Tribunale di Latina ammonta a 1 milione e 825 mila Euro oltre Iva, per un importo complessivo di 2 milioni e 190 mila Euro. La società del frusinate, pur non sapendo (o non dovendo sapere) il tetto massimo al quale può arrivare il Sindaco di Latina, rilancia per ben tredici volte la propria offerta fermandosi proprio a ridosso del limite secretato, conosciuto solo dal Sindaco e ragionevolmente anche dal suo consulente, l’Avvocato Giuseppe Angeloni.

Alla fine dell’asta, l’immobile viene aggiudicato al Comune di Latina che paga il prezzo complessivo di € 3.030.000 (€ 2.525.000 oltre Iva), esattamente € 840.000 oltre la base d’asta, ed esattamente la somma equivalente al tetto massimo di spesa che il sindaco avrebbe potuto raggiungere da delibera comunale.

Vincenzo Zaccheo
L’ex sindaco di Latina Vincenzo Zaccheo

Indubbiamente una situazione che non può non alimentare parecchi dubbi.

Il sospetto che qualcosa di poco chiaro sia accaduto viene anche al Sindaco Zaccheo, tanto che il giorno successivo presenta un esposto segnalando presunte irregolarità.

Da qui parte l’inchiesta della Procura che si avvale della Guardia di Finanza. Da notare che all’epoca il Procuratore Capo di Latina era il Dott. Giuseppe Mancini, proprio lo stesso Mancini della vicenda Galardo raccontata da LatinaTu.

La particolarità della vicenda “asta per l’ex Icos” e l’indagine della Finanza in corso attirano l’attenzione della stampa locale che così, tra le altre cose, in quei giorni scrive: “… gli investigatori delle Fiamme Gialle non hanno alcuni dubbi: c’è l’ipotesi della turbativa d’asta…”.

Dopo i il primo clamore e l’interessamento dei media locali, la questione si smorza e dell’inchiesta non se ne saprà più nulla.

I SOLITI SOSPETTI

La vicenda Ex-Icos è sicuramente un punto dolente nella storia della città, ma ciò che rimane indigesto è la mancanza di chiarezza rispetto agli accadimenti pre e post asta, all’assegnazione dei lavori di ristrutturazione dell’edificio e, sopratutto, all’apparizione inaspettata della società frusinate DEPIFO. Del resto, come già specificato, la Guardia di Finanza incaricata di indagare dalla Procura della Repubblica parla di ipotesi di turbativa d’asta.

Cosa è stato fatto per andare a fondo nella vicenda?

La società partecipante all’asta, la DEPIFO Srl, appena costituita (24 aprile 2003) con un capitale sociale di 10.200 Euro, non aveva evidentemente una solidità patrimoniale e finanziaria tale da giustificare un’offerta di 2.500.000 Euro oltre Iva (ultima offerta presentata).

1) È stato verificato se la società in questione avesse avviato rapporti con istituti di credito per finanziare l’operazione?

2) È stato verificato se i soci della società avessero una solidità patrimoniale e finanziaria da poter essere loro stessi a finanziare o garantire l’operazione?

3) Si è chiesto conto all’amministratore unico della DEPIFO Srl e ai soci della stessa per quale ragione c’era un interesse ad acquistare quel fabbricato fatiscente fino al punto da arrivare a offrire 2.500.000 mln di euro oltre Iva?

5) Si è chiesto al Sindaco chi, oltre che lui, fosse a conoscenza del tetto di massima spesa per l’asta fallimentare?

6) Si è esaminato il fascicolo del fallimento Icos?

In particolare, dall’esame del fascicolo si sarebbero potuti conoscere: i creditori della società fallita; le eventuali operazioni di cessione del credito a prezzi inferiori al valore nominale avvenute prima dell’asta fallimentare; i creditori beneficiari finali delle somme introitate dalla curatela fallimentare.

Se ci fosse stata la turbativa d’asta, il cerchio si sarebbe chiuso andando a verificare se tra le persone a conoscenza dell’offerta massima che poteva fare il Comune di Latina ce ne fosse stata qualcuna con un qualsiasi tipo di legame con uno (o più) dei creditori beneficiari finali dell’asta.

Al netto delle indagini della magistratura, ciò che è certo è che ci troviamo di fronte a un pessimo esempio di amministrazione e gestione delle risorse pubbliche: 3.030.000 milioni di Euro sperperati per l’acquisto di un fabbricato tuttora fatiscente.

Nel contesto che si è descritto, l’ex sindaco Zaccheo appare come una vittima della eventuale turbativa d’asta. Analizzando però quanto sarebbe avvenuto di lì a poco con l’operazione immobiliare sulla palazzina Pegasol a Latina in Via Duca del Mare (ex autolinee), i contorni di questo scenario si arricchiscono di circostanze inquietanti.

( – continua con la seconda e terza parte)

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